Lampedusa, minori: Save the Children, necessario il veloce trasferimento dei minori non accompagnati ancora nel CSPA dell’isola
Dal 18 agosto 2012 ad oggi sono 77 i minori stranieri non accompagnati (la maggior parte somali ed eritrei tra i 12 ed i 17 anni, tra cui 2 ragazze) giunti dalla Libia a Lampedusa. La maggior parte - 51 (di cui 27 somali, 14 eritrei, 8 ghambiani, 1 senegalese e 1 del Mali fra i 12 e i 17 anni) - si trovano ancora presso il Centro di Pronta Accoglienza dell’isola in condizioni precarie e inadeguate.
“Nelle notti scorse, per evitare di dormire accalcati nell’area riservata alle donne con bambini piccoli, alcuni di essi hanno preferito dormire all’aperto o in situazione di promiscuità con gli adulti. Si tratta di condizioni non accettabili e che certo non corrispondono agli standard di protezione e accoglienza che dovrebbero essere assicurati ai minori migranti soli”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia
E preoccupante poi è la situazione rispetto al trasferimento di questi minori non accompagnati nelle comunità di accoglienza sulla terraferma.
“Se infatti da una parte ci sembra apprezzabile che ci siano stati tempestivi trasferimenti dall’isola di adulti e che sia stata data priorità a donne e nuclei familiari, anche con minori, ci preoccupa che lo stesso non stia avvenendo per i minori non accompagnati di cui ad oggi ne sono stati trasferiti appena 26, di cui 16 ieri. E’ necessario assicurare il tempestivo trasferimento di tutti i minori giunti finora e di coloro che presumibilmente arriveranno nei prossimi giorni sia per evitare il deterioramento delle condizioni di prima accoglienza sull’isola e sia soprattutto affinché i minori possano essere adeguatamente accolti e protetti e sia individuata una soluzione di lungo periodo per ognuno di loro. Da un primo rilevamento effettuato da Save the Children sappiamo che ci sono posti disponibili in comunità della Sicilia e di altre regioni.”, prosegue il Direttore Generale Save the Children Italia. “Chiediamo dunque al Ministero dell’Interno di trasferire questi minori verso le comunità individuate e al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di identificare un piano per la copertura economica dell’accoglienza”.
Molti dei minori giunti a Lampedusa - come d’altra parte molti adulti migranti - sono transitati dalla Libia dove hanno vissuto situazioni drammatiche e di grande pericolo. Nelle interviste rilasciate agli operatori di Save the Children presenti a Lampedusa nell’ambito del progetto Praesidium(1) emerge come molti minori e adulti migranti siano stati detenuti nei centri di detenzione e nelle carceri libiche dove hanno subito violenze di ogni genere, soprattutto nel caso di migranti musulmani o musulmani non praticanti Altri minori intervistati hanno dichiarato di essere invece rimasti in Libia per un periodo limitato, necessario per l’organizzazione della partenza. Questo pare essere un trend diffuso: molti migranti lavorano in paesi di transito, al fine di recuperare i soldi necessari per il viaggio e partono per la Libia solo quando hanno ottenuto la somma necessaria a partire. I minori hanno anche raccontato che i migranti in attesa di partire vengono nascosti e poi portati verso le barche in partenza in gruppi di 30, su gommoni. M.G., un minore eritreo di 15 anni, ha detto a Save the Children di aver lavorato in Sudan per 3 anni, per guadagnare 1.400 dollari e poter partire. In Libia è rimasto un mese, nascondendosi in una cava. Poi, è stato finalmente possibile partire. In generale, la ripresa dell’afflusso dalla Libia si spiega con il contemporaneo ramadan che ha causato un allentamento dei controlli da parte dei poliziotti. Il viaggio, nella testimonianza di tanti ragazzi, si conferma un’esperienza ad alto rischio e dall’esito incerto. Secondo i racconti resi agli operatori di Save the Children alcuni migranti sono stati abbandonati dai trafficanti vicino a Sabah (nell’area centro-meridionale della Libia) o nel deserto e sono stati poi rintracciati dalla polizia libica che li ha condotti in centri di detenzione.
“Per i minori che hanno attraversato esperienze di questo tipo, è tanto più importante garantire soccorso immediato e successivamente protezione e un percorso di integrazione in Italia”, conclude Valerio Neri.
Per assicurare adeguata protezione e accoglienza ai minori che arrivano in Italia, a Lampedusa, Save the Children chiede che:
- il porto di Lampedusa sia dichiarato nuovamente porto sicuro al fine di garantire a tutti i migranti immediato soccorso e una prima accoglienza;
- si identifichino sempre e subito i migranti in arrivo affinché siano correttamente individuati i minori e non si dia luogo al rimpatrio di categorie vulnerabili come i minori stessi, vittime di tratta, di violenza, rifugiati e richiedenti asilo;
- sia garantito e implementato un sistema nazionale per la protezione dei minori migranti non accompagnati che assicuri loro un’accoglienza adeguata, diffusa sul territorio nazionale, con risorse certe dedicate ed una chiara definizione dei livelli di responsabilità tra Stato centrale, Regioni e Comuni.
