Libano: sono un milione le persone sfollate, un quinto di tutta la popolazione, le famiglie fanno fatica a trovare un rifugio, mentre arrivano nuovi ordini di ricollocazione dalle forze militari israeliane.

Le famiglie in fuga dalla violenza in Libano stanno lottando per trovare sicurezza nei rifugi in tutto il Paese, perché sono almeno un milione le persone – un quinto della popolazione – ora sfollate e la metà ha abbandonato le proprie case negli ultimi quattro giorni. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Si prevede che i numeri aumenteranno in seguito ai nuovi ordini di ricollocazione emessi martedì dalle forze israeliane, che chiedono ai residenti di più di due dozzine di villaggi nel Sud del Libano di trasferirsi a Nord del fiume Awali, circa 50 km all'interno del Paese.

L’inizio delle operazioni militari di terra è stato ampiamente riportato dai media così come gli attacchi aerei in tutto il Libano, compresi quelli su Ein El Helwe, il più grande campo profughi del Libano, dove secondo quanto riferito sono state uccise sette persone, tra cui quattro bambini.

La velocità della crisi sta esercitando un’enorme pressione sugli ospedali, oltre 37 centri sanitari di base sono stati costretti a chiudere per motivi di sicurezza, mentre gli attacchi aerei hanno gravemente danneggiato 25 strutture idriche, lasciando 300.000 persone senza accesso all’acqua pulita.

Oltre 154.000 sfollati sono attualmente ospitati in 851 rifugi attivi, incluse scuole pubbliche, di cui il 70% già al completo, e solo alcuni sono dotati di docce adeguate, servizi igienici, acqua calda e riscaldamento. Altri alloggiano presso famiglie ospitanti, spesso in condizioni di sovraffollamento.  

Dal 23 settembre, Save the Children ha distribuito generi di prima necessità come coperte, materassi, kit igienici e acqua in bottiglia, a oltre 27.000 persone, tra cui 11.000 bambini, in 70 rifugi. Le distribuzioni sono in corso nel Nord, nella Bekaa, nella Bekaa occidentale, a Rashaya, sul Monte Libano, a Saida, a Sour e a Beirut.

Il tasso di sfollamento non ha precedenti. Durante il conflitto Libano-Israele del 2016, un numero simile di persone è stato sfollato con la forza – oltre 970.000 – nel corso di un mese.

Secondo i media, circa 60.000 israeliani sono stati sfollati dalle loro case nel nord di Israele.   

Secondo il Ministero della Sanità libanese, quasi 2.000 persone sono state uccise dagli attacchi aerei israeliani in Libano, tra cui 104 bambini, e oltre 8.000 sono rimaste ferite.

Ahmad*, 37 anni, padre di due figlie di due anni e sette mesi, ha trascorso una giornata sulla strada in cerca di sicurezza e ora si trova in un rifugio sul Monte Libano. Ha detto: “Io e mia moglie siamo terrorizzati per quello che potrebbe succedere dopo. Abbiamo paura per le nostre figlie. E se succede loro qualcosa? E se ci succede qualcosa, cosa ne sarà di loro? La nostra bambina di 7 mesi piange costantemente perché percepisce la nostra paura e ora stiamo trasmettendo quella paura a lei e alla sua sorellina di due anni.  Abbiamo bisogno di pannolini e alimenti per bambini, vestiti adeguati e beni di prima necessità. Non potevamo portare nulla con noi, siamo riusciti a malapena a prendere le nostre figlie e siamo scappati per salvarci la vita”.

Abir* è una donna di 35 anni, madre di 3 bambini, di 10, 8 e 5 anni. La sua famiglia è fuggita dal villaggio nel Sud dopo che è stato bombardato e ora si trova in un rifugio sostenuto da Save the Children sul Monte Libano. Ha riferito: “Ci si spezza il cuore ad aver lasciato la nostra casa, ma abbiamo dovuto mettere da parte i nostri sentimenti per il bene dei nostri figli. Il nostro villaggio, che non era mai stato preso di mira prima, è stato bombardato e i nostri bambini erano già terrorizzati dai boati e dai falsi raid. Avevamo preparato le valigie, sapendo da quasi un anno che dovevamo essere pronti, ma nulla avrebbe potuto prepararci alla carneficina scoppiata il 23 settembre. Ci è voluta un'intera giornata per viaggiare dal Libano meridionale al Monte Libano, un viaggio estenuante senza destinazione finale. All'inizio non avevamo idea di dove stessimo andando, tutto ciò che mio marito sapeva era che dovevamo scappare il più velocemente possibile. Mi preoccupo di come i miei figli affronteranno tutto questo. So le cicatrici che questa esperienza lascerà su di loro e mi pesa molto sul cuore”.

“I bambini di tutto il Paese sono colpiti da questa crescente violenza, le loro vite vengono sconvolte quasi da un giorno all’altro mentre perdono la casa e il senso di sicurezza. Ci sono famiglie nei rifugi, ma anche tante ancora nelle loro auto o per le strade di Beirut, alla ricerca di un posto dove andare. Il senso di terrore è palpabile. I nostri team affermano che, più di ogni altra cosa, le famiglie sono paralizzate dalla paura dell’ignoto.  I bambini saranno colpiti in modo sproporzionato da questo conflitto armato. Come in tutti i recenti conflitti armati, ci saranno troppi bambini tra le vittime.  Le scuole sono chiuse, i rifugi e gli ospedali in Libano sono sotto pressione crescente e stiamo facendo del nostro meglio per sostenere le famiglie sfollate, ma con il lancio di operazioni militari di terra nel Libano meridionale, vedremo inevitabilmente un numero ancora maggiore di sfollati e distruzione. La vita dei bambini in Libano e nell’intera regione è in bilico. Chiediamo un cessate il fuoco immediato per prevenire ulteriori sofferenze, garantire un accesso umanitario sicuro e impedire che il conflitto si inasprisca ulteriormente in tutta la regione” ha dichiarato Jennifer Moorehead, Direttrice di Save the Children in Libano.

Save the Children opera in Libano dal 1953. Dall'ottobre 2023, ha intensificato la sua risposta in Libano, sostenendo i bambini e le famiglie sfollate libanesi, siriane e palestinesi, e ora si sta occupando della risposta all'emergenza in 70 rifugi in tutto il Paese. Dall’ottobre 2023 ha sostenuto 71.000 persone, tra cui 31.000 bambini, con sostegno economico, coperte, materassi e cuscini, pacchi alimentari, bottiglie d’acqua e kit contenenti articoli igienici essenziali.

*I nomi sono stati modificati per esigenze di protezione

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