Birmania, tre mesi dopo: Save the Children, la carenza di cibo e la sussistenza sono ancora le sfide maggiori per le famiglie colpite dal ciclone

A tre mesi da quando il terribile ciclone Nargis ha devastato il paese, i bambini birmani e le loro famiglie hanno ancora bisogno dell’assistenza internazionale per poter ricostruire le loro vite. In un dossier lanciato oggi, Save the Children, l’organizzazione che dal 1919 lavora per i diritti dei minori, individua le aree d’intervento prioritarie ed esorta i donatori internazionali ad elargire ulteriori fondi per consentire a centinaia di migliaia di bambini birmani e alle loro famiglie di poter ricostruire la loro vita.
Save the Children è la più grande organizzazione internazionale che ha risposto all’emergenza nel paese asiatico e ha già raggiunto e soccorso circa mezzo milione di persone a Yangon e nel delta dell’Irrawaddy, di cui 225.000 bambini.
“Abbiamo fatto tanto in tre mesi, ma c’è ancora tantissimo lavoro da fare. L’entità di questa catastrofe naturale è equivalente allo tsunami in Indonesia e ci vorranno anni prima che queste famiglie riescano a ricostruire le loro vite. È pertanto fondamentale che le organizzazioni umanitarie, come Save the Children, abbiano fondi sufficienti per continuare a lavorare”, ha affermato Guy Cave, Direttore dei programmi di Save the Children in Birmania.
In una conferenza dei grandi donatori, a maggio, i governi di tutto il mondo si sono impegnati ad elargire più denaro a condizione che venisse effettuata una ricognizione indipendente sui bisogni della popolazione e che i soccorritori internazionali avessero un maggiore accesso alla regione del delta, quella maggiormente flagellata dal ciclone. Queste condizioni sono state rispettate: malgrado la riluttanza iniziale del governo a consentire l’ingresso degli stranieri, successivamente sono stati concessi più di 1.800 visti a personale umanitario. Inoltre una valutazione della situazione in cui versa la popolazione, l’Asean Government post- Nargis Joint Assessment, è stato reso pubblico lo scorso 21 luglio. Pertanto è giunto il momento per i donatori di elargire altro denaro. Attualmente, mancano 300 milioni di dollari per raggiungere l’obiettivo fissato nell’appello delle Nazioni Unite.
Save the Children sottolinea alcuni dati che evidenziano come l’emergenza Nargis sia in questo momento sottofinanziata: gli Stati Uniti, ad esempio, che hanno un Reddito Nazionale Lordo di 45.850 dollari, ha promesso finora 29 milioni di dollari, mentre paesi come le Filippine con un reddito di 3.730 dollari, ha donato proporzionalmente molto di più, impegnandosi per 20 milioni di dollari. Il Giappone, che nel caso dello tsunami in Indonesia aveva dato 500 milioni di dollari, ha contribuito all’emergenza Birmania solo con 11 milioni di dollari. L’entità dei fondi stanziati dai grandi donatori ha un impatto diretto sui benefici alla popolazione: dopo l’emergenza tsunami ogni persona ha ricevuto l’equivalente di circa 1.249 dollari in aiuti, mentre i sopravvissuti a Nargis ne hanno ricevuti 213.
I numeri del ciclone
Il ciclone Nargis si è abbattuto sulla Birmania il 2 e 3 maggio lasciando dietro di sé una lunga scia di distruzione e morte. Secondo le Nazioni Unite, le persone colpite dalla catastrofe naturale sono state più di 2 milioni e 400.000 nelle 40 città maggiormente danneggiate, cifra che corrisponde ad un terzo di tutta la popolazione di queste città (paria a 7 milioni e 300.000).
Secondo i dati ufficiali forniti dal governo, i morti sarebbero circa 84.537, i dispersi 53.836 e circa 20.000 i feriti, cifre però sottostimate secondo la comunità internazionale.
I bambini costituiscono il 45% delle persone colpite da Nargis e il 54% delle vittime. Nella fascia di età che va dai 18 ai 60 anni, il numero delle donne morte è stato pari al doppio degli uomini, è ciò implica che sono tantissimi i bambini rimasti senza mamma.
Il ciclone ha distrutto ben il 95% delle case, allagato più di un milione di acri di terreni coltivati e ucciso oltre 200.000 capi di bestiame.
