Sisma Emilia, bambini: Save the Children, oltre 17.000 tra bambini e adolescenti delle aree colpite dal sisma torneranno a scuola in quasi 1.530 strutture e moduli provvisori. 165 gli edifici scolastici inagibili. Quasi 900 i minori oggi nelle tendopoli

“Sono contenta di tornare a scuola perché studiare mi aiuterà a dimenticare quello che è successo ma ho anche paura di rientrare, di altre scosse”. N., 17 anni, campo di San Possidonio.

“Ho voglia di tornare a scuola ma adesso sarà più difficile perché andrò in prima media”. A., 11 anni, del campo di Novi di Modena.

“Qua nella tenda di Save the Children c’è il cartellone della settimana che dice che un giorno si possono portare i compiti. Chi non vuole gioca. Io faccio i compiti perché prima ero un po’ indietro, adesso invece va meglio”. J. 9 anni, campo di Concordia

Sono le voci di tre degli oltre 400 minori tra 0 e 17 anni seguiti e supportati finora da Save the Children - come documenta il nuovo rapporto “I bambini e il terremoto dell’Emilia” - nei 4 spazi a misura di bambino, realizzati con il sostegno della Fondazione e dei Dipendenti Vodafone Italia(1)nelle tendopoli di Finale Emilia, Novi di Modena, Concordia sulla Secchia, San Possidonio, a partire dai giorni immediatamente successivi alle prime e più violente scosse del 20 e 29 maggio.
Voci che ben descrivono l’altalena di sentimenti che - alla vigilia della riapertura delle scuole - vivono più o meno tanti adolescenti e bambini ancora nelle tendopoli: quasi 900 minori in 22 campi di accoglienza su un totale di 3.471 persone accolte(2).

7-13 anni la fascia d’età più numerosa (37%) a cui segue quella degli adolescenti (14-18). La provincia di Modena registra il più elevato numero di minori (767) nei campi.
Per quanto riguarda le nazionalità, il 36% dei minori è italiano, il 64% di altra nazionalità con una presenza maggioritaria di bambini con genitori provenienti da Marocco, Tunisia ed Egitto e, in misura minore, dal Sud Est Asiatico (India, Pakistan e Sri Lanka).

“Il rientro a scuola per i bambini e gli adolescenti che hanno vissuto il terremoto è un momento delicato e cruciale, perché da una parte rappresenta un ritorno alla normalità e quindi di stabilizzazione, dall’altra potrebbe riproporre paure e timori legati all’evento sismico. Non dimentichiamoci che molti bambini erano a scuola quando ci sono state le scosse più violente e che il terremoto è coinciso con la chiusura, brusca, dell’anno scolastico”, spiega Valerio Neri Direttore Generale Save the Children Italia.

“Inoltre il rientro a scuola non coinciderà automaticamente con il rientro a casa, per una parte di questi bambini e adolescenti che continueranno a stare nelle tendopoli o comunque in strutture alternative alle proprie abitazioni ancora danneggiate. Né la scuola sarà per molti quella di prima, bensì una struttura provvisoria, ubicata magari in un posto diverso e con una capienza inferiore tanto che ci saranno turnazioni degli alunni”, prosegue Valerio Neri.

Sono 165 gli edifici scolastici inagibili per un totale di oltre 17.000(3) studenti di tutti gli ordini e i gradi scolastici che non torneranno nella propria scuola, ma troveranno posto in 28 edifici scolastici provvisori (ESP) e in 1.500 prefabbricati modulari scolastici (PMS)(4). I primi saranno utilizzati in sostituzione di quegli edifici scolastici la cui ricostruzione richiederà fino a quattro, cinque anni. I secondi saranno presi in affitto e verranno impiegati per quelle scuole che si prevede torneranno agibili nel giro di 18-20 mesi.

“Apprezziamo gli sforzi e la corsa contro il tempo che gli enti locali, in particolare la Regione, stanno facendo per garantire un rientro veloce e ordinato. Tuttavia non sarà un rientro e un inizio di anno scolastico come gli altri, perché anomalo e per molti versi difficile è il periodo che bambini e ragazzi si lasciano alle spalle. Per questo alla scuola e agli insegnanti sarà richiesta una speciale attenzione”, prosegue Valerio Neri.

