Educazione: l'istruzione di quasi 49 milioni di bambini in Afghanistan, Sudan, Somalia e Mali è a rischio di collasso.

Necessario fornire almeno 1,5 miliardi di dollari all’Education Cannot Wait (ECW), il fondo globale per l'istruzione nelle emergenze e nelle crisi prolungate, prima della conferenza di rifinanziamento che si terrà il prossimo febbraio per il periodo 2023-2026.

L'istruzione di quasi 49 milioni di bambini  [1] in Afghanistan, Sudan, Somalia e Mali è a rischio di collasso. È quanto emerge da una nuova analisi di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, sull’effetto negativo che il COVID-19, i conflitti, i cambiamenti climatici, le migrazioni e la mancanza di connettività digitale causano sull'apprendimento dei bambini. 


Per il secondo anno consecutivo, l’Organizzazione ha analizzato 182 Paesi in base alla vulnerabilità del loro sistema scolastico ai rischi che minacciano il diritto all'apprendimento dei bambini e alle ca-renze nella gestione degli stessi [2]. 


Se da un lato, si è ridotto il numero di Paesi a "rischio estremo", passando da 8 a 4 rispetto al 2021, probabilmente grazie a un maggiore accesso ai vaccini COVID-19, attualmente la crisi alimentare, legata a conflitti nuovi e prolungati, all'aumento dei prezzi del cibo e a condizioni climatiche estreme, sta avendo un ulteriore impatto sui sistemi scolastici di questi Paesi.
Utilizzando la stessa metodologia del rapporto “Build Forward Better”  pubblicato dall'Organizzazione nel 2021 [3], l'analisi del 2022 ha mostrato che, mentre alcuni Paesi hanno compiuto miglioramen-ti significativi, molti rimangono o sono diventati ad alto rischio.

L'Afghanistan è il Paese con il livello di rischio più alto, mentre nel 2021 era al quarto posto. Ciò significa che il suo sistema educativo è peggiorato da quando i talebani hanno preso il controllo del Paese più di un anno fa, mettendo a rischio il futuro dei bambini, in particolare delle bambine.
Seguono il Sudan [4] , la Somalia e il Mali, tutti Paesi in cui i sistemi educativi sono classificati come a rischio "estremo" a causa di crisi in corso e possibili future, che compromettono l'istruzione. In particolare, mentre la Somalia mantiene il terzo posto, in linea con lo scorso anno, i pericoli per l'educazione in Sudan e Mali sono aumentati nel corso dell’ultimo anno.
Uno dei miglioramenti maggiori nell'ultimo anno è stato registrato in Colombia, che è passata da un livello di rischio elevato ad uno moderato, scendendo dal 28° posto al 58°, grazie ad un migliore accesso ai vaccini COVID-19.

All'estremo opposto, invece, il Libano ha registrato uno dei maggiori cambiamenti negativi passando dal 68° al 32° posto della classifica, in parte a causa del peggioramento della crisi economica in atto nel Paese, dove anche la disoccupazione giovanile è aumentata notevolmente.
 

Analizzando i 10 Paesi più a rischio, in base ai dati disponibili, si evince che molti sono caratterizzati da popolazioni numerose e con alti livelli di insicurezza alimentare. In Afghanistan, Somalia, Sudan, Yemen e Repubblica Centrafricana, infatti, più del 20% della popolazione sta affrontando la fame. La crisi climatica minaccia ulteriormente il diritto all'apprendimento dei bambini poiché gli eventi meteorologici estremi danneggiano e distruggono le scuole e un numero crescente di bambini sarà probabilmente costretto a fuggire dalla propria casa, abbandonando così la propria istruzione.

I bambini che non vanno a scuola - specie coloro che vivono in Paesi a basso reddito, nei campi profughi e nelle zone di guerra - tendono ad avere più difficoltà a recuperare gli apprendimenti persi e sono più esposti a malnutrizione, violenza, abusi, lavoro minorile e matrimoni precoci.

Tuttavia, i Paesi particolarmente vulnerabili ed esposti alla crisi climatica o a crisi sanitarie, non hanno necessariamente sistemi educativi in pericolo se attivano meccanismi di prevenzione adeguata.

