Lampedusa: Save the Children, forte preoccupazione su condizioni e capacità di accoglienza dopo la ripresa del flusso di arrivi dalla Libia. L’Organizzazione presente per il supporto dei minori non accompagnati ancora sull’Isola
Sono 20 i minori soli non accompagnati, tra cui 3 ragazze, ancora presenti a Lampedusa dopo essere stati soccorsi insieme ad altri in mare nei giorni scorsi, quando in uno dei naufragi hanno perso la vita 5 persone e verifiche sono in corso su altri 4 dispersi. Tutti fuggiti dalla Libia e originari della Somalia, i minori hanno 15, 16 e 17 anni, la più giovane è un ragazza di 13 anni.
Save the Children, presente sull’isola con un operatore nell’ambito del progetto Praesidium del Ministero dell’Interno, ha verificato nei giorni scorsi le condizioni di accoglienza dei minori, che si sono rivelate totalmente inadeguate, in particolare per quelli ospitati inizialmente insieme agli adulti nell’Area Marina Protetta, in condizioni igieniche e ambientali precarie, senza la possibilità di lavarsi, con difficoltà di accesso all’assistenza medica necessaria, e trasferiti ieri nel residence di Cala Creta insieme agli altri dove le condizioni sono migliori.
“La ripresa degli arrivi dalla Libia, con viaggi che continuano ad avvenire in condizioni drammatiche e disperate, come dimostra il naufragio di sabato scorso, conferma la presenza - come durante tutto lo scorso anno - di minori soli anche molto giovani e ragazze. Siamo preoccupati innanzitutto per la gestione della prima accoglienza che vista l’indisponibilità del Centro di Contrada Imbriacola e della ex base Loran, si trova ad utilizzare strutture alternative anche totalmente inadeguate,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children.
“Per quanto riguarda l’accoglienza, a una settimana dal loro arrivo, 20 minori, per motivazioni al momento non chiarite, non sono ancora stati trasferiti sulla terraferma come sta avvenendo invece oggi per altri migranti adulti. Sappiamo che per i minori la disponibilità dei posti per il collocamento nelle strutture temporanee o definitive, che sembrerebbe confermata, e la garanzia della relativa copertura finanziaria da parte del Governo, che stiamo al momento verificando con le autorità, sono due condizioni indispensabili. Tuttavia, nonostante gli sforzi fatti, dobbiamo constatare che dopo un anno ci ritroviamo ancora senza un sistema nazionale organico che affronti l’emergenza minori con una definizione chiara dei livelli di responsabilità tra Stato centrale, regioni e comuni, e dei fondi necessari per garantire da subito protezione e accoglienza adeguata. Non possiamo permetterci di affrontare una grave situazione emergenziale come quella che abbiamo già vissuto nel 2011.”
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