Neonata abbandonata: 278 bambini non riconosciuti dalle madri alla nascita in ospedale.
“Di fronte ad una tragedia come quella di Trieste che lascia attoniti, non possiamo non sottolineare l’importanza di rafforzare la rete di prevenzione per scongiurare altri drammi, lavorando sulla comunicazione all’interno delle scuole, nei consultori, in tutta la rete dei servizi, per intercettare per tempo le situazioni di maggiore fragilità e per diffondere tra tutte le donne la conoscenza della legge italiana che prevede la possibilità di tutelare il parto in anonimato in ospedale. Una maggiore conoscenza di questa opportunità contribuirebbe a diminuire i parti non assistiti, garantendo l’incolumità delle donne e dei bambini ed evitando gli abbandoni di neonati in luoghi non sicuri”. Così Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children commenta la tragica notizia giunta da Trieste, dove ha perso la vita una neonata trovata ieri in un giardino condominiale, nata in casa - a quanto si apprende - da una ragazza di soli 16 anni, che l’avrebbe abbandonato lì la bambina dopo averla data alla luce.
Negli ultimi dieci anni – spiega l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti – si è fortemente ridotto il numero di neonati non riconosciuti alla nascita dalla madre, passando dai 410 del 2004 ai 278 del 2014, con un calo di oltre il 30%[1]. Anche il numero delle mamme teen sono in diminuzione: nel 2015 i nati da mamme minorenni erano infatti 1.739 a fronte delle 1.981 dell’anno precedente.
“Casi come quelli di Trieste ci confermano l’importanza fondamentale di attivare ogni forma di attenzione nei confronti di chi vive condizioni di particolare fragilità sociale e psicologica – con il coinvolgimento attivo di figure quali gli insegnanti, i pediatri, i medici di famiglia -, e di diffondere ad ogni livello la conoscenza della possibilità di essere sempre assistite in ospedale durante il parto, dove si può partorire in totale anonimato, avendo la possibilità di dare alla luce il bambino in ospedale, senza l’obbligo di riconoscerlo alla nascita”, spiega ancora Raffaela Milano.
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[1] Elaborazione ANFAA su dati del Ministero della Giustizia-Direzione Generale di Statistica e dell’ISTAT.