Anniversario conflitto Yemen: dall’inizio della guerra più di 19 mila raid aerei contro scuole e ospedali
Dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen, quattro anni fa, più di 19 mila raid aerei hanno devastato scuole, ospedali e importanti infrastrutture, 13 al giorno, più di uno ogni 2 ore. Violenze e distruzione che hanno costretto 1,5 milioni di bambini a fuggire dalle loro case e dai loro villaggi e che in molti casi, più di 1 al giorno, sono stati colpiti dai bombardamenti proprio mentre tentavano di ripararsi in un luogo sicuro. Bambine e bambini vittime dirette delle bombe vendute dai governi stranieri alla Coalizione a guida saudita, che ogni mese uccidono o feriscono gravemente 37 minori in un Paese sconvolto da un conflitto cruento e senza fine, dove 10 milioni di minori non hanno accesso a cure mediche adeguate, tantissimi rischiano di morire di fame e 1 ragazza su 3 e 1 ragazzo su 4 non hanno la possibilità di andare a scuola.
Numeri che fotografano le terribili condizioni che sono costretti ad affrontare ogni giorno i bambini in Yemen e che Save the Children – l’Organizzazione nata 100 anni fa proprio per aiutare i bambini vittime della prima guerra mondiale – diffonde alla vigilia del quarto anniversario dell’inizio dell’escalation della guerra, che ricorre il 26 marzo.
Un anniversario sul quale Save the Children ha voluto accendere i riflettori con l’evento pubblico “Stop alla guerra sui bambini”, andato in scena presso la Galleria Alberto Sordi di Roma, che ha visto protagonisti le note del Maestro Giovanni Allevi, Ambasciatore di Save the Children, e la voce dell’attrice Anna Foglietta, presidente dell’Associazione Every Child is My Child. Un evento all’insegna della musica e delle parole per portare all’attenzione dell’opinione pubblica il forte appello che arriva dai bambini dello Yemen che chiedono al mondo che la loro voce venga ascoltata e che la guerra possa finire immediatamente “perché siamo bambini come ogni altro bambino al mondo e non ce la facciamo più a sopportare la guerra”.
Vittime delle bombe straniere
Gli attacchi aerei condotti dalla Coalizione a guida saudita, secondo i dati diffusi oggi da Save the Children[1], rappresentano la principale causa di morte o ferimento per i bambini in Yemen. Dall’inizio dell’escalation del conflitto, si contano quasi 6.500 minori uccisi o feriti dai bombardamenti, ma i numeri potrebbero essere anche più elevati visto che non sempre le cifre delle vittime tra i civili vengono diffuse pubblicamente. Solo negli ultimi 12 mesi, il 46% del totale dei minori yemeniti che hanno perso la vita o sono rimasti gravemente feriti sono stati colpiti proprio dai bombardamenti lanciati per via aerea. Bombe straniere che nell’ultimo anno di conflitto hanno provocato la morte di almeno 226 bambini e il ferimento di quasi 220. In particolare, 210 bambini sono stati colpiti mentre si trovavano a casa o nei pressi della loro abitazione, mentre 150 si trovavano in auto, a volte mentre fuggivano nel tentativo di raggiungere un luogo sicuro.
Bambine e bambini vittime dei bombardamenti condotti con gli armamenti prodotti all’estero e venduti dai governi stranieri alla Coalizione a guida saudita. Tra questi, anche bombe prodotte in Italia dalla fabbrica RWM nello stabilimento di Domusnovas, in Sardegna, e la cui esportazione verso Paesi che violano i diritti umani è vietata dalla legge italiana sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (L. 185/1990).
Per questo Save the Children, nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini” in occasione del centenario dell’Organizzazione, ha lanciato una petizione on line per chiedere con forza al Ministero degli Affari Esteri di fermare immediatamente la vendita di armi italiane utilizzate contro i bambini in Yemen. Una petizione che è già stata firmata da oltre 54 mila persone e che tutti possono continuare a sottoscrivere collegandosi al sito www.savethechildren.it/StopArmi.
I raid aerei, spiega l’Organizzazione, vengono spesso condotti su aree altamente popolate facendo così molte vittime tra i bambini. Come avvenuto solo pochi giorni fa, il 10 marzo scorso, quando un bombardamento ha colpito cinque abitazioni provocando la morte di almeno 10 bambini, oppure nell’agosto scorso quando le bombe sono cadute su uno scuolabus uccidendo 40 bambini.
Sameer, 8 anni, è una delle vittime dei raid aerei. È stato gravemente ferito in un villaggio vicino a Hodeidah mentre tornava a casa con suo nonno. "Ricordo ancora il rumore del razzo che arrivava e poi l’esplosione. Sono svenuto e sono stato portato in ospedale. Mi sono svegliato dopo tre giorni – racconta Sameer, nome di fantasia, che ha riportato gravi feriti alla testa e che ha ricevuto le cure grazie all’intervento di Save the Children – Non voglio altro che la guerra finisca e che qui possa tornare la calma”.
