Autoproduzione e scambio di immagini a sfondo sessuale: il fenomeno in Italia riguarda quasi 1 minore su 5

Molti i rischi personali collegati alla pubblicazione e allo scambio in rete. Fondamentale il dialogo con genitori e adulti di riferimento sul legame imprescindibile tra sessualità ed emotività.

Le immagini di atteggiamenti e comportamenti sessuali espliciti registrate dai minori stessi all’interno della scuola riportate oggi da un’inchiesta giornalistica sono un’ulteriore conferma di un fenomeno conosciuto. L’autoproduzione di questo tipo di immagini è strettamente collegata al loro utilizzo e scambio in varie forme sulla rete e i nuovi media in generale.

Come emerge dalla ricerca di Save the Children “Sessualità e Internet: i comportamenti dei teenager italiani” realizzata da Ipsos con ragazzi e ragazze italiani dai 12 ai 19 anni (nota 1), la rete infatti è ormai il luogo dove i pre-adolescenti e gli adolescenti italiani scoprono, esprimono, esibiscono, raccontano e anche sperimentano la propria sessualità, con pochi pudori e molta libertà.

Secondo i dati raccolti, il 34% degli intervistati, 1 minore su 3, dichiara di aver ricevuto messaggi con riferimenti al sesso mentre è tra i 14 e i 15 anni che la maggior parte degli adolescenti maschi e femmine - il 54% del campione – diventa “attiva” inviando il primo messaggio hard, invio che non imbarazza ma anzi vede in azione anche il 36% degli intervistati fra i 10 e i 14 anni. Il 19% riceve video-immagini di persone conosciute solo in rete seminude/nude, il 13% invia video/immagini di sé seminudo/nudo, percentuale quest’ultima che differisce in base alla fascia d’età con il 6,5% dei ragazzini/e di dodici-tredici anni a fronte del 16% dei 16enni-17enni.

Tra le motivazioni che gli intervistati indicano come spinta ad inviare o pubblicare in rete messaggi, immagini o video di questo tipo c’è soprattutto quella di farsi notare da qualcuno o il sentirsi sexy (rispettivamente danno queste ragioni il 55% e il 43% di intervistati con riferimento alle ragazze, il 52% e il 27% degli intervistati con riferimento ai ragazzi). Non mancano però anche motivazioni più utilitaristiche: secondo il 29% le ragazze o i ragazzi fanno tutto ciò per ricevere regali/ricompense/ricariche.

“Lo scambio e la pubblicazione sulla rete di immagini a sfondo sessuale espone i minori a gravi rischi. Se da un lato la velocità e la semplicità degli strumenti tecnologici possono indurre ad azioni fatte senza riflettere, spesso solo per ’seguire il gruppo’, le conseguenze possono essere irreversibili perché quello che si spedisce o si posta è praticamente impossibile da eliminare in forma definitiva,” sottolinea Raffaela Milano, Responsabile Programmi Italia-Europa di Save the Children Italia. “In questo modo si può diventare più esposti e ricattabili perché un filmato o un’immagine troppo spinta può essere usata facilmente da persone con l’intenzione di danneggiare i minori che ne sono protagonisti. Inoltre le immagini che coinvolgono un minore con riferimenti sessuali sono considerate materiale pedopornografico e nel caso entrino in questo tipo di circuito la loro produzione e diffusione può essere perseguibile per legge.”

“L’esperienza diretta di Save the Children in quest’ambito nel lavoro di informazione e sensibilizzazione con i minori, i genitori e gli insegnanti sui rischi e le opportunità delle nuove tecnologie ha messo in luce come il ruolo degli adulti sia cruciale e come sia fondamentale favorire il dialogo fra minori e adulti anche e soprattutto sulla sessualità,” prosegue la Milano. “E’ fondamentale aiutare i ragazzi e le ragazze ad affrontare la sessualità secondo tempi e modi adeguati all’età, anche perché oggi si devono destreggiare fra due contrapposti scenari con la società da una parte che, attraverso i media, li bombarda fin da piccoli di stimoli che propongono una sessualità legata all’eccitazione, al corpo, all’immagine, alla moda ed è completamente avulsa dal sentimento e dall’emotività, e gli adulti di riferimento dall’altra che spesso non riescono a parlare di sessualità e a mettersi in gioco sufficientemente su questo terreno.”

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1) La ricerca è il risultato di 1272 interviste CAWI (Computer Assisted Web Interviewing), effettuate presso adolescenti e pre-adolescenti dai 12 ai 19 anni di Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud Italia e Isole, tutti con accesso al web. Il campione è stato intenzionalmente sbilanciato a favore dei ragazzi di 12-17 anni perché l’obiettivo dell’analisi era quello di fotografare il fenomeno tra i minorenni. La ricerca completa è consultabile su: www.savethechildren.it/pubblicazioni .