Congo: Save the Children, molti altri bambini a rischio di separazione dalle famiglie nella nuova evacuazione per la minaccia di una nuova eruzione del vulcano Nyiragongo

La minaccia di una nuova eruzione del vulcano Nyiragongo ha costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare rapidamente, per ordine delle autorità, la città di Goma nella Repubblica Democratica del Congo, con il rischio che molti altri bambini possano ritrovarsi separati dalle proprie famiglie.  Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, che è già impegnata nel tentativo di riunificare con le proprie famiglie i bambini rimasti soli per l’eruzione letale del vulcano avvenuta lo scorso 22 maggio. Sono almeno 243 i bambini nelle case famiglia o nei centri di transito che risultano ancora separati dai loro genitori.

Il fiume di lava scaturito da un’improvvisa eruzione, aveva invaso le aree abitate di Goma distruggendo circa 1.000 villaggi, sei scuole e infrastrutture vitali, lasciando centinaia di migliaia di persone senza acqua ed elettricità. Nel caos e nelle scosse di terremoto che si sono susseguite, è stato possibile identificare 939 bambini separati dai familiari di cui 696 sono stati riuniti alle loro famiglie.

I genitori di Tresor * e Hortensia *, 11 e 5 anni, vivono a Turunga e lavorano al mercato. Non erano a casa quando il vulcano ha iniziato a eruttare, e quando sono tornati a casa alcuni bambini erano già fuggiti. Hanno cercato Tresor * e Hortensia all'ospedale, all'obitorio e persino alla prigione, come ha raccontato il loro padre Bahati *: “Eravamo molto spaventati e amareggiati, eravamo sfuggiti all’eruzione ma eravamo traumatizzati per lo smarrimento dei bambini. Siamo usciti di casa alle 6 del mattino per cercarli."

Tresor * ha spiegato: “Quando è avvenuta l'eruzione, è passato per le strade un uomo con un mezzo che offriva un passaggio alle persone. Sono salito e ho portato con me mia sorella perché non volevo lasciarla sola." Quando gli è stato chiesto perché avesse seguito le persone in fuga fino alla città di Sake, ha detto: “Pensavo che a casa fossero tutti morti. Sono molto stanco, ma quando tornerò a casa abbraccerò il mio fratellino”.

“Stiamo assistendo al peggioramento della situazione nel distretto di Goma per i continui terremoti in una regione già in difficoltà per la distruzione delle case, delle scuole e delle infrastrutture. Mezzo milione di persone sono senza acqua, con un aumento del rischio di un’epidemia di colera,” ha dichiarato Edouard Niyonzima, operatore umanitario di Save the Children a Goma.

“Questo disastro sta colpendo la Repubblica Democratica del Congo dove vive una delle più grandi popolazioni di sfollati al mondo, che è la più grande in Africa. Gli sfollati interni sono 5,2 milioni e questa ultima crisi sta mettendo a dura prova le risorse già scarse del governo e delle organizzazioni umanitarie.”

“I nostri team incontrano nei luoghi di riparo minori non accompagnati che sono a rischio di abusi o sfruttamento se non vengono protetti. Sia loro, che quelli che si sono già ricongiunti alla famiglia, dovranno comunque affrontare il trauma della perdita della casa, della scuola e, in alcuni casi, anche dei propri familiari o amici ".

“Il nostro obiettivo principale è la protezione di tutti i bambini, in particolare attraverso il tracciamento e la riunificazione dei nuclei familiari. Il supporto psicologico è essenziale per la salute mentale delle comunità e dei bambini colpiti dall’emergenza.” ha aggiunto Amavi Akpamagbo, Direttore di Save the Children nella RDC.

Save the Children è presente a Goma, dove è impegnata con il suo partner locale Umoja in Action per il ricongiungimento familiare dei bambini con le loro famiglie, insieme al Child Protection Working Group e ad altri attori presenti sul territorio. L’Organizzazione è presente a Goma e in altre aree della RDC da oltre 25 anni, con programmi di salute, protezione ed educazione per i bambini, e ha sviluppato una stretta relazione con le comunità locali, le organizzazioni partner e le istituzioni.  

*Nomi di fantasia per proteggere l’identità delle persone

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