"L'uso di armi esplosive in aree densamente popolate è una tattica crudele utilizzata da chi vuole uccidere e distruggere indiscriminatamente. Tanti, troppi bambini continuano a morire mentre sono rintanati in casa per cercare di proteggersi dai bombardamenti o mentre cercano di fuggire dal pericolo. Non si può neanche lontanamente immaginare il terrore che possono provare quando una bomba cade sulla loro casa né la gravità delle ferite fisiche e mentali che tutto questo lascia in maniera indelebile su di loro. Quello che sta accadendo in Yemen dovrebbe scioccare il mondo e deve finire immediatamente. Per questo chiediamo che nessun governo al mondo consenta l’esportazione di bombe e armi a quelle parti in conflitto che colpiscono indiscriminatamente i bambini perché nessun bambino dovrebbe subire le crudeltà indicibili che ogni giorno si perpetrano in Yemen”, ha dichiarato Tamer Kirolos, Direttore di Save the Children in Yemen, in questi giorni a Roma per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul conflitto in corso.
Un evento di musica e parole per accendere i riflettori sul conflitto
“Quando camminiamo abbiamo paura; quando dormiamo abbiamo paura; quando giochiamo abbiamo paura. Non vogliamo più vivere dove c’è la guerra, non ce la facciamo più…Siamo innocenti e siamo bambini proprio come ogni altro bambino al mondo, come i vostri bambini. Vogliamo che ci si prenda cura di noi come per tutti gli altri bambini. Vogliamo la possibilità di studiare e andare a scuola. Vogliamo disegnare, mangiare, ridere, giocare, crescere e seguire i nostri sogni. Chiediamo che la nostra voce venga ascoltata e che la guerra in Yemen possa finire immediatamente”.
Questo l’appello lanciato ai leader mondiali da alcuni bambini e bambine dello Yemen ai quali Save the Children ha voluto dare voce, in occasione del quarto anniversario del conflitto.
Per tenere alta l’attenzione sulla più grave crisi umanitaria in corso nel mondo, l’Organizzazione ha promosso l’evento pubblico “Stop alla guerra sui bambini” nella Galleria Alberto Sordi di Roma, che per un giorno si è trasformata in un vero e proprio scenario di guerra, a rappresentare le macerie, la distruzione e gli altri effetti visibili di un bombardamento. Al centro un pianoforte, con le note del Maestro Giovanni Allevi, Ambasciatore di Save the Children, e le parole dell’attrice Anna Foglietta, presidente dell’Associazione Every Child is My Child, la quale ha recitato un monologo in cui ha interpretato la Signora Guerra per descrivere le crudeltà compiute ogni giorno contro i bambini dello Yemen. Un’iniziativa di musica e parole presentata dalla giornalista Valentina Petrini.
“Da tanti anni ormai sono al fianco di Save the Children per proteggere i bambini, in Italia e in tutto il mondo, e anche in questa occasione ho voluto fortemente esserci perché quello che sta accadendo sotto i nostri occhi in Yemen è semplicemente inaccettabile. Abbiamo tutti il dovere di fare la nostra parte perché ai bambini dello Yemen vengano finalmente restituiti una infanzia e un futuro fatti di pace e di speranza, senza più violenze e distruzione”, ha affermato il Maestro Giovanni Allevi, dal 2013 Ambasciatore di Save the Children.
“I bambini sono le vittime principali di ogni guerra e sono i primi a pagarne le conseguenze peggiori sulla propria pelle. Se non vengono uccisi o feriti, vivono comunque ogni giorno nel terrore, non possono andare a scuola, spesso non hanno nulla da mangiare, non possono giocare né godere dell’infanzia alla quale ognuno di loro ha diritto. I bambini dello Yemen sono i nostri bambini e per questo dobbiamo parlarne il più possibile perché questa guerra possa finire una volta per tutte”, ha dichiarato l’attrice Anna Foglietta, grande amica di Save the Children e presidente dell’Associazione Every Child is My Child.
Nell’ambito della sua risposta per affrontare l’emergenza in Yemen, Save the Children interviene in modo specifico per fornire il supporto necessario ai bambini che rimangono feriti in seguito ai bombardamenti, garantendo loro cure, medicine e sostegno psicologico per superare i traumi subiti. Save the Children ha inoltre attivato Spazi a misura di bambino dove i minori colpiti dalla guerra possono trovare un luogo sicuro dove poter giocare, studiare e riappropriarsi della propria infanzia.
A questi link è possibile scaricare i seguenti materiali:
Video montato per i media online, della durata di circa due minuti: https://we.tl/t-9cNVfFf7Du
Immagini video dell’evento, con interviste ad Anna Foglietta e Giovanni Allevi e coperture dallo Yemen: https://we.tl/t-bKhgGqrlNV
Fotogallery dell’evento “Stop alla guerra sui bambini” (credit foto Francesco Alesi per Save the Children): https://we.tl/t-yEqG5YapPx
Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children
Tel 06-48070023/63/81/82
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it
[1] Dati raccolti dal Civilian Impact Monitoring Project