Minori stranieri: Save the Children, forte l’impatto della legge sulla sicurezza, in vigore da sei mesi, su quelli non accompagnati. Applicazione disomogenea in Italia.

Oltre un quinto degli oltre 4,5 milioni stranieri che vivono ormai in Italia, è costituito da minori di 18 anni. Tra essi, nei primi undici mesi del 2009, 7988 sono stati i minori stranieri non accompagnati, ben 3.000 dei quali, secondo una stima di Save the Children, hanno visto il proprio percorso di integrazione bloccato dalla nuova normativa sulla sicurezza entrata in vigore sei mesi fa.
“L’accesso dei minori stranieri ai diritti fondamentali spesso risulta limitato, in quanto essi sono maggiormente esposti al rischio di marginalizzazione ed esclusione sociale” ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. “L’impatto di politiche incentrate sulla sicurezza ha avuto una ricaduta molto forte sulla quotidianità di tutti i minori stranieri e di origine straniera sul territorio, in particolar modo dei minori stranieri non accompagnati.”
Al 15 novembre 2009, i minori stranieri non accompagnati in Italia erano 7988: proprio su questi minori stanno già gravando gli effetti della legge 94/2009 sulla sicurezza, entrata i vigore sei mesi fa, in materia di conversione del permesso di soggiorno.
“In base al dettato normativo previsto dalla legge sulla sicurezza, i criteri più severi per la conversione del permesso di soggiorno, che prevedono la permanenza di almeno tre anni sul territorio italiano prima del conseguimento della maggiore età e aver seguito un percorso di integrazione sociale di almeno due anni preso un ente riconosciuto, stanno già facendo sentire i loro effetti, riducendo di fatto la già esigua gamma di possibilità che questi minori, per la maggior parte adolescenti di 16 e 17 anni, hanno di compiere un percorso di accoglienza, regolarizzazione e integrazione”, continua Valerio Neri.
I dati della ricognizione su L’impatto della Legge 94/2009 nei confronti dei minori stranieri non accompagnati: una prima rilevazione in sei città italiane, diffusi oggi da Save the Children, cercano di individuare l’influenza sostanziale della normativa in vigore su questi minori, in base alla loro età, al periodo di segnalazione o al contatto con le istituzioni. L’intento è quello di illustrare, in base ad una prima ricognizione, le prassi attuative in corso nelle aree metropolitane del nostro paese – Roma, Palermo, Napoli, Torino, Ancona, Milano - maggiormente rappresentative in termini di presenza di questi minori, nonché di offrire una riflessione sulla situazione corrente.

I minori stranieri non accompagnati e l’impatto della legge 94/2009
Secondo Save the Children, pur non potendo avere dati quantitativi esaustivi rispetto al numero di minori che saranno sottoposti alla restrizione della normativa in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età, è possibile operare una proiezione e una stima sulla base dei dati disponibili e ad interviste a testimoni privilegiati che hanno permesso la ricostruzione di un quadro coerente e attendibile.
Sul numero totale di minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio italiano al 15 novembre 2009, l’Organizzazione ha distinto tre diversi gruppi: 
- 2503 sono i ragazzi ancora minorenni che sono stati segnalati per la prima volta nei primi mesi del 2009 e che rischiano in larga parte di subire le restrizioni della nuova legge soprattutto in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età. Tra di essi, infatti, ben 1900 non matureranno i requisiti temporali richiesti dalla normativa in vigore, in particolare i tre anni di permanenza sul territorio nazionale, pur avendo già avviato un percorso d’integrazione. Si stima infatti, anche in base al trend degli anni precedenti, che circa il 75% delle nuove segnalazioni riguardi minori tra i 16-17 anni e che pertanto prima del compimento della maggiore età al massimo siano in Italia da due anni 
- altri 926 minori sono stati segnalati e sono divenuti maggiorenni nel 2009: anche per circa 500 di loro si stima non sarà possibile avere la conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età. Il resto, pari a meno del 50%, potrebbe essere riuscita a convertire il proprio permesso di soggiorno prima dell’entrata in vigore della L. 94/2009. 
- altri 4559 minori, invece, segnalati negli anni precedenti e divenuti maggiorenni nel 2009, subiranno in minima parte gli effetti della L. 94/2009 in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età. L’80% di loro infatti è riuscito a convertire il permesso di soggiorno subito dopo essere diventato maggiorenne e prima dell’entrata in vigore della legge in esame. Di fatto, comunque circa 900 neomaggiorenni, pur avendo sostenuto un percorso di integrazione molto lungo, non hanno maturato i requisiti temporali richiesti dalla nuova normativa.
“Sulla base di tali stime, oltre 3.000 minori arrivati in Italia nel 2009 hanno visto improvvisamente dissolversi la possibilità di un percorso di crescita ed integrazione nel nostro paese: un dato che deve far riflettere sulla prospettiva di vita di migliaia di minori che arrivano soli nel nostro paese e che di fatto potrebbero utilmente portare avanti tale percorso o che, al contrario, potrebbero trovarsi al compimento del diciottesimo anno di età in posizione di clandestinità per l’impossibilità di convertire il proprio permesso di soggiorno”, continua Valerio Neri.