Save the Children chiede che ogni Paese abbia un piano di preparazione per garantire l'apprendimento e il benessere dei bambini in caso di crisi future. L'Organizzazione invita inoltre i governi i cui sistemi scolastici riportano livelli di rischio estremi o elevati a intraprendere azioni rapide per evitare un’interruzione prolungata dell'apprendimento. Queste azioni comprendono l'aumento delle opportunità di recupero, l'attribuzione di priorità all'insegnamento delle nozioni di base e la garanzia di una valutazione che consenta di inserire i bambini nella classe più adatta al loro livello di apprendimento piuttosto che alla loro età.

"La pandemia COVID-19 è stata una delle catastrofi più dirompenti e dannose che, a memoria d'uomo, abbiano colpito l’educazione dei bambini, e ci ha indubbiamente fatto fare un considerevole passo indietro a livello globale. La generazione di studenti colpiti dalla pandemia non dimenticherà mai le cicatrici di questo periodo terribile, benché non tutti l’abbiano avvertita allo stesso modo. Sono stati i bambini e i giovani in contesti umanitari più vulnerabili - in lotta contro i conflitti, le emergenze climatiche, la fame, la povertà o la combinazione fatale di tutti questi elementi - a sentirla maggiormente", ha dichiarato Hollie Warren, Responsabile Educazione di Save the Children.


Education Cannot Wait (ECW), il fondo globale per l'istruzione nelle emergenze e nelle crisi prolungate, e i suoi partner strategici, tra cui Save the Children, chiedono ai donatori bilaterali e alle fondazioni di fornire almeno 1,5 miliardi di dollari all'ECW in vista della conferenza di rifinanziamento ad alto livello che si terrà il prossimo febbraio per (l’elaborazione di) un piano 2023-2026. In particolar modo, la Conferenza di rifinanziamento rappresenta per l’Italia l’occasione di dimostrare l’impegno verso il settore educativo in situazioni di emergenza e crisi protratte, attraverso un primo contributo significativo al Fondo. Supportare ECW permetterebbe l’allocazione rapida di risorse all’insorgenza di una crisi, in un’ottica collaborativa con gli attori locali nonché con il settore dello sviluppo, al fine di assicurare che alla risposta emergenziale possa seguire la creazione di sistemi educativi più preparati, resilienti e inclusivi. 


Per ulteriori informazioni:
Tel. 3409367952 – 3389625274 - 3455508132 
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it

 


[1] Secondo i dati sulla popolazione della Banca mondiale per il 2022, Afghanistan, Mali, Somalia e Sudan hanno un totale combinato di circa 49 milioni di bambini in età scolare tra i 5 e i 19 anni.

[2] L'Indice dei rischi per l'istruzione 2022 utilizza i seguenti indicatori per classificare i Paesi in base alla vulnerabilità del loro sistema scolastico ai rischi e alle carenze nella preparazione: vulnerabilità ai cambiamenti climatici, combinati ai mezzi di prevenzione; accesso dei bambini all'istruzione durante le crisi umanitarie, compresa la portata e l'entità degli attacchi all'istruzione e il numero di bambini sfollati; percentuale di disoccupazione giovanile; fattori legati ai risultati di apprendimento e alla percentuale di bambini in età scolare che dispongono di una connessione internet a casa; percentuale di bambini in età scolare che non frequentano la scuola primaria; copertura vaccinale COVID tra la popolazione e se gli insegnanti sono tra le fasce prioritarie per ricevere il vaccino.

[3] Nel settembre 2021, Save the Children ha pubblicato il rapporto “Build Forward Better”, scegliendo questo titolo per evidenziare la necessità di non limitarsi a ricostruire le cose così com’erano ma di costruire meglio e in modo diverso. Il rapporto includeva il primo “Indice dei rischi per l'istruzione” che classificava i Paesi in base alla vulnerabilità del loro sistema scolastico ai rischi, alla vulnerabilità e alle carenze di preparazione. Questo ci ha permesso di avere una visione olistica dei rischi per l'istruzione e di suggerire quali sistemi scolastici nazionali necessitano di maggiori risorse da parte dei governi nazionali e degli attori internazionali per mitigare le crisi.

[4] In Sudan, secondo nuovi dati provenienti da gruppi internazionali che lavorano nel Paese, quasi 7 milioni di bambini, ovvero uno su tre in età scolare, non frequentano la scuola.