Le conseguenze del Covid-19 nell’accesso alle cure
La situazione pandemica ha condizionato le procedure di accesso al Servizio Sanitario Nazionale da parte dei pazienti non affetti da Covid-19 creando, o accentuando ulteriormente, il senso di alienazione e impotenza, rendendo la prenotazione di una prestazione un viaggio impervio all’insegna di tempistiche incerte.
Le conseguenze di ciò hanno pesato maggiormente sui nuclei familiari più fragili dal punto di vista sociale ed economico che, sempre più spesso, hanno visto violato il loro diritto alla salute.
Giulia Cnapich, coordinatrice dei progetti 0-6 del Vides Main, partner di Save the Children nell’implementazione delle attività dei progetti Fiocchi in Ospedale, Spazio Mamme e Per Mano in Piazza a Torino, ci aiuta a capire come orientarsi per accedere in tempi adeguati alle prestazioni sanitarie necessarie.
Favorire un equo accesso alle cure
Le strutture sanitarie pubbliche sono diventate grandi hub sanitari in cui ricoverare, curare e cercare di contenere gli esiti nefasti per le persone contagiate Covid-19, sospendendo tutte le altre prestazioni mediche che non fossero un “salva-vita”, facendo così erroneamente pensare che tutte le altre urgenze mediche, non legate alla pandemia, fossero scomparse.
Invece, le persone bisognose di cure primarie, cure specialistiche, consulti medici ci sono ancora ma il loro diritto alla salute e alla cura, in tempi ragionevoli, non viene tutelato in egual modo per tutta la popolazione in base alle necessità.
Se nel periodo pre-Covid per effettuare un esame diagnostico non specialistico in regime sanitario pubblico presso un ospedale o un centro convenzionato il tempo di attesa era quantificato in un paio di settimane, ora i tempi di attesa non sono quantificabili. E così sorgono mille domande: quanto devo aspettare per una visita o un esame tramite il Sistema Sanitario Nazionale? È possibile scegliere dove eseguire gli accertamenti? E se devo fare più esami in una determinata successione e poi una visita specialistica, come faccio a prenotare tutto nella giusta sequenza?
Un percorso dai mille ostacoli
Generalmente l’iter da seguire, inizia con il contattare il numero unico CUP (Centro Unificato Prenotazioni), attraverso il quale è possibile prenotare la prestazione richiesta avendo come indicazione il primo posto in strutture pubbliche e convenzionate. Spesso però, soprattutto per esami specialistici, l’attesa è davvero lunga, si parla di mesi.
A questo punto le persone provano a chiamare direttamente i centri medici polifunzionali, ma anche lì l’attesa in regime pubblico è lunghissima. L’operatore però comunica che in forma privata, quindi pagando totalmente la prestazione ,senza ticket o senza poter esercitare la propria eventuale esenzione, il posto è disponibile già dal giorno successivo.
Un meccanismo che acuisce ingiustizie e legittima diseguaglianze tra i cittadini: si può curare tempestivamente solo chi ne ha le possibilità economiche, chi non può è costretto ad aspettare e a mettere a rischio le sue condizioni di salute. Ecco alcune informazioni utili per limitare i tempi di attesa.
Come si può, quindi, provare ad accedere in tempi adeguati alle prestazioni necessarie?
Provando a fare chiarezza sulle tipologie di richieste mediche, approfondendo insieme al medico richiedente le priorità temporali, che qui di seguito vengono riepilogate:
- Lettera U: prestazioni “urgenti” a cui l’utente ha diritto entro 72 ore e vanno prenotate entro 48 ore;
- Lettera B: prestazione da fornire in tempo “breve”, non più di 10 giorni. Va usata in situazioni in cui è necessario intervenire in tempi rapidi per evitare l’aggravarsi delle condizioni del paziente;
- Lettera D: prestazioni “differibili”, che, se fornite in tempi meno celeri, non pregiudicano la salute del paziente. Sono prestazioni di prima diagnosi, da erogare entro 30 o 60 giorni (a seconda che si tratti di visite o di esami diagnostici strumentali);
- Lettera P: visite ed esami “programmati”, non urgenti. È il caso delle visite di controllo, per le quali la regola stabilisce un massimo di 180 giorni.
Se nella ricetta non sono indicati il sospetto diagnostico o la classe di priorità, la richiesta è collocata in classe P.
Inoltre, dal momento che la sanità è competenza regionale, al fine di favorire un accesso informato e consapevole alle prestazioni mediche sia pubbliche che private si consiglia di consultare il medico di base e/o i pediatri di libera scelta.