Mancanza di omogeneità e coordinamento nell’applicazione a livello nazionale
Secondo la ricognizione di Save the Children, la percentuale di minori stranieri non accompagnati che vede pregiudicata la possibilità di un percorso in Italia a causa delle recenti norme, potrà variare in considerazione di interpretazioni più o meno restrittive che vengono date alle disposizioni normative in fase attuativa. In caso di interpretazioni restrittive, infatti, il numero dei neomaggiorenni che diverranno invisibili per le istituzioni, dunque irregolari e imputabili del reato di ingresso e soggiorno illegale, assoggettabili a trattenimento fino a sei mesi e non più regolarizzabili, è destinato ad aumentare. Inoltre, stanno crescendo anche il sentimento di sfiducia nella regolarizzazione, il disincentivo all’integrazione, gli allontanamenti dalle comunità di accoglienza. I ragazzi sono conseguentemente esposti ad un altissimo rischio di essere attratti dal mercato del lavoro irregolare o, ancor peggio, in circuiti criminali.
L’analisi di scenario delle sei città prese in esame conferma la frammentarietà della realtà italiana, attribuibile alla mancanza di un quadro coerente ed un coordinamento su scala nazionale, oltre che a problemi strutturali legati alle singole regioni e alle risposte che queste sono in grado di offrire al fenomeno dell’immigrazione.
Il reato di ingresso e soggiorno illegale viene contestato ai minori in alcune città ed in altre no, così come l’aggravante dell’irregolarità, mentre per quanto riguarda la conversione del permesso di soggiorno, solo alcune Questure stanno di fatto applicando un regime transitorio.
“In sostanza la condizione giuridica di un minore straniero non accompagnato cambia a seconda della città dove viene accolto.”, afferma Valerio Neri.
Ad esclusione di Milano, dove sembra formarsi una buona prassi di consolidamento del percorso di integrazione fino ai 21 anni, permettendo al giovane di ottenere i documenti ed essere inserito nel mercato del lavoro, nelle altre città è molto forte la preoccupazione che i minori, disincentivati, fuggano dalle comunità di accoglienza e trovino sostentamento in circuiti illegali di sfruttamento o nell’ambito del lavoro irregolare.

Il caso dei minori egiziani
Degno di nota è il caso di alcuni minori non accompagnati, come ad esempio quelli egiziani - ben il 14% dei minori migranti presenti nella banca dati del Comitato per i Minori Stranieri al 30 settembre 2009 - che mentre per la legge italiana diventano maggiorenni al compimento del diciottesimo anno d’età, per quella del proprio paese di provenienza lo diventano al compimento del ventunesimo. La ricognizione ha evidenziato a Roma una forte presenza di egiziani, maggiori di 18 anni e minori di 21, sottoposti a tutela ma che sulla base di questo provvedimento non hanno mai ottenuto un permesso di soggiorno. Ad oggi, infatti, le istanze di rinnovo di permesso di soggiorno avanzate dai giovani egiziani non accompagnati all’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma risultano sospese o improcedibili.