“Come Save the Children siamo intervenuti immediatamente dopo la prima scossa, allestendo in altrettante tendopoli 4 spazi a misura di bambino, aperti tutt’ora sette giorni su sette, con uno staff di operatori ed educatori specializzati e con attività creative, educative, di tipo comunicativo e a di svago meno strutturate in grado di restituire da subito ai bambini un senso di normalità e degli strumenti per elaborare l’evento traumatico. Un giorno a settimana inoltre è stato ed è tuttora dedicato ai compiti e allo studio. Il che contribuirà a facilitare il rientro a scuola. Oltre alle attività nelle tendopoli, sono state anche organizzate attività extra: gite per esempio, attività motorie e sportive itineranti e campi estivi”, spiega infine Valerio Neri.

Dalle scatole magiche - due scatole di cartone, di cui una dei desideri e una delle paure - in cui i bambini hanno messo dei bigliettini con scritte le loro paure e i loro desideri appunto -, all’action painting - un’attività culminata nella realizzazione di grandi tele coloratissime, ispirate ai dipinti di Pollock, su cui i bambini hanno schizzato a mano i colori; dalla linea del tempo - un lungo spago tirato da un punto all’altro della tenda di Save the Children - a cui i bambini hanno appeso dei foglietti con su scritto i fatti salienti della loro vita, dall’anno della loro nascita ad oggi, a La città di formicopoli - una ricostruzione in cartone di una città abitata da tante formiche protagoniste del racconto Le formiche sono più forti del terremoto, a laboratori di henné, di giardinaggio, di riciclo, di fotografia e video, di danza libera. Sono alcune delle numerose attività portate avanti da Save the Children all’interno delle aree a misura di bambino a cui si aggiungono quelle realizzate all’esterno: attività di svago o motorio-sportive, in collaborazione con UISP (Unione italiana Sport Per tutti), come gite nel Parco di Mirabilandia o di Esploralia. Save the Children ha inoltre realizzato iniziative educative e di svago anche per minori non residenti nelle tendopoli: in particolare campi estivi per circa 80 bambini ed adolescenti, in collaborazione con Campi Avventura, nella riserva naturale di Orbetello e nel Parco Regionale del Lago Trasimeno.

Il progetto di Save the Children in Emilia è stato reso possibile grazie a molti sostenitori individuali, numerose aziende e associazioni partner(5).
Un sostegno particolare è venuto dalla Fondazione e dagli oltre 7000 dipendenti di Vodafone Italia che con hanno contribuito alla realizzazione di 4 Spazi a Misura di Bambino e ai Campi Avventura.

"Sin dalle prime ore dal terribile sisma del 20 maggio, Vodafone è intervenuta sul territorio per dare il proprio contributo e da subito la Fondazione si è attivata per realizzare un progetto che portasse un aiuto concreto” spiega Ida Linzalone Segretario Generale della Fondazione Vodafone Italia.

“Ho notato dei miglioramenti nei miei figli da quando fanno attività nella tenda di Save the Children. Prima erano molto spaventati. Qui invece condividendo e parlando delle loro paure anche con altri bambini si sono tranquillizzati”, commenta Annamaria mamma di Gaia e Diego, campo di Novi di Modena.

“E’ un’esperienza che gli rimarrà perché hanno fatto amicizia con tanti bambini. Si divertono, giocano, imparano nuove cose. Ringrazio Francesco, Valeria, Martina e tutte gli operatori di Save the Children perché malgrado tutto da una cosa negativa è nata una cosa positiva”, commenta Souad, 29 anni e 3 bambini, campo di Concordia.

E a partire dal 17 settembre, data ufficiale di riavvio dell’anno scolastico nelle zone colpite dal terremoto, lo staff di Save the Children svolgerà laboratori creativi ed educativi in alcune scuole elementari, a supporto degli insegnanti mentre le aree a misura di bambino resteranno aperte e operative fino alla chiusura delle tendopoli.



Sono disponibili storie degli operatori provenienti da tutta Italia che lavorano con loro da mesi

Per portare soccorso dove serve, immediatamente è possibile sostenere il Fondo Emergenze di Save the Children: www.savethechildren.it/sostienici/fondo_emergenze.html

