Iraq: più di un milione di bambini, che hanno vissuto sotto il giogo dell’ISIS, non ha avuto accesso all’istruzione

Oltre un milione di bambini che ha vissuto sotto il controllo dell’ISIS in Iraq non ha potuto frequentare la scuola o è stato costretto ad apprendere secondo un curriculum da essi stabilito, alcuni di loro per più di due anni[1]. È l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare in bambini in pericolo e a promuoverne i diritti.

Mentre le forze irachene continuano a combattere per il controllo della città di Mosul, il numero delle persone sfollate a causa dei combattimenti dall’inizio dell’offensiva, lanciata il 17 ottobre, è salito a 34.000: un aumento del 50% da venerdì scorso.   

Secondo i familiari dei bambini che hanno vissuto sotto il dominio dell’ISIS e ora si trovano nel campo di Jad’ah, a sud di Qayyarah, i contenuti estremisti del curriculum di insegnamento erano finalizzati a trasformare i bambini in combattenti, facendo loro un lavaggio del cervello.

 “Ai bambini insegnavano come costruire bombe. Nel cortile della scuola c’era un grande televisore che trasmetteva immagini di propaganda: mostravano loro come uccidere, costruire bombe suicide e tagliare teste,” dichiara Hamid*, padre di cinque bambini.

Secondo Hamid*, solo i maschi potevano frequentare la scuola, ma la maggior parte dei genitori faceva del proprio meglio per proteggerli e tenerli a casa nonostante le pressioni dell’ISIS. “Ripetevamo ai nostri figli di non credere a ciò che veniva loro insegnato, volevamo che capissero che quello non era il vero Islam,” continua Hamid*.  

Karim*, padre di quattro figli, racconta che molti bambini, anche di soli 12 anni, venivano reclutati dall’ISIS a scuola: “Alcuni bambini mi hanno riferito che l’ISIS li portava per 40 giorni nella loro base per addestrarli e insegnava loro che uccidere militari era halaal (lecito). Reclutavano tra 50 e 100 bambini per volta; molti di loro sono poi rimasti uccisi nei combattimenti”.

Karim* racconta i suoi figli vivevano in una condizione di paura costante e per lui era molto frustrante doverli tenere lontani da scuola per proteggerli. “Era molto dura per le mie figlie: avevano paura e piangevano tutto il tempo, scosse da tremiti. Voglio che i miei figli ricevano un’educazione e trovino un lavoro. La cosa più importante per loro è saper leggere e scrivere.”

Save the Children ha costruito delle aule temporanee nel campo di Jad’ah, dove vivono oltre 1.000 famiglie, per permettere ai bambini di ricominciare a imparare il prima possibile. Secondo il Direttore di Save the Children in Iraq, Maurizio Crivellaro, i bambini sono euforici all’idea di cominciare.

“Nessun bambino innocente dovrebbe essere esposto a questo tipo di insegnamenti a scuola. È essenziale riportarli a un ambiente scolastico sicuro e positivo, dove possano iniziare il processo di recupero e ritrovare speranza per il futuro,” afferma Crivellaro.

 “Appena abbiamo allestito le classi, hanno cominciato a radunarsi e a sbirciare con curiosità. A giudicare dai sorrisi che avevano stampati sul volto, sapevano bene che si trattava di una scuola ed erano entusiasti all’idea di ritornare alla normalità.”

Gli insegnanti stanno svolgendo attività ludiche e ricreative con i bambini, prima di procedere con le competenze di base di lettura e di calcolo, per poi introdurre il curriculum iracheno, con il sostegno delle comunità colpite e del Dipartimento dell’educazione di Ninewa.

Secondo Crivellaro, alcuni bambini non erano mai andati a scuola prima e necessiterebbero di un sostegno ulteriore: “Tutti i bambini sfollati avranno bisogno di frequentare lezioni informali o di recupero almeno per i primi mesi, prima di poter essere valutati e assegnati a scuole formali a seconda del loro rendimento, come disposto dal Dipartimento dell’educazione”.

 “I bambini e i loro genitori ci hanno riferito che, durante la crisi, la loro priorità era l’educazione, che per loro rappresenta la chiave per il futuro e non può essere rimandata. Questi bambini hanno già perso una parte troppo importante della loro infanzia,” conclude Crivellaro.

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Per interviste, sono disponibili portavoce di Save the Children sia dall’Iraq che dall’Italia.

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Tel 06-48070023/63/81/82
ufficiostampa@savethechildren.org
 

[1] Secondo il Piano di risposta umanitaria per l’Iraq 2016, 3 milioni di persone vivevano nelle aree controllate dall’ISIS a dicembre 2015. Visto che circa il 35% della popolazione irachena è composta da bambini in età scolare, si stima che oltre 1 milione di bambini(1,050,000) che vivevano sotto il controllo dell’ISIS non andavano a scuola o frequentavano istituti controllati dall’ISIS.