Libano: migliaia di bambini a rischio per le conseguenze dell’emergenza Covid-19 e della pesante crisi economica in corso
In seguito ai casi di COVID-19 registrati in Libano tra i rifugiati e le comunità locali, Save the Children e i suoi partner sul campo stanno provvedendo alla ristrutturazione di nove edifici abbandonati, tra cui una fabbrica e un ristorante, da poter essere utilizzati come centri di isolamento. L’Organizzazione sta anche trasformando le tende vuote presenti negli insediamenti di rifugiati nella valle della Bekaa in unità di isolamento, per far sì che i pazienti possano auto-isolarsi all'interno dei campi.
Secondo Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, migliaia di famiglie vulnerabili sono destinate ad affrontare l'epidemia di Coronavirus con pochi mezzi a disposizione, in un Paese che già sta facendo i conti con una paralizzante crisi economica.
I team di Save the Children nella valle della Bekaa, al confine con la Siria, ristruttureranno i nove edifici abbandonati prima di consegnarli al Ministero della Salute, che li trasformerà così in strutture sanitarie temporanee per un massimo di mille pazienti COVID-19, libanesi così come rifugiati siriani e palestinesi.
L’Organizzazione sta inoltre trasformando le tende in unità di isolamento in 218 insediamenti informali, che ospitano 45.500 rifugiati, e fornirà alle comunità locali informazioni su come gestire un focolaio, come misure igieniche, il monitoraggio dei sintomi e la tracciabilità e l’isolamento dei contatti. Con oltre il 70% dei rifugiati in Libano che vivono al di sotto della soglia di povertà e in condizioni di sovraffollamento, l'autoisolamento è di fatti impossibile da realizzare, sottolinea l’Organizzazione.
"Alcune tende erano vuote perché i rifugiati si sono trasferiti in un altro sito o non possono permettersi di pagare l'affitto per il terreno su cui sono sistemati. Trasformandoli in unità di isolamento, gli adulti con infezione da Coronavirus possono rimanere vicini alla propria famiglia, soprattutto se sono i soli a prendersi cura di diversi bambini”, ha affermato Jad Sakr, Direttore di Save the Children in Libano.
“Finora, sono stati confermati cinque casi tra i rifugiati in un campo palestinese in Libano. Ma non possiamo aspettare che si sviluppi un vero e proprio focolaio, che si diffonderebbe come un incendio negli insediamenti dove mancano misure per attuare il distanziamento o l'isolamento sociale, con accesso limitato all'acqua pulita e dove le persone non hanno la possibilità di acquistare sapone e disinfettanti. Dobbiamo agire ora, prima che sia troppo tardi", ha aggiunto Jad Sakr.
La crisi economica che ha colpito il Libano nell'ottobre 2019 è stata aggravata dal lockdown dovuto al COVID-19 che lo scorso marzo ha fermato il Paese e ha chiuso le scuole. La sterlina libanese locale si è deprezzata del 63 percento sul mercato informale, erodendo così il potere d'acquisto delle persone .
Per molte famiglie libanesi e siriane disoccupate, l'accesso all'assistenza sanitaria è diventato una sfida. In queste circostanze, i bambini sono a maggior rischio di essere coinvolti in forme di lavoro minorile, il che riduce le possibilità per loro di tornare a studiare quando le scuole riapriranno.
“Se una persona viene infettata, temiamo che l'intero campo possa esere a rischio. Alcune persone stanno spendendo il poco che hanno in mascherine e disinfettanti. Sono diventati più importanti del cibo. Il mio vicino mi ha detto che la sua famiglia ha mangiato tè e pane a cena nelle ultime tre sere, mentre le ragazze lavorano nelle aziende agricole per 2,5 dollari al giorno per aiutare le loro famiglie", è la testimonianza di Jihad*, 42 anni, rifugiato siriano che vive nella valle della Bekaa.
“Ho due figlie di 21 e 16 anni con anemia falciforme, che sono state sottoposte a interventi chirurgici. Dovrebbero andare in ospedale regolarmente per ricevere i trattamenti necessari, ma non possiamo farlo perché abbiamo paura che possano prendere il coronavirus. Uno dei medicinali che devono prendere costa 50 dollari e non possiamo più permettercelo", ha raccontato Salma*, 44 anni, una madre libanese di quattro figli che da poco ha perso il lavoro insieme al marito:
Nell’ambito dei suoi interventi per rispondere all’emergenza COVID-19, in Libano Save the Children è al lavoro per sostenere economicamente più di 2.100 famiglie libanesi, siriane e palestinesi, per fornire kit alimentari, igienici, educativi e beni di prima necessità a oltre 32.000 famiglie e per garantire condizioni di vita migliori a 980 famiglie di rifugiati siriani. Allo stato attuale, i team di Save the Children sul campo hanno inoltre condotto ampie attività di sensibilizzazione grazie allae quali sono state raggiunte oltre 41.000 persone, tra cui 25.000 bambini.
*Nomi di fantasia per tutelare l’identità delle persone
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