Minori Migranti: Save the Children, stop ai rinvii verso la Libia. 1005 quelli effettuati nel corso del 2009, anche di bambini.

La protezione, l'accoglienza e lo sviluppo dei minori stranieri che giungono in Italia è stato l'argomento al centro dell'audizione di Save the Children da parte del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, svoltasi oggi a Roma.
L'organizzazione internazionale, chiamata a intervenire nell'ambito di un'indagine conoscitiva sulle nuove politiche in materia di immigrazione condotta dal Comitato, ha illustrato la propria posizione in merito ai rinvii in Libia di migranti rintracciati in acque internazionali e sul sistema dell'accoglienza dei minori stranieri in Italia.

Tra il 5 maggio e il 7 settembre 2009 sono stati 1.005 i migranti ricondotti in Libia nell'ambito di 8 operazioni effettuate dall'Italia (in particolare, 883 persone attraverso l'attività congiunta libico-italiana e 172 prese e riportate in Libia dalle autorità libiche)(nota1) .
Un numero non quantificabile di migranti respinti è costituito da bambini, come attestato anche da fonti Onu(nota2), e sulla base del monitoraggio dei flussi migratori arrivati via mare attraverso la frontiera Sud nei mesi e anni scorsi, nell'ambito dei quali la presenza di minori è costante.

Save the Children ha rinnovato al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen la richiesta che l'Italia non ripeta più azioni di rinvio verso la Libia dei migranti rintracciati in acque internazionali e che venga istituito - all'interno dell'accordo Italia-Libia - un sistema di monitoraggio indipendente sulla conformità delle condizioni e delle procedure di accoglienza dei migranti e in particolare dei minori.

Save the Children sottolinea come tali operazioni di rinvii si svolgano - come dichiarato dallo stesso Governo (nota3) - senza procedere ad alcun tipo di valutazione sullo status delle persone che si trovano a bordo delle imbarcazioni, con la conseguente possibilità, confermata dai fatti, che vengano rinviati in Libia anche bambini e adolescenti.

Secondo l'organizzazione internazionale i rinvii costituiscono una grave violazione dei diritti umani fondamentali dei migranti, e dei minori in particolare, e contravvengano quanto previsto dalla normativa nazionale, comunitaria ed internazionale in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, divieto di refoulement, tutela delle categorie vulnerabili e obbligo di identificazione. Inoltre la Libia è un Paese che non garantisce in alcun modo la protezione dei migranti sul suo territorio, anche in considerazione del fatto che non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra.
In particolare, a proposito delle condizioni in cui vengono trattati i minori migranti transitanti in Libia, Save the Children esprime una forte preoccupazione per le informazioni acquisite dagli operatori della Ong in Sicilia durante colloqui informali di gruppo con i minori.

Le condizioni dei migranti in Libia
Secondo tali informazioni è ancora molto alto il flusso di migranti che entrano in Libia, sperando poi di partire alla volta o dell'Italia o di altri paesi. La gran parte di queste persone giunge con trafficanti che le tengono ammassate in edifici dispersi per le campagne libiche, in attesa di organizzare un viaggio che si fa sempre meno sicuro e più difficile. La permanenza può durare mesi e mesi, in condizioni di sovraffollamento e alla mercé dei trafficanti dai quali si dipende in tutto. Talvolta queste persone possono essere scoperte e arrestate dalla polizia libica e finire quindi o in prigione o espulsi dal paese, rischiando di morire nella traversata del deserto.

La dura testimonianza di D., eritreo, 16 anni
D., ragazzo eritreo di 16 anni, racconta di essere arrivato più di un anno fa in Libia con la zia. E' rimasto per più di sei mesi chiuso in una case isolata, nelle campagne libiche, sotto il controllo di trafficanti, allontanandosene poco o niente, ma riuscendo ad ottenere in una di queste saltuarie uscite una certificazione dell'ACNUR locale che lo dichiarava rifugiato. Tale certificazione non gli è servita quando è stato fermato dalla polizia libica, che gli ha strappato il tesserino e lo ha condotto nella prigione di Mistratah dove per un mese è stato chiuso in uno stanzone insieme a moltissime altre persone, sia maggiorenni che minorenni, dove le percosse erano all'ordine del giorno e riceveva un pezzo di pane e un formaggino al mattino e della verdura bollita la sera. Poiché sono poche ormai le persone che possono permettersi di corrompere i poliziotti per uscire, D. racconta di persone detenute in quel carcere da due-tre anni, senza più speranze e tanto provate da non avere più la volontà di uscirne. Dopo un mese di detenzione il ragazzo è riuscito a scappare, approfittando assieme a molti altri di un cancello momentaneamente lasciato aperto. Tra i molti che con lui hanno tentato l'azzardo e sono stati ricatturati, D. non c'era. Senza potersi chiedere cosa fosse stato nel frattempo della zia, ha trovato un barcone che partiva dopo pochissimi giorni, uno di quelli riusciti ad abbandonare le coste libiche e ad approdare su quelle italiane. E' arrivato a Novembre a Pozzallo dove è stato preso in carico da Save the Children, adesso è ospite in una comunità SPRAR (per richiedenti asilo) della Sicilia.

Note
1) Fonte: Audizione dell'Ambasciatore d'Italia a Tripoli, Francesco Paolo Trupiano, davanti al Comitato Schengen del 13 ottobre 2009. Fonti di stampa non solo confermano tale dato ma, sulla base di una ricerca effettuata su ogni invio, calcolano in 1.329 gli emigranti e rifugiati respinti fra maggio e settembre. Fonte: Redattore Sociale, 16 settembre 2009.
2) UNHCR su rinvio verso la Libia dell'1 luglio 2009 di 81 migranti di cui almeno 6 minori.
3) Fonte: Audizione del Comitato Schengen del Sottosegretario al Ministero dell'Interno Alfredo Mantovano, del 22 settembre 2009.

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