nota 1
Il progetto Praesidium, in partnership con UNHCR, IOM e Croce Rossa, e con il coordinamento del Ministero dell’Interno, è volto a fornire informazione, consulenza legale, mediazione culturale ai minori migranti non accompagnati e richiedenti asilo in arrivo via mare in Italia, a sviluppare un sistema efficace per la loro identificazione e protezione e a monitorare gli standard di accoglienza delle comunità per minori non accompagnati sparse sul territorio. I team di Save the Children del progetto Praesidum – costituiti da mediatori culturali e consulenti legali – sono presenti in Sicilia, Puglia e Calabria.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Save the Children Italia
Tel. 06 48070023-81-71
press@savethechildren.it
www.savethechildren.it
“Nelle notti scorse, per evitare di dormire accalcati nell’area riservata alle donne con bambini piccoli, alcuni di essi hanno preferito dormire all’aperto o in situazione di promiscuità con gli adulti. Si tratta di condizioni non accettabili e che certo non corrispondono agli standard di protezione e accoglienza che dovrebbero essere assicurati ai minori migranti soli”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia
E preoccupante poi è la situazione rispetto al trasferimento di questi minori non accompagnati nelle comunità di accoglienza sulla terraferma.
“Se infatti da una parte ci sembra apprezzabile che ci siano stati tempestivi trasferimenti dall’isola di adulti e che sia stata data priorità a donne e nuclei familiari, anche con minori, ci preoccupa che lo stesso non stia avvenendo per i minori non accompagnati di cui ad oggi ne sono stati trasferiti appena 26, di cui 16 ieri. E’ necessario assicurare il tempestivo trasferimento di tutti i minori giunti finora e di coloro che presumibilmente arriveranno nei prossimi giorni sia per evitare il deterioramento delle condizioni di prima accoglienza sull’isola e sia soprattutto affinché i minori possano essere adeguatamente accolti e protetti e sia individuata una soluzione di lungo periodo per ognuno di loro. Da un primo rilevamento effettuato da Save the Children sappiamo che ci sono posti disponibili in comunità della Sicilia e di altre regioni.”, prosegue il Direttore Generale Save the Children Italia. “Chiediamo dunque al Ministero dell’Interno di trasferire questi minori verso le comunità individuate e al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di identificare un piano per la copertura economica dell’accoglienza”.
Molti dei minori giunti a Lampedusa - come d’altra parte molti adulti migranti - sono transitati dalla Libia dove hanno vissuto situazioni drammatiche e di grande pericolo. Nelle interviste rilasciate agli operatori di Save the Children presenti a Lampedusa nell’ambito del progetto Praesidium(1) emerge come molti minori e adulti migranti siano stati detenuti nei centri di detenzione e nelle carceri libiche dove hanno subito violenze di ogni genere, soprattutto nel caso di migranti musulmani o musulmani non praticanti Altri minori intervistati hanno dichiarato di essere invece rimasti in Libia per un periodo limitato, necessario per l’organizzazione della partenza. Questo pare essere un trend diffuso: molti migranti lavorano in paesi di transito, al fine di recuperare i soldi necessari per il viaggio e partono per la Libia solo quando hanno ottenuto la somma necessaria a partire. I minori hanno anche raccontato che i migranti in attesa di partire vengono nascosti e poi portati verso le barche in partenza in gruppi di 30, su gommoni. M.G., un minore eritreo di 15 anni, ha detto a Save the Children di aver lavorato in Sudan per 3 anni, per guadagnare 1.400 dollari e poter partire. In Libia è rimasto un mese, nascondendosi in una cava. Poi, è stato finalmente possibile partire. In generale, la ripresa dell’afflusso dalla Libia si spiega con il contemporaneo ramadan che ha causato un allentamento dei controlli da parte dei poliziotti. Il viaggio, nella testimonianza di tanti ragazzi, si conferma un’esperienza ad alto rischio e dall’esito incerto. Secondo i racconti resi agli operatori di Save the Children alcuni migranti sono stati abbandonati dai trafficanti vicino a Sabah (nell’area centro-meridionale della Libia) o nel deserto e sono stati poi rintracciati dalla polizia libica che li ha condotti in centri di detenzione.
“Per i minori che hanno attraversato esperienze di questo tipo, è tanto più importante garantire soccorso immediato e successivamente protezione e un percorso di integrazione in Italia”, conclude Valerio Neri.
Per assicurare adeguata protezione e accoglienza ai minori che arrivano in Italia, a Lampedusa, Save the Children chiede che:
- il porto di Lampedusa sia dichiarato nuovamente porto sicuro al fine di garantire a tutti i migranti immediato soccorso e una prima accoglienza;
- si identifichino sempre e subito i migranti in arrivo affinché siano correttamente individuati i minori e non si dia luogo al rimpatrio di categorie vulnerabili come i minori stessi, vittime di tratta, di violenza, rifugiati e richiedenti asilo;
- sia garantito e implementato un sistema nazionale per la protezione dei minori migranti non accompagnati che assicuri loro un’accoglienza adeguata, diffusa sul territorio nazionale, con risorse certe dedicate ed una chiara definizione dei livelli di responsabilità tra Stato centrale, Regioni e Comuni.
nota 1
Il progetto Praesidium, in partnership con UNHCR, IOM e Croce Rossa, e con il coordinamento del Ministero dell’Interno, è volto a fornire informazione, consulenza legale, mediazione culturale ai minori migranti non accompagnati e richiedenti asilo in arrivo via mare in Italia, a sviluppare un sistema efficace per la loro identificazione e protezione e a monitorare gli standard di accoglienza delle comunità per minori non accompagnati sparse sul territorio. I team di Save the Children del progetto Praesidum – costituiti da mediatori culturali e consulenti legali – sono presenti in Sicilia, Puglia e Calabria.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Save the Children Italia
Tel. 06 48070023-81-71
press@savethechildren.it
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