Burundi: migliaia di persone sfollate a causa delle crisi climatica. I bambini i più colpiti

Negli ultimi anni almeno 103.305 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa degli shock climatici in Burundi, dove l'aumento di inondazioni, tempeste e frane ha portato a una nuova crisi di sfollamento. Questo l’allarme lanciato da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – che questo mese ha raccolto i racconti di centinaia di famiglie sfollate che non hanno più alcuna speranza di ritornare alle loro case poiché l’innalzamento del Lago Tanganica ha sommerso le loro terre.

Il piccolo Paese nell’entroterra dell'Africa orientale sta vivendo un periodo di relativa stabilità politica dopo le elezioni pacifiche del 2020 ma gli sfollamenti interni degli ultimi tre anni dovuti agli shock climatici stanno sostituendo quelli dovuti ai conflitti[1]. Oltre l'84% di tutti gli sfollati interni in Burundi oggi sono sfollati a causa di disastri naturali e non di conflitti e la causa principale è l'innalzamento del lago Tanganica, il secondo lago più grande dell'Africa il cui livello è salito a 776,4 metri sul livello del mare ad aprile rispetto alla media di 772,7 metri, sommergendo centinaia di case e fattorie.

I bambini sono i più colpiti dalla crisi, essendo il Burundi uno dei paesi con il tasso di fertilità più alti al mondo e i campi di sfollamento pieni di minori. Si stima che circa 7.200 sfollati, ovvero il 7% del totale, siano bambini con meno di un anno[2]. Nel campo di Gatumba che ospita 3.000 persone sfollate a causa delle alluvioni, oltre l'80% sono bambini, la maggior parte dei quali non frequenta la scuola e molti mangiano una sola volta al giorno.

“Durante la notte mentre dormivo la casa è stata inondata e poco dopo che siamo scappati la casa è stata distrutta. Siamo riusciti a prendere qualcosa ma molte cose sono state portate via dall’acqua… A volte quando lavoro riesco a procurarmi del cibo, ma a volte no, dipende dai giorni. Quando riesco, mangio manioca e fagioli. Mangio quasi tutti i giorni, ma alcuni giorni non riesco a fare nemmeno un pasto” ha raccontato a Save the Children Arielle, una ragazza di 17 anni che ha perso la casa e il reddito familiare quando il lago Tanganica ha rotto gli argini l'anno scorso. Ora vive in un campo per sfollati, guadagna 1,20 dollari al giorno trasportando e impilando mattoni.

Save the Children chiede alla comunità internazionale di finanziare urgentemente la risposta umanitaria in Burundi, dove almeno 2,8 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, inclusi quasi 1,3 milioni di bambini. Il Piano di Risposta Umanitaria 2021 del Burundi è finanziato solo per il 15,3%, lasciando enormi lacune nella fornitura di beni di prima necessità come cibo, acqua pulita e riparo.

Marie, 47 anni, è una madre di tre figli che ha perso la casa a causa dell'innalzamento del livello del lago Tanganica e ha raccontato a Save the Children: “Lavoravo nei campi prima delle inondazioni, ma adesso casa mia è sommersa... La situazione è peggiorata rispetto a prima. Questa volta le inondazioni hanno colpito tutto e non si sono ritirate, è molto peggio di prima. Ho paura che i bambini moriranno di fame, oggi non hanno mangiato niente. Spesso non ho nessuno che mi aiuta e non so some sfamare i miei figli”. 

“Anche se il Burundi ha visto anni di conflitti e povertà, finora la popolazione era in grado di sfamare le proprie famiglie e di avere un tetto sulla testa ma ora con l’innalzamento del lago Tanganica vediamo che famiglie che prima vivevano in solide case, con entrambi i genitori che lavoravano e i cui bambini andavano a scuola ora sono ridotte a vivere in tende senza lavoro, senza cibo e i bambini sono costretti a lavorare per un dollaro al giorno per aiutare la famiglia. Questa è una grave ingiustizia per una comunità che ha già vissuto così tante difficoltà” ha dichiarato Maggie Korde, Direttore Regionale di Save the Children in Ruanda e Burundi. “Sembra che il mondo si sia dimenticato del Burundi nonostante il Paese stia subendo le conseguenze della crisi climatica mondiale e i bambini siano i più colpiti. Abbiamo la responsabilità collettiva di sostenere i bambini del Burundi affinché rispondano e si adattino a questi cambiamenti, mentre a livello globale dobbiamo impegnarci per combattere le terribili prospettive dell’emergenza climatica”.

La crisi in Burundi arriva in un momento in cui il mondo sta affrontando la più grande crisi alimentare del 21° secolo, con circa 5,7 milioni di bambini sotto i 5 anni sull'orlo della fame in tutto il mondo, mentre altri 13 milioni di minori devono far fronte all’insicurezza alimentare. Una combinazione letale di Covid-19, conflitti e impatto della crisi climatica ha portato i livelli di fame e malnutrizione a un livello mondiale mai raggiunto prima e, se non si agisce immediatamente, migliaia di bambini potrebbero morire di fame, invertendo decenni di progressi.

Per limitare l'impatto della crisi climatica sulla vita di milioni di bambini, Save the Children chiede un aumento dei finanziamenti per il clima in modo che le comunità vulnerabili possano prepararsi alle crisi, con criteri specifici per garantire investimenti incentrati sui bambini e per sostenere i paesi più poveri nel gestire gli impatti inevitabili. I governi devono anche garantire delle reti di sicurezza finanziaria per le famiglie più vulnerabili per aiutarle ad affrontare gli impatti della crisi climatica.

In Burundi un team di Save the Children fornisce assistenza a migliaia di bambini sfollati e alle loro famiglie. L'Organizzazione fornisce supporto nella protezione dell'infanzia, prevenendo e rispondendo alla violenza di genere, alla crisi delle inondazioni, aiutando i bambini a ritornare a scuola e distribuendo materiale educativo.

[1]https://displacement.iom.int/system/tdf/reports/DTM_Burundi_Dashboard_July_2021.01.pdf?file=1&type=node&id=12294

[2]https://displacement.iom.int/system/tdf/reports/DTM_Burundi_Dashboard_July_2021.01.pdf?file=1&type=node&id=12294

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