Iraq: a un mese dall’inizio dell’offensiva a Mosul, si stima che 600.000 bambini siano intrappolati nella città irachena

A un mese dall’inizio dell’offensiva a Mosul, i bambini stanno pagando un prezzo altissimo. Molti sono rimasti gravemente feriti nei combattimenti o mostrano segni di forte sofferenza psicologica, anche una volta giunti in un luogo sicuro. Si stima che siano 600.000 i bambini rimasti intrappolati dentro a Mosul. È questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare in bambini in pericolo e a promuoverne i diritti.

Sono finora 60.000 gli sfollati fuggiti dalla città e dalle aree circostanti, tra cui decine di migliaia di bambini. Mentre continua l’offensiva, ci si attende che molte altre famiglie cercheranno di scappare per raggiungere i campi di sfollati.  

Il personale medico in prima linea e negli ospedali ha raccontato a Save the Children che ogni giorno circa una dozzina di bambini rimangono mutilati, mentre i combattimenti si spingono verso l’interno della città.

Secondo il personale di Save the Children sul campo, anche quando riescono a raggiungere i campi vicino a Mosul senza subire danni fisici, i bambini mostrano segni preoccupanti di sofferenza psicologica.

I disegni realizzati questa settimana dai bambini in un centro gestito dall’Organizzazione a Qayyarah, 80 chilometri a sud della città, raffigurano carri armati, soldati armati e persone che fuggono in preda al terrore.

Il personale sul campo ha riferito di una bambina talmente traumatizzata che non parla più e sputa, di altri che manifestano improvvisi scoppi d’ira, un tipico segno di stress, e dei frequenti litigi che scoppiano tra i bambini quando giocano nel campo.

Save the Children opera in loco attraverso un team di protezione minori che fornisce primo soccorso psicologico ai bambini in fuga dalle violenze e ha allestito uno spazio sicuro dove i bambini possono giocare e imparare. Nel campo di Qayyarah Jad’ah, l’Organizzazione assiste quasi 2.000 bambini con Spazi a misura di bambino e tende in cui si svolgono lezioni di alfabetizzazione e matematica.

 “Molti bambini hanno vissuto per due anni sotto il controllo dell’Isis prima di essere costretti alla fuga attraverso una zona di guerra e alcuni hanno visto uccidere o impiccare persone davanti ai loro occhi. Immaginate l’effetto che questo può avere su un bambino,” afferma il Vicedirettore di Save the Children Iraq, Aram Shakaram.

“Lavorando in molte aree di conflitto, abbiamo visto come il fatto di avere a disposizione uno spazio sicuro possa trasformare un bambino, aiutandolo a recuperare una forma di normalità, a fuggire all’incertezza e guarire dai traumi della guerra. Fornire aiuti salvavita come un riparo, cibo e acqua è essenziale in questa crisi, ma per aiutare i bambini a guarire dalle loro sofferenze, dare loro un posto sicuro dove imparare dev’essere considerato una priorità,” prosegue Shakaram. 

Una famiglia che vive nella parte della città controllata dall’Isis ha raccontato a Save the Children che sono stati costretti ad assembrarsi insieme ad altre 600 persone all’interno di una scuola, dove sono stati usati come scudi umani. Sono stati rilasciati dopo sei ore quando i combattenti dell’Isis hanno deciso di usare dei famigliari di ufficiali di polizia e militari dell’esercito iracheno al loro posto.

“Bisogna fare di più per garantire la sicurezza dei civili. È terrificante pensare che, al momento, l’unica opzione per queste famiglie e per questi bambini è di esporre un drappo bianco e pregare di non rimanere vittime del fuoco incrociato,” prosegue Shakaram.

 “Mentre il conflitto si spinge ulteriormente all’interno della città diventando sempre più brutale, tutte le parti in conflitto devono garantire un canale sicuro di fuga per i civili e di accesso per gli aiuti umanitari. La presenza di questi canali deve essere una priorità, non un elemento secondario.”

Per sostenere gli interventi di emergenza di Save the Children in Iraq: https://www.savethechildren.it/crisi-umanitaria-iraq

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