Gaza: Save the Children, necessario l’impegno congiunto delle parti in conflitto e della comunità internazionale per salvare le vite di migliaia di bambini

Save the Children ha rivolto oggi un appello ad Israele, alle autorità palestinesi a Ramallah e ad Hamas affinché si adoperino immediatamente per alleviare le sofferenze di un milione e mezzo di persone e in particolare centinaia di migliaia di bambini.
La situazione nella striscia di Gaza si sta aggravando drammaticamente, come affermato recentemente da John Holmes, Coordinatore degli aiuti per le emergenze delle Nazioni Unite. I servizi sanitari sono notevolmente peggiorati, l’industria privata è praticamente al collasso e la povertà aumenta così come la dipendenza dagli aiuti internazionali, che ha raggiunto il suo apice negli ultimi otto mesi. Gli ospedali hanno pochi letti e le medicine scarseggiano, le unità di rianimazione e le scorte di sangue sono insufficienti. Ben l’80% della popolazione sta ricevendo razioni d’emergenza dalle agenzie delle Nazioni Unite e dalle organizzazioni non governative, che sono la loro unica fonte di sostentamento.
I bambini sono quelli più a rischio. Recenti dati rivelano un aumento esponenziale delle malattie croniche e della malnutrizione tra i bambini con meno di cinque anni che vivono nella striscia di Gaza. In crescita anche il numero di quelli che soffrono d’insonnia, ansia e diarrea. La percentuale di bambini con problemi di anemia e diarrea ha subito un aumento rispettivamente del 40% e del 20% rispetto allo scorso anno.
Alcuni di questi problemi sono strettamente collegati alla quantità e qualità dell’acqua: ben il 40% della popolazione del territorio, ad esempio, ha accesso all’acqua solo per poche ore al giorno, anche a causa della mancanza di combustibile e pezzi di ricambio per far funzionare la rete di distribuzione, che rischia di collassare in ogni momento.
La scarsità d’igiene è diventata un problema di primo piano per la salute. Un sistema fognario inefficiente e l’impossibilità di ripararlo, implica che circa 40 milioni di litri di liquame vengano scaricati ogni giorno nel Mediterraneo, con il conseguente rischio di epidemie tra la popolazione e di problemi ambientali duraturi.
Lo staff di Save the Children, presente a Gaza da oltre 35 anni, inoltre, denuncia problemi di accesso alla zona: il personale ha grosse difficoltà nel raggiungere donne e bambini e rispondere ai loro bisogni basilari.
“Non possiamo supportare appieno i bambini con i nostri programmi di protezione, perché i nostri operatori non riescono più ad ottenere i permessi necessari per entrare nel territorio di Gaza da West Bank. Non abbiamo più carburante per le nostre macchine e quindi non possiamo spostarci, mentre la continua violenza induce i genitori a non permettere ai bambini di uscire dalle loro case.” – sostiene David Bourns, Capo delle Operazioni di Save the Children nei territori palestinesi occupati. – “Le famiglie stanno soffrendo molto e, in aggiunta alle vittime della scorsa settimana, la vita di migliaia di bambini è ancora a rischio”.
Al fine di migliorare la situazione nella striscia di Gaza, Save the Children si appella agli Stati Uniti, all’Unione Europea e a tutta la comunita’internazionale, affinché lavori con le parti in conflitto per:

- stabilire procedure finalizzate a delineare i confini e ristabilire il pieno accesso umanitario e commerciale al territorio di Gaza;
- implementare l’accordo del 2005 per la riapertura dei varchi di confine, annunciato dal Segretario di Stato americano Rice a Gerusalemme il 15 novembre del 2005.
- sviluppare una strategia che assicuri la piena protezione dei bambini e dei civili durante la prosecuzione dei negoziati per la fine delle violenze e la risoluzione globale del conflitto.

L’Organizzazione, infine, esorta i grandi donatori all’aumento degli aiuti umanitari a Gaza in risposta alla gravità dei fabbisogni della gente.


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