Sudan: nel Paese in sei mesi, tre bambini su quattro colpiti dalla fame
In Sudan, in sei mesi, il numero di bambini che stanno affrontando gravi carenze alimentari è quasi raddoppiato: circa il 75% dei bambini, infatti, soffre la fame ogni giorno. Intanto, il conflitto sta portando la fame a livelli record, aumentando i timori di un aumento della malnutrizione tra bambine e bambini. È Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, a lanciare oggi l’allarme.
Sulla base dei nuovi drammatici dati dell’IPC[1] – l’Organizzazione sottolinea che tre bambini su quattro (16,4 milioni di oggi rispetto agli 8,3 milioni dello scorso dicembre[2]), stanno affrontando livelli di fame da “crisi”, “emergenza” o “catastrofe”.
Quattordici mesi di devastante conflitto nelle aree di produzione agricola del Sudan, come Darfur, Kordofan, Khartoum e Al Jazirah, l’aumento degli sfollati e le gravi restrizioni agli aiuti umanitari insieme a un’enorme falla nei finanziamenti, hanno creato uno dei peggiori disastri umanitari al mondo. Il conflitto, molto pesante e in peggioramento, sta sconvolgendo i sistemi alimentari, uccidendo migliaia di agricoltori e lasciando i mercati sguarniti di prodotti.
Secondo l’IPC, 14 località in tutto il paese rischiano la carestia e 755.000 persone affrontano livelli di fame catastrofici, tra di loro Save the Children stima 355.605 bambini[3] . Le famiglie non sono in grado di soddisfare alcun bisogno di base e hanno esaurito tutte le strategie possibili per garantirsi la sopravvivenza.
L’Organizzazione ancora una volta, evidenzia come, la mancanza di cibo nutriente, può portare alla malnutrizione che, senza terapia, può avere implicazioni a lungo termine sulla salute e sullo sviluppo di bambine e bambini e portare alla morte.
I dati dell’IPC di marzo hanno mostrato che in un solo campo sfollati, quasi un quarto dei bambini (23%) soffriva di deperimento, la forma di malnutrizione più visibile e letale[4].
La risposta umanitaria per il Sudan è tristemente sottofinanziata e i donatori contribuiscono solo per il 16,8% al piano di risposta delle Nazioni Unite da 2,7 miliardi di dollari[5].
All’inizio di quest’anno, nel giorno di un’importante conferenza sui finanziamenti umanitari tenutasi a Parigi, Save the Children ha calcolato che l’importo raccolto per la crisi umanitaria in Sudan nei primi 105 giorni del 2024 era meno di un quinto di quanto promesso in soli due giorni per ricostruire la cattedrale di Notre Dame[6].
“Questi nuovi dati dovrebbero farci gelare il sangue. Quattordici mesi di devastante conflitto hanno trasformato il granaio del Sudan in campi di battaglia. Centinaia di migliaia di bambini che sono riusciti a schivare proiettili e bombe stanno ora affrontando la morte per fame e malattie. Dove sono l’indignazione collettiva – e l’azione – necessarie per impedire questa farsa? È già troppo tardi per prevenire la fame e la malnutrizione di massa. Ma attraverso un’azione immediata e coordinata possiamo salvare vite umane e la storia ci giudicherà se non lo faremo” ha dichiarato il dott. Arif Noor, Direttore di Save the Children in Sudan.
Save the Children chiede un cessate il fuoco immediato e passi significativi verso un accordo di pace duraturo. Nel frattempo, l’Organizzazione sta insistendo per ottenere un accesso sicuro e senza ostacoli ai civili attraverso le rotte di confine e le linee di combattimento all’interno del Paese. Inoltre, Save the Children chiede di salvaguardare le infrastrutture essenziali alla sopravvivenza e i sistemi alimentari (mercati, terreni agricoli e strutture di stoccaggio) e un intervento immediato da parte della comunità internazionale per finanziare interamente il Piano di risposta umanitaria del Sudan e salvare le vite di bambine e bambini.
Save the Children opera in Sudan dal 1983 e attualmente supporta le bambine, i bambini e le loro famiglie in tutto il Sudan fornendo assistenza sanitaria, nutrizione, educazione, protezione, nonché programmi di sicurezza alimentare e supporto con mezzi di sussistenza. Save the Children sostiene anche i rifugiati sudanesi in Egitto e Sud Sudan.
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[1] Integrated Food Security Phase Classification, la principale autorità internazionale sulla gravità delle crisi alimentari.
[2] Per fare questo calcolo, Save the Children ha fatto combaciare i dati delle Nazioni Unite sulla quota di minori della popolazione in Sudan (47,1%) ai dati del partenariato IPC che mostrano che 25,6 milioni di persone stanno affrontando la Fase 3 e quella superiore dell’IPC. Save the Children stima che ciò equivalga a 16.355.605 bambini, rispetto agli 8.336.700 di dicembre. Secondo la scala IPC, la Fase 3 è una crisi, la Fase 4 è un’emergenza e la Fase 5 viene utilizzata quando la situazione sta raggiungendo condizioni simili a quelle di una carestia.
[3] Per effettuare questo calcolo, Save the Children ha fatto combaciare i dati delle Nazioni Unite sulla quota di minori della popolazione in Sudan (47,1%), ai dati dell’IPC.
[6] Anche se i 2,1 miliardi di dollari impegnati dai donatori internazionali alla conferenza di Parigi dell’aprile scorso, rappresentano un primo passo positivo, aspettiamo di vedere questi impegni trasformarsi in azioni.