Home visiting e servizi territoriali: l’importanza di fare rete
Approfondiamo l’argomento con il contributo di Antonella Troilo, Psicologa dello Sviluppo, Psicoterapeuta individuale e di coppia, dell’associazione Il Melograno, realtà partner del nostro progetto Fiocchi in Ospedale Bari.
Home visiting: cos’è e a chi si rivolge
L’Home visiting (HV) è una metodologia di intervento per le famiglie realizzata a domicilio e svolta prevalentemente nel periodo perinatale o prescolastico, con metodologie e regole ben precise.
Mira a sostenere la genitorialità nella costruzione della relazione di cura e nell’organizzazione della vita familiare oltre che per prevenire il maltrattamento ai minori e altre forme di disagio così come indicato dall’OMS.
L’home visiting e il lavoro di rete territoriale
L’Home Visiting non è una semplice visita domiciliare, ma è un percorso caratterizzato dall’adozione di determinati strumenti e regole. Ecco quali sono i suoi obiettivi:
- Promuovere una relazione positiva tra il/la bambino/a e gli adulti di riferimento,
- Supportare i genitori nell’interpretare le necessità e i bisogni dei bambini durante le fasi di crescita,
- Rafforzare la fiducia dei genitori in se stessi,
- Supportare i genitori nell’ individuare e utilizzare le risorse e i servizi presenti sul territorio,
- Fornire supporto emotivo ai genitori.
Tutti questi obiettivi sono tesi a consolidare le relazioni di cura e a prevenire il maltrattamento intrafamiliare, riducendo quei fattori di rischio, che a loro volta potrebbero attivare una catena di processi ed eventi che aggravano le situazioni di fragilità.
Per la realizzazione degli obiettivi indicati l’Home Visiting necessita di un percorso pianificato e condiviso tra la famiglia, i Servizi Territoriali sociali e sanitari e gli operatori, i quali generalmente provengono da diverse professionalità: l’educatore in primis, ma anche l’assistente sociale, lo psicologo, l’ostetrica.
Questo approccio “multidisciplinare” costituisce il valore aggiunto degli interventi di Home Visiting, nella maggior parte dei casi, permette di realizzare unintervento completo a partire dal momento delle dimissioni dall’ospedale, subito dopo la nascita o nei primissimi anni di vita avorendo il coordinamento con i servizi territoriali, i consultori, gli ospedali, i pediatri di libera scelta e i Servizi Sociali territoriali, o i servizi di psichiatria nei casi in cui questo si renda necessario.
Il lavoro in rete, infatti, rende l’Home Visiting una metodologia che valorizza processi a più livelli, da quello individuale del genitore coinvolto, alla dimensione intra-familiare, sino a quella istituzionale con lo scopo di migliorare l’habitat di crescita della bambina o del bambino e di ridurre il rischio di maltrattamenti o negligenze nella cura.
L’Home Visiting come strumento di prevenzione
Nel 2006 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicava l’Home Visiting come metodologia consigliata per prevenire trascuratezza e maltrattamento all’infanzia, poiché offre un osservatorio privilegiato per rilevare precocemente i rischi nel periodo pre e post nascita. Con questo quadro di riferimento, nel tempo la metodologia dell’HV si è diffusa nei paesi dell’Unione Europea.
In Italia è stato infatti ilCoordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (CISMAI) nel 2017 a occuparsi di redigere le “Linee Guida per gli interventi di Home Visiting nella prevenzione del maltrattamento all’infanzia”. Secondo queste linee guida l’attenzione va focalizzata principalmente sui primi 1000 giorni di vita, periodo cruciale dello sviluppo psicofisico, e finestra critica per il manifestarsi di deficit cognitivi e/o relazionali derivanti da comportamenti trascuranti o addirittura violenti. Agire in questa fase quindi, è particolarmente utile per prevenire ulteriori forme di rischio che possono manifestarsi con la crescita.
Secondo le linee guida del CISMAI e dell’OMS, gli interventi di riduzione dei rischi e di prevenzione vengono attuati seguendo diverse fasi operative:
- La valutazione del rischio ambientale complessivo;
- La valutazione dei rischi connessi alla fatica e/o fragilità genitoriale;
- L’attivazione di presidi di osservazione nei luoghi del pre e post parto
- La presenza costante di una rete professionale e istituzionale impegnata durante l’intervento.
Altra fase fondamentale del lavoro di HV è rappresentata dal monitoraggio e dalla supervisione degli operatori e del target dei beneficiari rappresentato da famiglie che mostrano disponibilità a condividere spazi personali e un percorso di crescita, sia che si tratti di famiglie fragili, già in carico a un servizio di tutela pubblica, sia che si tratti di famiglie più strutturate e apparentemente meno bisognose di supporto.
Perché valorizzare l’home visiting nella riforma sanitaria territoriale
La riforma dell’assistenza sanitaria territoriale definita dal Decreto 77/22 dà ampio spazio al tema dell’assistenza domiciliare e identifica “la casa come primo luogo di cura”.
Naturalmente l’intento principale di questo approccio è quello di ridurre la pressione sulle strutture ospedaliere e ambulatoriali, decentrando le attività di assistenza che non richiedano contesti di alta specializzazione. Inoltre, è chiaro che privilegiare la casa come luogo di cura favorisca la popolazione anziana e/o non autosufficiente a ricevere assistenza in modo più efficace e continuativo.
Tuttavia, sarebbe molto importante arricchire questo approccio di “offerta attiva e domiciliare” con interventi destinati in modo specifico al periodo dei primi 1000 giorni e alla primissima infanzia, facendo tesoro delle linee guida sull’Home Visiting elaborate dal CISMAI.
In questo modo, attraverso un metodo di offerta universale e proporzionata alle diverse esigenze, si potrebbero favorire sia la prevenzione di situazioni di maltrattamento intra-familiare, sia la riduzione di condizioni di stress e depressione perinatale, sia infine, il coordinamento tra le famiglie con bambini/bambine piccoli e i servizi sanitari, sociali e educativi del territorio. Leggi il nostro articolo sulla Depressione perinatale.
L’attività di Fiocchi in Ospedale che si ispira all’Home Visiting
La ricerca scientifica (Greenberg, Weissberg, O’Brien, Zins, Fredericks, Resnik e Elias, 2003) italiana e internazionale relativa agli interventi di riduzione del rischio nelle famiglie, dimostra come tra le varie metodologie di intervento, il sostegno alla relazione genitore-bambino è quello che garantisce maggiore efficacia.
Nell’esperienza di lavoro con il Progetto Fiocchi in Ospedale di Bari, l’attività domiciliare che si ispira ad alcune metodologie dell’Home Visiting, rappresenta un elemento centrale degli interventi sui nuclei famigliari più bisognosi e garantisce la costruzione di una positiva relazione di fiducia con i genitori e con gli altri adulti di riferimento, nonché un osservatorio privilegiato per l’individuazione dall’interno, di risorse e di eventuali fattori di rischio.