Il ciclone ha causato oltre 800.000 sfollati e attualmente ancora il 14% dei villaggi hanno insediamenti temporanei in cui vivono molte persone che fanno affidamento sugli aiuti per sopravvivere.
Le persone finora raggiunte dagli aiuti delle Ong, delle agenzie delle Nazioni Unite e dalla Croce Rossa, secondo l’OCHA, sarebbero circa 1 milione e 300.000.
Grazie alla propria presenza capillare sul territorio da 13 anni e alle 1000 persone che compongono il proprio staff in loco, Save the Children è stata in grado di intervenire immediatamente dopo il ciclone. Ora si sta passando alla fase di risanamento delle aree colpite e Save the Children ha individuato alcune aree prioritarie di intervento per aiutare centinaia di migliaia di bambini a tornare alla propria vita.
Nutrizione
Secondo una recente ricognizione in 291 villaggi, il 55% delle famiglie sopravvissute ha scorte di cibo per un solo giorno. Sono molti i bambini birmani che rischiano di essere afflitti da malnutrizione: visitando due località del delta, gli operatori di Save the Children hanno riscontrato ben 1.127 casi di malnutrizione tra i bambini.
Il ciclone ha devastato il settore agricolo: le risaie sono state completamente allagate, i contadini non hanno sufficienti sementi, fertilizzante, equipaggiamento o animali per arare i campi. Molti di loro dovranno aspettare fino al novembre 2009 prima di avere un discreto raccolto ed è necessario fornire loro fertilizzanti.
La pesca è la seconda più importante fonte di reddito e sussistenza nella zona del delta dell’Irrawaddy, ma ora circa il 44% delle piccole imbarcazioni e il 70% degli equipaggiamenti dei pescatori sono stati completamente distrutti. La possibilità di procurarsi del pesce e del riso, che costituiscono i principali alimenti della dieta delle persone che vivono nelle aree colpite, è fondamentale soprattutto se si pensa che il costo del cibo nei mercati locali è più che raddoppiato.
Nei prossimi tre mesi, Save the Children distribuirà 7.000 tonnellate di cibo a più di 150.000 persone e ha lanciato un programma di supporto che prevede la distribuzione di fertilizzanti, reti da pesca, carburante, finalizzato ad aiutare 120.000 persone a trovare mezzi di sostentamento.
Protezione
In seguito al ciclone, molti bambini sono rimasti orfani e il caos del periodo immediatamente successivo ha determinato la separazione di molti bambini dai genitori, esponendoli al rischio di sfruttamento, tratta e abusi.
La povertà può ora spingere le famiglie a mandare a lavorare i bambini, e le aree dove vivono gli sfollati sono in genere quelle più battute dai trafficanti di esseri umani.
Il numero degli orfanotrofi sta aumentando e spesso ospitano anche bambini che non sono orfani, ma che sono stati sistemati negli istituti perché non è stato possibile rintracciare i loro cui genitori o famiglie e perché le persone che badavano a loro non possono più farlo. Per far fronte a questa problematica, Save the Children è impegnata nella loro identificazione: ad oggi 849 bambini sono stati riconosciuti e 45 di loro sono stati riuniti alla propria famiglia. Inoltre sono state costruite 78 aree sicure di gioco per bambini che vivono in sistemazioni temporanee, campi e comunità.
Scuola
Il ciclone ha danneggiato gravemente circa 4.000 scuole e ciò comporta che quelle funzionanti sono molto affollate, con conseguenze negative sulla qualità dell’educazione dei bambini. Save the Children ha aiutato circa 50.000 bambini a riprendere a frequentare le lezioni, allestito 183 scuole temporanee, formato 1.000 insegnanti e volontari e distribuito materiale scolastico.
Salute
In una situazione in cui il 74% delle famiglie non ha accesso all’acqua potabile, sono numerosi i casi di diarrea e infezioni respiratorie e gli operatori di Save the Children ritengono che ci sia anche un maggiore rischio di contagio da dengue e malaria. La situazione è ancora più grave, se si considera che tre quarti delle strutture sanitarie dell’area colpita sono state danneggiate dal ciclone. Per questo, l’Organizzazione ha messo in piedi 5 cliniche d’emergenza e assistito circa 10.000 pazienti.
Save the Children Italia fa parte di Agire, l’Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze, che raggruppa alcune tra le più importanti ed autorevoli organizzazioni non governative presenti in Italia.

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