Note
1- Gli “spazi a misura di bambino” sono delle aree dedicate ai bambini in cui attraverso attività quotidiane creative, educative e di gioco – i bambini possano recuperare subito un senso di normalità e quotidianità e avere anche uno spazio e degli strumenti per elaborare l’evento traumatico
2-Fonte Protezione Civile Regione Emilia-Romagna, 29 agosto 2012. Le tendopoli si trovano nelle province di Modena, Ferrara e Reggio Emilia.
3- 70.000 il totale degli studenti delle 896 scuole dell’area colpita dal sisma
4-Fonte: Assessorato Regionale Scuola e Formazione
5-Si ringraziano: Fondazione Lavazza, per il contributo alla realizzazione dell’intervento; UBS per il sostegno alla realizzazione delle attività; IKEA, NOKIA e Fila Giotto per i materiali donati; Boston Consulting Group per la consulenza offerta e per il contributo alla realizzazione del progetto; Save the Children UK, Save the Children US e Save the Children Norway per le loro donazioni. Le Associazione UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), per la realizzazione delle attività motorie e sportive; Campi Avventura, per l’organizzazione dei campi estivi in Umbria e Toscana, Il Centro Alfredo Rampi Onlus,  Pediatria per l’Emergenza Associazione Onlus, CISMAI,  CittadinanzAttiva, La Dott.ssa Vittoria Ardino, Presidente della Società Italiana per lo Studio dello Stress Traumatico, la Dott.ssa Eva Pattis Zoja, International Association of Expressive Sandwork; i gestori dei campi dove si sono aperti gli Spazi: la Federazione Nazionale Alpini; l’ANPAS (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze); la Croce Rossa Italiana; la Regione Lazio. Un ringraziamento particolare, inoltre, va agli operatori locali, ai genitori, alla Regione Emilia Romagna, al Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e alle istituzioni locali che con il loro supporto hanno agevolato il lavoro di Save the Children.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Save the Children Italia
Tel. 06 4807007 -23- 01-81
press@savethechildren.it
www.savethechildren.it

LO STAFF EMERGENZE NAZIONALI DI SAVE THE CHILDREN
L’esperienza internazionale di Save the Children nella risposta alle emergenze, che coincide dalla nascita dell’Organizzazione (nel 1919, in seguito al primo conflitto mondiale), ci insegna che i bambini sono particolarmente a rischio e vulnerabili quando si verificano catastrofi naturali o umanitarie e pertanto hanno bisogno di un supporto specifico e dedicato sin dalle fasi immediatamente successive all’evento.
Non va ignorato che i sintomi dei disturbi da stress post traumatico possono emergere anche a distanza di tempo e possono tradursi anche in fastidi fisici di tipo psicosomatico ( mal di testa, mal di pancia, vomito, diarrea). Benché i bambini infatti abbiano una grossa capacità di resilienza (reazione e recupero), occorre accompagnarli da subito con attenzione in un percorso di recupero, soprattutto in un contesto in cui sono privati dei luoghi e delle attività che in quanto routinarie, rappresentano delle certezze.
Dopo gli interventi realizzati a l’Aquila a seguito del terremoto del 2009, Save the Children Italia ha costantemente lavorato per rafforzare le proprie competenze nel settore della risposta alle emergenze nazionali al fine di assicurare ai bambini e agli adolescenti che dovessero essere colpiti da una catastrofe una protezione e un supporto immediati, attraverso spazi e attività dedicate che restituiscano un senso di normalità e una tempestiva possibilità di cominciare ad elaborare l’evento traumatico vissuto.
In collaborazione con organizzazioni partner ed esperti, proprio alla luce dell’esperienza dell’Abruzzo, Save the Children ha inoltre promosso la costituzione di un gruppo di lavoro che ha elaborato un documento di “Orientamenti per la protezione dei bambini e degli adolescenti nelle emergenze in Italia”, che offre analisi e indicazioni operative per la protezione dei bambini negli interventi di emergenza in Italia, prima, durante e dopo il verificarsi di calamità naturali. Contemporaneamente, Save the Children ha provveduto a rafforzare le competenze professionali del proprio staff in questo specifico settore, ed oggi si avvale di operatori specializzati in grado di attivarsi immediatamente in caso di emergenza. Oltre alle figure di coordinamento e ai responsabili della logistica, sul campo sono soprattutto impegnati educatori, molti dei quali sono generalmente individuati tra professionisti che già operano in loco. Save the Children considera fondamentale la collaborazione che gli educatori locali possono fornire al progetto emergenza: mentre questi sentono di poter validamente contribuire al benessere della popolazione colpita, partecipando ad attività che concorrono al superamento dell’emergenza, mettendo a frutto le proprie competenze professionali e la conoscenza del contesto sociale nel quale si interviene, Save the Children si avvale della loro conoscenza del contesto locale, dei servizi e delle opportunità disponibili. L’attività educativa è coordinata e supervisionata da educatori esperti di Save the Children i quali realizzano una formazione sul campo di tutte le equipe, in modo da condividere metodologie, strumenti di intervento e regole di comportamento. Questa modalità di impegno di risorse esperte accanto alle risorse locali contribuisce alla diffusione delle metodologie di intervento più aggiornate anche al livello internazionale e, allo stesso tempo, garantisce lo sviluppo di un tessuto locale preparato anche a gestire la fase della post emergenza.