Calais: bambini a rischio con la demolizione del campo

“La decisione di andare avanti con la demolizione della parte meridionale del campo profughi di Calais aggraverà una situazione che per i bambini che vivono nel campo era già drammatica. È positivo che le autorità abbiano deciso di proteggere l’infrastruttura vitale della comunità costruita grazie agli sforzi instancabili dei volontari e degli stessi rifugiati, ma se il resto del campo intorno viene demolito, la biblioteca, le classi e il club per i ragazzi rischiano di non avere più alcun significato”, ha commentato Ginny Howells, Emergency Manager di Save the Children a Calais, in seguito alla notizia del via libera allo sgombero del campo di Calais conosciuto come “La Giungla”.

Sostieniamo le organizzazioni già presenti e attive a Calais e abbiamo formato personale e volontari sul tema della protezione ai minori (per esempio nel fornire un primo soccorso psicologico). Supportiamo la biblioteca che offre programmi educativi per bambini e il centro giovanile che lavora con centinaia di minori vulnerabili nel campo. Questi progetti, che offrono un senso di stabilità fondamentale per i bambini e i giovani, sorgono proprio nell’area che sarà demolita. 

“Case e rifugi saranno distrutti senza che vi siano abbastanza alternative abitative per le persone che saranno costrette a spostarsi. Anche laddove vi sono posti disponibili, la sfiducia e la mancanza di comunicazione tra le autorità e i minori fa sì che molti di loro non vi si rechino, ma scelgano piuttosto di trasferirsi in altri campi informali, dove le condizioni sono ancora peggiori”, continua Ginny Howells. “È fondamentale che vi siano sufficienti luoghi sicuri dove i rifugiati possono stare sin da subito, prima che le ruspe inizino il loro lavoro, e che ai bambini sia garantita protezione durante lo sgombero. Chiediamo anche che il Governo del regno Unito lavori in modo proattivo per riunificare il grande numero di minori non accompagnati che si trovano a Calais e che hanno membri della propria famiglia già in Gran Bretagna. Questi campi non sono un posto sicuro per i bambini”.

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