Lampedusa: Save the Children, identificazione dei minori a rischio
Occorre ripristinare immediatamente il modello di gestione dei flussi migratori in arrivo via mare sperimentato in questi anni a Lampedusa, anche al fine di garantire l’adeguata identificazione e il supporto ai minori. E’ la raccomandazione rivolta da Save the Children, al Ministero dell’Interno e che verrà ribadita nell’incontro fissato nel pomeriggio con il Vice Presidente nonché Commissario per Giustizia, Libertà e Sicurezza dell’Unione Europea Jacques Barrot. Il Commissario, insieme ad una delegazione dell’Ue, incontrerà oggi le organizzazioni umanitarie impegnate nella tutela dei diritti dei migranti e domani visiterà il centro di Lampedusa.
Save the Children, che da maggio 2008 svolge attività di informazione legale e monitoraggio degli standard di accoglienza nel centro di Lampedusa nell’ambito del progetto europeo Praesidium, ribadisce la propria contrarietà all’istituzione del centro di identificazione e espulsione (CIE) sull’isola e chiede che venga comunque garantito il soccorso, l’informazione e un’opportuna analisi dei casi individuali, con particolare riferimento all’identificazione di gruppi vulnerabili quali i minori, i richiedenti asilo e le vittime della tratta, prima del trasferimento dei migranti nei CIE e dell’adozione di provvedimenti di espulsione o respingimento.
I migranti giunti sull’isola a seguito degli ultimi sbarchi - 205 migranti giunti tra il 3 e il 4 marzo e un ulteriore gruppo di 336 arrivato l’11 marzo, per un totale di 30 minori non accompagnati dichiarati - sono stati trasferiti nel CIE, attualmente funzionante nella struttura sita in contrada Imbriacola, unicamente sulla base della nazionalità dichiarata (Tunisia, Algeria, Egitto e Marocco), senza avere il tempo di ricevere informazioni adeguate in merito al proprio status, mentre tutti gli altri migranti sono stati condotti presso la Base Loran.
“Al cambiamento della natura del centro di Lampedusa, da centro di soccorso e prima accoglienza (CSPA) in CIE, avvenuto in tempi molto rapidi, non è corrisposta l’adozione di procedure che garantiscano il pieno rispetto dei diritti dei migranti, tra cui anche i presunti minori” dichiara Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. Inoltre, continua Neri “tale mutamento non ha tenuto conto del fatto che la struttura è stata realizzata per un’ospitalità di breve periodo di gruppi di migranti in transito, comprese famiglie o ragazzi non accompagnati, mentre la normativa recentemente approvata introduce la possibilità di trattenimento nei CIE fino a sei mesi, misura peraltro introdotta attraverso la decretazione d’urgenza con il c.d. provvedimento antistupri”. Inoltre la Base Loran, attualmente utilizzata come centro di accoglienza, non appare adeguata per tale destinazione, poiché non dispone dei requisiti previsti dalle norme sulla sicurezza.
Save the Children ritiene che le decisioni adottate negli ultimi mesi rispetto alla gestione dei flussi migratori in arrivo a Lampedusa abbiano di fatto contribuito ad aumentare il clima di tensione nel centro, pregiudicando notevolmente i diritti dei migranti, nonché compromettendo l’attività di informazione svolta dalle organizzazioni umanitarie nella struttura.
Per queste ragioni, Save the Children ribadisce l’importanza di garantire l’attuazione del modello di gestione dei flussi migratori misti basato sul soccorso, la prima accoglienza, l’identificazione dei gruppi vulnerabili, quali i minori, e il successivo trasferimento nelle strutture idonee e, a tal fine, chiede l’intervento immediato del Ministero dell’Interno e dell’Unione europea.
Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Save the Children, tel. 06 48070071-23, press@savethechildren.it
Save the Children, che da maggio 2008 svolge attività di informazione legale e monitoraggio degli standard di accoglienza nel centro di Lampedusa nell’ambito del progetto europeo Praesidium, ribadisce la propria contrarietà all’istituzione del centro di identificazione e espulsione (CIE) sull’isola e chiede che venga comunque garantito il soccorso, l’informazione e un’opportuna analisi dei casi individuali, con particolare riferimento all’identificazione di gruppi vulnerabili quali i minori, i richiedenti asilo e le vittime della tratta, prima del trasferimento dei migranti nei CIE e dell’adozione di provvedimenti di espulsione o respingimento.
I migranti giunti sull’isola a seguito degli ultimi sbarchi - 205 migranti giunti tra il 3 e il 4 marzo e un ulteriore gruppo di 336 arrivato l’11 marzo, per un totale di 30 minori non accompagnati dichiarati - sono stati trasferiti nel CIE, attualmente funzionante nella struttura sita in contrada Imbriacola, unicamente sulla base della nazionalità dichiarata (Tunisia, Algeria, Egitto e Marocco), senza avere il tempo di ricevere informazioni adeguate in merito al proprio status, mentre tutti gli altri migranti sono stati condotti presso la Base Loran.
“Al cambiamento della natura del centro di Lampedusa, da centro di soccorso e prima accoglienza (CSPA) in CIE, avvenuto in tempi molto rapidi, non è corrisposta l’adozione di procedure che garantiscano il pieno rispetto dei diritti dei migranti, tra cui anche i presunti minori” dichiara Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. Inoltre, continua Neri “tale mutamento non ha tenuto conto del fatto che la struttura è stata realizzata per un’ospitalità di breve periodo di gruppi di migranti in transito, comprese famiglie o ragazzi non accompagnati, mentre la normativa recentemente approvata introduce la possibilità di trattenimento nei CIE fino a sei mesi, misura peraltro introdotta attraverso la decretazione d’urgenza con il c.d. provvedimento antistupri”. Inoltre la Base Loran, attualmente utilizzata come centro di accoglienza, non appare adeguata per tale destinazione, poiché non dispone dei requisiti previsti dalle norme sulla sicurezza.
Save the Children ritiene che le decisioni adottate negli ultimi mesi rispetto alla gestione dei flussi migratori in arrivo a Lampedusa abbiano di fatto contribuito ad aumentare il clima di tensione nel centro, pregiudicando notevolmente i diritti dei migranti, nonché compromettendo l’attività di informazione svolta dalle organizzazioni umanitarie nella struttura.
Per queste ragioni, Save the Children ribadisce l’importanza di garantire l’attuazione del modello di gestione dei flussi migratori misti basato sul soccorso, la prima accoglienza, l’identificazione dei gruppi vulnerabili, quali i minori, e il successivo trasferimento nelle strutture idonee e, a tal fine, chiede l’intervento immediato del Ministero dell’Interno e dell’Unione europea.
Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Save the Children, tel. 06 48070071-23, press@savethechildren.it