Educazione: Save the Children, i Governi rinforzino il loro impegno per promuovere l’educazione in contesti di emergenza
Nel giorno d’inaugurazione dell’Annual Ministerial Review del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (AMR-ECOSOC), l’Organizzazione ribadisce l’importanza dell’educazione in contesti di emergenza
Ancora oggi, 67 milioni di bambini nel mondo non vanno a scuola perché vivono in terre martoriate dalla guerra, flagellate da catastrofi naturali o colpite da povertà endemica. Questo dato evidenzia come la realizzazione dell’obiettivo del millennio relativo alla scolarizzazione primaria per tutti i bambini del mondo entro il 2015 sia praticamente impossibile.
Nel giorno di inaugurazione a Ginevra dell’Annual Ministerial Review del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (AMR-ECOSOC), che farà un bilancio sul raggiungimento del diritto all’istruzione nel framework dell’Agenda degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e degli Obiettivi dell’Education For All (EFA) e si porrà l’obiettivo di promuovere nuove strategie per aumentare l’accesso e la qualità dell’istruzione nel mondo, Save the Children vuole accendere i riflettori sull’importanza di garantire il diritto all’educazione anche nei contesti di emergenza, proprio perché la scuola è un mezzo per far tornare i bambini ad una situazione routinaria e a superare i traumi che un conflitto o un disastro naturale provocano in ognuno di loro.
Dopo il devastante terremoti di Haiti, all’inizio dello scorso anno, la maggior parte dei bambini non è riuscita ad andare a scuola, in un contesto sociale dove già quasi la metà di essi non era scolarizzato. Oltre 300.000 bambini non hanno potuto frequentare la scuola in Pakistan, dopo che le alluvioni nell’agosto del 2010 si sono abbattute sul paese, danneggiando le scuole. Il terremoto e lo tsunami in Giappone hanno seriamente danneggiato circa 7000 scuole e tuttora 286 di esse sono utilizzate come centri per gli sfollati. Dopo la crisi post-elettorale di in Costa d’Avorio e le conseguenti violenze, la quasi totalità degli oltre 540.000 bambini iscritti a scuola ha smesso di frequentarla e ad oggi oltre 80.000 non sono ancora tornati sui banchi.
“Questi dati sono solo alcuni esempi dell’impatto che la guerra o le catastrofi naturali hanno sull’educazione di milioni di bambini, ma essi non dovrebbero rinunciare ad avere un’istruzione. E’ fondamentale che possano andare a scuola non solo per la loro formazione e il loro benessere ma anche per la pace e la stabilizzazione futura delle loro comunità. Ad esempio si stima che per ogni anno in più di istruzione, il rischio che un ragazzo sia coinvolto in un conflitto armato diminuisce del 20%”, ha commentato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children in Italia.
Per questo Save the Children, che ha uno status consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), chiede alla comunità internazionale e ai paesi donatori di:
• destinare fondi specifici per l’educazione;
• assicurare il finanziamento essenziale all’educazione in contesti d’emergenza;rafforzare i sistemi educativi e promuovere il ruolo essenziale dell’educazione nelle fasi di peacebuilding post conflitto;
• supportare sistemi educativi creativi ed innovativi.
In particolare, Save the Children Italia raccomanda al Governo Italiano di :
• destinare fondi adeguati dell’ APS (aiuto pubblico per lo sviluppo) all’istruzione con particolare attenzione ai cosiddetti “CAFS” (Conflict Affected Fragile States), con un approccio flessibile che preveda il supporto alla costruzione dei sistemi educativi di qualità e e allo stesso tempo garantisca l’accesso immediato all’istruzione;
• prevedere che l’istruzione sia parte integrante delle politiche e delle pratiche di intervento umanitario;
• aumentare lo stanziamento dei fondi dell’aiuto umanitario destinati all’educazione;
• rispettare gli impegni assunti a supporto dell’Education for All – Fast Track Initiative, allocando una quota di almeno 10 milioni di euro all’EFA/FTI per il prossimo triennio, per rispondere agli impegni annunciati nel documento delle Linee Guida 2011-2013 DGCS (Direzione Generale per la cooperazione allo Sviluppo ) / MAE (Ministero Affari Esteri).
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