Siria: migliaia di bambini di Moadamiya hanno urgente bisogno di aiuti dopo quattro anni di assedio

Nella città assediata di Moadamiya, a sud di Damasco, è iniziata ieri la seconda fase delle operazioni di evacuazione dei combattenti dell’opposizione e delle loro famiglie.

L’area è sotto assedio dal 2012 e la città viene costantemente colpita dai bombardamenti e dal fuoco di artiglieria dovuti agli intensi scontri. Da quattro anni i bambini vivono in condizioni sempre più critiche, senza accesso regolare a cibo, acqua potabile e medicine.

Nell’ambito delle evacuazioni riprese oggi, i combattenti dell’opposizione si recheranno nei campi designati a Idlib, dove saranno raggiunti subito dopo dalle loro famiglie. Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti, chiede che venga garantito a tutti i bambini che saranno evacuati a Idlib un passaggio sicuro e che gli aiuti umanitari siano distribuiti urgentemente alle famiglie che decideranno di restare a Moadamiya.

“I bambini che da Moadamiya andranno a Idlib si lasceranno alle spalle l’unica realtà che finora hanno conosciuto nella loro breve vita: una quotidianità fatta di guerra, violenze e distruzione,” afferma Sonia Khush, responsabile di Save the Children in Siria. “Sono bambini affamati, indeboliti e in molti casi malati o feriti, che hanno trascorso anni a contatto con gli orrori della guerra. È fondamentale garantire loro un passaggio sicuro e dignitoso verso Idlib e offrire loro la certezza che a Idlib la situazione non sarà peggiore di quella che si stanno lasciando alle spalle”.

Imad*, un dentista che vive a Moadamiya, racconta le conseguenze devastanti dell’assedio alla città: “Tra il 2012 e il 2013, nel pieno dell'assedio e degli scontri armati, c’era solo un ospedale da campo in città. Non ci sono medicine disponibili e i medici sono costretti a preparare soluzioni saline utilizzando acqua distillata. Un'intera generazione di bambini tra 0 e 6 anni ha urgente bisogno di medicine e di cibo”. Ali, 17 anni, è fuggito da Moadamiya ad agosto.

Dal Libano, dove vive da rifugiato, racconta l’assedio in quella che era la sua città: "I prezzi erano saliti alle stelle: un chilo di riso arrivava a costare anche più di 125 euro, lo zucchero costava 170 euro. Non potevamo comprare nulla a quei prezzi. Eravamo costretti a mangiare l’erba e a bere acqua contaminata. Molte persone stavano male. Nell’ultimo anno, la gente ha iniziato a mangiare anche cani e gatti, qualunque cosa, anche serpenti. Per noi è vietato mangiare questi animali ma non c'era più nulla da mangiare. I bombardamenti e gli attacchi aerei erano continui. La gente stava morendo e non c'erano medicine per curarsi”.

"Confidiamo che l’accesso a Moadamiya venga aperto il prima possibile, tuttavia ciò non servirà a nulla se i generi alimentari che giungeranno in città saranno andati a male oppure se i costi degli alimenti resteranno talmente alti che nessuno potrà permetterseli. Per questo è quanto mai urgente che gli aiuti umanitari raggiungano la città,” spiega ancora Sonia Khush. “La gente di Moadamiya ha bisogno che l’assedio e i bombardamenti cessino immediatamente. Solo così in città potranno arrivare medicine salvavita e i malati e i feriti potranno essere evacuati e ricevere le cure mediche di cui hanno disperato bisogno".

In tutta la Siria, sono 18 le aree classificate come assediate dalle Nazioni Unite. Si tratta di zone che continuano a subire atrocità simili a quelle che si stanno verificando ad Aleppo. Molti bambini hanno trascorso anni senza cibo, acqua e senza avere accesso a farmaci e cure adeguate ed è quindi fondamentale che ricevano al più presto l’aiuto e il supporto di cui hanno bisogno.

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