Lampedusa: rinnoviamo l’impegno per l’accoglienza
Sempre più spesso tra le vittime delle tragedie in mare bambini e minori soli, tra i più vulnerabili in mare ma anche in Europa dove sono esposti a rischi altissimi per il caos e l’inadeguatezza nel sistema di accoglienza e transito in diversi paesi.
Sono passati due anni dalle terribili tragedie avvenute nel Mediterraneo il 3 e l’11 ottobre 2013, in cui hanno perso la vita rispettivamente 368 e oltre 260 persone nel tentativo di raggiungere l’Europa, in fuga da guerre, violenze, fame o povertà. L’atroce conta dei numeri, però, non si è fermata. Nel 2015, hanno già perso la vita o risultano disperse nel Mediterraneo quasi 3000 persone, e il 17 aprile si è registrato il più grosso naufragio di sempre, con 800 vittime e dispersi.
“Tra le vittime o i dispersi di queste tragedie sempre più spesso ci sono bambini e minori soli, i più vulnerabili nelle situazioni di pericolo e difficoltà. Quest’anno quante immagini hanno fatto il giro del mondo di bambini senza vita sulle spiagge, di piccole bare arrivate nei nostri porti, di minori che hanno perso la vita dopo essere stati recuperati in mare, per le condizioni di deperimento, di lavori forzati e torture subite in Libia. Storie terribili, che i nostri operatori hanno raccolto tra i compagni di viaggio o i familiari sopravvissuti,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini e a promuovere i loro diritti in tutto il mondo.
“Oggi Save the Children è a Lampedusa insieme al Comitato 3 Ottobre, di cui fa parte, per ricordare tutte le vittime ed essere vicini ai familiari presenti, e per ribadire che l’Europa deve continuare le operazioni di ricerca e soccorso in mare, rese possibili grazie al prezioso lavoro quotidiano di tutte le forze italiane ed europee impegnate nel Mediterraneo. La migliore forma di rispetto per chi ha perso la vita è quella di dare immediatamente risposte concrete a chi è riuscito ad approdare sulle coste europee, ma non si può considerare ancora veramente in salvo. In questo momento, infatti, migliaia di bambini e le loro famiglie, arrivati in Europa in condizioni disperate, scampati alla morte in mare, sono infatti lasciati a se stessi, senza assistenza o stipati in strutture di accoglienza spesso disumane. Siamo estremamente preoccupati per i bambini che si trovano in situazioni di caos dovute alla chiusura dei confini da parte di alcuni paesi europei. Migliaia di minori, anche piccolissimi, sono costretti a dormire all’aperto, esposti al rischio di ammalarsi o di essere vittime di trafficanti, violenze o sfruttamento. L'Europa ha il dovere di proteggere i profughi, soprattutto i più piccoli e i minori non accompagnati dal rischio di abusi, sfruttamento o violenze sul suo territorio, riconoscendo loro il diritto di costruirsi un futuro dignitoso come quello di milioni di loro coetanei che vivono nei nostri paesi. Per quanto riguarda l’Italia, ricordiamo che proprio all’indomani del naufragio del 3 ottobre, in parlamento venne depositato un disegno di legge, fortemente voluto da Save the Children, per dare vita ad un sistema organico di accoglienza e protezione dei minori stranieri non accompagnati. Purtroppo dobbiamo registrare il fatto che, nonostante il disegno di legge sia stato sottoscritto da rappresentanti delle principali forze di maggioranza e di opposizione, a distanza di due anni giace ancora presso la commissione Affari Costituzionali della Camera.”
Solo in Italia, secondo le stime di Save the Children, dal 1 gennaio al 30 settembre 2015 sono arrivati via mare circa 13.100 minori, tra cui almeno 9.300 minori soli provenienti per la maggior parte da Eritrea, Somalia, Nigeria, Gambia e Siria.
“Save the Children chiede, inoltre, all’Europa di agire in modo organico con programmi di riallocazione dei profughi giunti nel continente e di re-insediamento di profughi direttamente dai paesi di origine o di transito, e di intervenire sulle cause primarie della crisi, rafforzando gli aiuti e la cooperazione e l’impegno diplomatico per la soluzione negoziata dei conflitti in Siria, Libia e in altre zone di grande instabilità, caratterizzate da guerre e violenze.”
Le attività di Save the Children per i minori migranti in Italia
Save the Children è presente sulle coste italiane dal 2008 per fornire assistenza ai minori in arrivo via mare alla frontiera sud nell’ambito di progetti, coordinati dal Ministero dell’Interno. Le attività, in particolare quelle svolte con i minori soli non accompagnati, hanno l’obiettivo di fornire informazione, consulenza legale, mediazione culturale, garantire la loro corretta identificazione e protezione, monitorare gli standard di accoglienza in Italia e facilitare, nel caso esistano le condizioni, la riunificazione familiare con parenti residenti in Italia o in altri Paesi. Sono, inoltre, stati attivati quest’anno in Sicilia “Spazi a misura di bambino e adolescente” in tutte le aree di sbarco e nelle strutture di prima accoglienza.
Save the Children opera anche a Milano e Roma, due dei principali luoghi di transito dei minori stranieri non accompagnati e dei nuclei familiari con bambini, attraverso due centri diurni a Roma e Milano, in partnership con la Cooperativa Civico Zero, e il centro notturno A28 a Roma, in partnership con Intersos.
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