Alcuni effetti della nuova normativa: abbassamento dell’età d’ingresso in Italia e dispendio di risorse
I criteri introdotti dalla legge 94/2009, relativi alla permanenza di almeno tre anni sul territorio italiano prima del conseguimento della maggiore età per la conversione del permesso di soggiorno e aver seguito un percorso di integrazione sociale di almeno due anni preso un ente riconosciuto, inoltre, potrebbero produrre un preoccupante abbassamento dell’età dei minori migranti, indotti dall’irrigidimento normativo ad intraprendere percorsi migratori in tenera età, esponendoli di fatto a pericoli derivanti dalla tratta e alimentando fenomeni di criminalità organizzata.
Anche solo considerando la situazione dal mero punto di vista finanziario, gli operatori di settore hanno evidenziato come il quadro globale che si sta attualmente delineando si traduca in un dispendio di risorse umane e monetarie, in progetti di integrazione del minore stranieri, accompagnato dal grande senso di frustrazione ed impotenza nel veder vanificati gli sforzi volti alla sua integrazione, così come da un’accresciuta difficoltà a comunicare col minore stesso, disincentivato dall’impossibilità di avere i documenti a conclusione del proprio percorso formativo.

Le raccomandazioni di Save the Children
“La ricognizione condotta ha voluto essere un primo passo per un dialogo costruttivo che possa portare ad una consapevolezza delle specifiche problematicità oltre che ad una maggiore coerenza nell’individuazione di criticità condivise dagli operatori del settore e a mutuare, ove possibile, buone prassi, volte a garantire il superiore interesse di questi minori”, conclude Valerio Neri.
Pertanto, al fine di individuare e garantire una soluzione di lungo termine per ciascun minore straniero non accompagnato presente sul territorio, indipendentemente dalla città in cui risiede, Save the Children raccomanda:
Al Parlamento:
- di attuare una riforma normativa in grado di garantire la possibilità di permanenza in Italia dei minori stranieri non accompagnati qualora ciò corrisponda al loro superiore interesse e di favorirne l’integrazione anche dopo il compimento della maggiore età.
Al Ministero dell’Interno:
- di fornire indicazioni alle Questure sul territorio, garantendo in particolare:
1. l’applicazione del regime transitorio, prevedendo la possibilità di convertire il permesso di soggiorno ai minori affidati o sottoposti a tutela, che compiranno la maggiore età entro l’8 agosto 2011, senza dimostrazione di ulteriori requisiti;
2. la possibilità di convertire il permesso di soggiorno ai minori affidati ai sensi degli artt. 4 e 9 L. 184/1983 all’interno di un nucleo familiare, anche monoparentali;
3. il rilascio di un permesso di soggiorno ai giovani di cittadinanza egiziana sottoposti a tutela, fino al ventunesimo anno di età, in considerazione della differente regolamentazione della maggiore età secondo la legge del loro paese d’origine;
- di eseguire un’attività di regolare monitoraggio sull’applicazione della normativa italiana in materia di rilascio del permesso di soggiorno ai minori non accompagnati al compimento del diciottesimo anno di età.
Al Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministero della Giustizia:
- di fornire chiarimenti circa la non applicabilità del reato di ingresso e soggiorno illegale ai minori stranieri;
- di fornire chiarimenti circa la non applicabilità dell’aggravante dell’illegalità del soggiorno sul territorio nazionale ai minori stranieri autori di reato.
Ai Tribunali per i minorenni su tutto il territorio nazionale:
- di favorire un’interpretazione estensiva dell’art. 25 RDL 20/7/1934 n. 1404, al fine di tutelare anche quei minori che, nonostante abbiano intrapreso un percorso di integrazione sociale, necessitano di un tempo più lungo per portarlo a conclusione, attraverso un inserimento lavorativo.

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