Bambini soldato: i aumento i minori coinvolti nei conflitti

Secondo le ultime stime sarebbero più di 250.000 i bambini soldato nel mondo, costretti a combattere o impiegati nel trasporto dei rifornimenti o in altri compiti in prima linea o di supporto, o sfruttati sessualmente, in almeno 19 paesi del mondo a partire dal 2011. Alcuni di loro sono stati rapiti o costretti con la forza ad arruolarsi, ma si può trattare anche di una decisione volontaria quando è l’unico modo per sopravvivere se sei senza cibo, vestiti, non hai soldi ne protezione alcuna. Altri ancora lo hanno fatto sotto la pressione di coetanei o familiari, o con il desiderio di proteggere la comunità di appartenenza o di vendicare i propri familiari. 

Negli ultimi anni sembra ampliarsi ancora di più il rischio di arruolamento dei bambini a causa del moltiplicarsi delle aree di crisi armata e delle parti in conflitto. Nella sola Repubblica Centrafricana, si stima siano tra gli 8.000 e i 10.000 i bambini e le bambine reclutati come soldati dai gruppi armati o diventati vittime di abusi e sfruttamento sessuale. Nel Sud Sudan più di 13.000 bambini sono stati reclutati dalle parti in conflitto, e, secondo le testimonianze, nell’escalation del maggio 2015 nello Unity State molti bambini sotto i 10 anni sono stati reclutati con la forza e obbligati a combattere, coinvolti, in abiti militari o civili, in attacchi, violenze e uccisioni anche di civili. Solo in Italia, nel 2015, sono sbarcati 3.089 minori soli eritrei fuggiti dal rischio di una leva militare praticamente a vita imposta dalla dittatura del loro Paese, e la fuga per il rischio di arruolamento in gruppi armati riguarda, secondo le loro testimonianze, anche alcuni dei 1.296 minori non accompagnati somali arrivati lo scorso anno sulle nostre coste.

Nei 5 anni di conflitto sanguinoso in Siria, i bambini sono stati utilizzati da più parti come scudi umani, combattenti o staffette al fronte, e molti sono esposti ogni giorno al rischio di rapimento o arruolamento dopo essersi ritrovati soli per aver perso i genitori uccisi o smarriti nelle fughe precipitose delle aree colpite dai bombardamenti o sotto assedio. Lo stesso rischio corso nel giugno 2015 da più di 2.300 bambini fuggiti da soli dal Burundi a causa dell’escalation delle violenze per cercare di raggiungere, in gran parte a piedi e in mezzo ai pericoli, i campi profughi temporanei in Ruanda, Tanzania, Repubblica Democratica del Congo (RDC) e in Uganda.  

“E’ facile immaginare quali possano essere le conseguenze materiali e psicologiche per le migliaia di bambini coinvolti attivamente negli scontri e nelle violenze organizzate,” ha dichiarato Marco Guadagnino, di Save the Children Italia. “Le aree di conflitto attive nel mondo e la grave instabilità politica di alcuni paesi sono caratterizzate sempre di più dalla presenza di diverse formazioni e gruppi armati che moltiplicano il rischio di arruolamento forzato dei bambini, soprattutto dove esistono condizioni di povertà, mancato accesso all’istruzione, o un numero elevato di minori soli perché orfani o separati dalle famiglie. La protezione dei minori più vulnerabili nelle aree di crisi deve essere una priorità assoluta per la comunità internazionale.” 

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