21 Organizzazioni e agenzie umanitarie invitano i leader europei ad agire con urgenza per salvare la vita di migliaia di persone bloccate sulle isole greche a causa dell’accordo UE-Turchia
Migliaia di migranti e rifugiati, bloccati in Grecia per effetto dell’accordo UE-Turchia, rischiano di perdere la propria vita quest’inverno a causa delle condizioni degradanti in cui sono costretti da mesi in campi sovraffollati e non adeguatamente attrezzati per affrontare il freddo e il cattivo tempo.
È l’allarme lanciato oggi da 21 Organizzazioni e agenzie umanitarie che invitano i leader europei, che si riuniranno domani a Bruxelles per discutere di migrazione, ad adottare misure urgenti per salvare le vite di migliaia di bambini con le loro famiglie intrappolati in Grecia.
In un appello congiunto rivolto ai capi di Stato e di Governo degli Stati Membri dell’Unione europea, le 21 Organizzazioni – tra cui Save the Children, Oxfam, Amnesty International, Human Rights Watch e International Rescue Committee – denunciano le condizioni di vita precarie in cui si ritrovano le migliaia di persone che hanno raggiunto le coste greche, attraverso lunghi e pericolosi viaggi, in cerca di un lido sicuro e di dignità. Nonostante l’ormai insostenibile sovraffollamento e il rapido deterioramento delle condizioni di accoglienza nei campi profughi, i migranti non sono ancora stati trasferiti sulla terraferma dalle isole poiché i governi europei temono di non essere in grado di spostare le persone dal territorio greco alla Turchia, come prevede l’accordo con la Turchia siglato a marzo scorso.
Uomini, donne e bambini sono intrappolati da mesi all’interno di campi che non sono adeguatamente attrezzati per accogliere migranti e rifugiati per periodi di lunga durata, soprattutto in inverno. Con l’abbassamento delle temperature e il peggioramento delle condizioni climatiche, molte persone, tra cui anche bambini e neonati, sono costretti a vivere nelle tende, spesso sulle spiagge, dove stanno soffrendo il freddo e dove non hanno la possibilità di riscaldarsi.
Solo tre settimane fa, una nonna e il suo nipotino di 6 anni hanno perso la vita a causa di un incendio nella loro tenda che si trovava all’interno dell’hotspot di Moria, sull’isola di Lesbo, mentre la donna, costretta dal freddo, cucinava all’interno. In un altro caso, una famiglia ha subito una intossicazione da monossido di carbonio a causa di una stufa malfunzionante che si è procurata da sé non avendone ricevuta una idonea nel campo.
Molti rifugiati e migranti, compresi numerosi bambini, vengono inoltre rinchiusi in centri di detenzione prima ancora di poter fare domanda d’asilo e il loro diritto fondamentale ad avere accesso ad un’equa ed efficace procedura per il riconoscimento della protezione internazionale viene gravemente violato. Durante il processo di ricollocamento, molte persone sono state separate dalle proprie famiglie mentre in altri casi il processo di ricongiungimento familiare viene riconosciuto solo ad alcuni componenti di una famiglia e non agli altri. Le Organizzazioni denunciano poi che le procedure di asilo risultano lente e inutilmente complicate, mentre il meccanismo di ricollocamento è ancora troppo macchinoso e difficoltoso e continua ad escludere molte persone.
In base a questo scenario, le Organizzazioni chiedono ai leader europei di intraprendere misure concrete e urgenti per migliorare le condizioni di vita di migliaia di uomini, donne e bambini in Grecia.
"In qualsiasi altra parte del mondo, i Paesi europei inviterebbero i governi a mettere in campo tutti gli strumenti possibili. I governi europei, invece, continuano a non gestire in modo efficace i nuovi arrivi e si continua a relegare responsabilità solo su alcuni paesi. I leader europei devono pertanto dimostrare solidarietà con paesi di primo arrivo come la Grecia e l'Italia, e soprattutto devono offrire tutto il supporto di cui hanno bisogno a uomini, donne e bambini che cercano un futuro migliore in Europa", afferma Natalia Alonso, Vicedirettore Advocacy e Campagne di Oxfam International.
"L'accordo UE-Turchia è palesemente fallito e ha aggravato le condizioni di vita di uomini, donne e bambini giunti in Europa in cerca di sicurezza. Questo accordo, che ignora e - peggio ancora - provoca sofferenza e violazioni dei diritti umani non deve pertanto diventare un modello per gli altri”, spiega Iverna McGowan, Direttore dell’ufficio Istituzioni europee di Amnesty International.
Per Imogen Sudbery, Responsabile dell'Ufficio di Bruxelles della International Rescue Committee "La crisi in Grecia è del tutto evitabile. I leader dell'UE hanno molti strumenti a loro disposizione, compresi il ricollocamento e il ricongiungimento familiare, per trovare una soluzione dignitosa per le migliaia di rifugiati i cui genitori, fratelli o altri familiari si trovano già in altre parti d'Europa. La domanda è: i leader dell'UE condividono gli stessi sforzi e la stessa umanità per utilizzare realmente questi strumenti?".
Le ONG e le agenzie umanitarie firmatarie invitano dunque i governi europei a non replicare l'accordo UE-Turchia con altri paesi nell'ambito del 'quadro di partenariato' con i governi africani, poiché accordi di questo tipo avrebbero come unico obiettivo quello di impedire ai migranti di raggiungere l'Europa.
Al vertice UE di giovedì, i leader europei hanno pertanto la possibilità di affrontare in modo concreto la grave situazione che vivono i migranti sulle isole greche. In particolare, la coalizione di Organizzazioni e agenzie umanitarie chiede ai leader dell'UE di adottare con urgenza le seguenti misure:
• Dare priorità all'immediato trasferimento sulla terraferma delle persone che attualmente vivono in siti sovraffollati sulle isole greche, in modo da offrire loro standard di accoglienza che rispettino il diritto europeo e internazionale. I governi europei non devono insistere perché le autorità greche mantengano i migranti sulle isole, in condizioni precarie e lontane dagli standard di accoglienza europei;
• Aumentare gli sforzi perché i richiedenti asilo non restino nei paesi di primo arrivo, tra cui la Grecia, consentendo loro un accesso rapido ed efficiente al ricongiungimento familiare, al ricollocamento e all’ottenimento dello status di rifugiato. In tal senso, è fondamentale che la priorità venga data ai gruppi più vulnerabili, indipendentemente dalla loro nazionalità, e che le persone ricevano adeguate informazioni e supporto nella scelta del paese di destinazione;
• Garantire che ogni persona abbia accesso alla protezione e a una procedura di asilo equa ed efficiente; la volontà di accelerare le procedure non deve pregiudicare le possibilità per le persone di accedere all’asilo.
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