Ragazzi e adulti sempre più connessi ma meno consapevoli delle azioni online
Adulti e ragazzi vivono una vita sempre più social, con una media di più di 5 profili a testa, e sono sempre più connessi via smartphone, ma sono quasi del tutto inconsapevoli delle conseguenze delle loro attività in rete: sanno che mentre navigano i loro dati vengono registrati (i due terzi sia degli adulti che dei ragazzi) anche se non sanno esattamente quali; se ne dicono preoccupati (l’80% di entrambi i gruppi di riferimento), ma hanno ormai interiorizzato l'idea che la loro cessione sia il giusto prezzo per essere presenti on line e accedere ai servizi che interessano loro.
una ricerca ipsos sulla consapevolezza digitale
Questo lo scenario che emerge dalla ricerca inedita di IPSOS per Save the Children su “Il consenso in ambiente digitale: percezione e consapevolezza tra i teen e gli adulti ”, diffusa oggi alla vigilia del Safer Internet Day, la giornata annuale per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile delle tecnologie digitali.
La ricerca rivela inoltre che vi è una scarsa cura della propria storia online sia per gli adulti che per i ragazzi, che non prevede una “manutenzione” costante dei propri profili e che sembra quasi esasperare l’importanza esclusiva dell’essere “presente qui e ora”: circa 9 su 10 non compiono azioni efficaci per proteggere la propria immagine online.
Esercitare il consenso in internet: è possibile?
La ricerca ha voluto esplorare il consenso in internet, inteso come la possibilità di esercitare una scelta libera e consapevole delle sue implicazioni. Secondo i dati, entrambi i gruppi, adulti e ragazzi, non hanno una chiara conoscenza di quali dati vengano effettivamente raccolti on line e non si preoccupano troppo, anche per non perdere tempo, di leggere termini e condizioni d’uso dei servizi.
Dalla ricerca emerge che pur di scaricare e utilizzare una app, metà degli adulti intervistati (50%) dichiara di accettare che il servizio possa accedere ai propri contatti, una percentuale solo di poco più bassa rispetto ai minori (58%). La quasi totalità degli adulti che accettano (92%) è inoltre convinta che dare in cambio l’accesso ai propri contatti sia il giusto prezzo da pagare per accedere a ciò che interessa, un dato che per i minori si abbassa di soli due punti percentuali (90%) e che dimostra come non vi sia alcuna differenza tra il comportamento di entrambi i gruppi di riferimento.
Intimità online
Anche quando si tratta della condivisione di materiale intimo e riservato online, la percezione di insicurezza è alta a fronte però di forti contraddizioni nelle opinioni. Il 75% degli adulti e il 72% dei ragazzi intervistati credono che non sia mai sicuro condividere online foto e video intimi e riservati, e la responsabilità è equamente distribuita tra chi ha diffuso (lo pensa il 67% degli adulti e il 65% dei ragazzi) e chi in seguito ha condiviso in modo allargato e non autorizzato un contenuto (per il 67% degli adulti e il 68% dei ragazzi).
Affidabilità di una notizia
E quando si tratta di valutare l’attendibilità di una notizia? Per i tre quarti la prudenza è d’obbligo: non si può mai sapere se è davvero attendibile per il 78% degli adulti e per il 73% dei ragazzi.
Eppure se da un lato per entrambi (76%) la fiducia nella fonte è di supporto, dall’altro la ricerca evidenzia che 2 ragazzi e 2 adulti su 5 considerano affidabile una news semplicemente perché apprezzano quella notizia. Più della metà dei ragazzi e degli adulti la giudica invece attendibile se a sua volta la news viene considerata attendibile da persone di cui ci si fida, mentre per quasi 1 su 2 se la notizia si trova ai primi posti nell’indice di Google.
Sempre più online e sempre più social
Sia tra i bambini che tra gli adulti è in forte crescita l’uso dello smartphone, la cui molteplicità di funzioni ha ormai rimpiazzato cellulari tradizionali, video e fotocamere, lettori mp3. Dalla ricerca emerge che quasi la totalità dei ragazzi (97%) e degli adulti intervistati (95%) ne possiede uno.
Pur di essere presenti on line, i minori sono disposti anche a mentire sulla loro età: mediamente i ragazzi si iscrivono a Facebook a 12 anni e mezzo (un anno in meno del 2015), dichiarando un’età superiore. La ricerca racconta inoltre che la condivisione di immagini e video di se stessi o degli altri, con riferimenti sessuali o in pose imbarazzanti, rappresenta purtroppo un’attività molto diffusa tra i ragazzi.