Educazione: Save the Children, a Sarajevo, un summit internazionale mette in luce il ruolo cruciale dell’istruzione per una pace duratura.
Mediatori di pace, esperti di educazione e rappresentanti delle Nazioni Unite si sono incontrati oggi a Sarajevo per la Conferenza Internazionale Dove inizia la Pace. Il ruolo cruciale dell’educazione per una pace duratura, organizzata da Save the Children in collaborazione con il Governo Norvegese e ospitata dal Presidente della Bosnia Erzegovina, sul ruolo prioritario dell’educazione di qualità nei processi di pace e su come possa diventare realtà per tutti i bambini che vivono in paesi in conflitto.
L’evento si inserisce nel quadro del dibattito globale lanciato da Save the Children, che ha coinvolto 30 paesi, volto ad esaminare la relazione tra pace ed educazione e collegato alla campagna Riscriviamo il Futuro, che ha l’obiettivo di fornire educazione di qualità ai bambini che vivono in paesi in guerra o post conflitto nonché di sollecitare il sostegno all’educazione da parte dei grandi donatori internazionali.
Attualmente, nel mondo sono in corso 30 conflitti armati. Dei 75 milioni di bambini che non vanno a scuola, circa 40 milioni vivono in paesi in guerra, e non sarà possibile raggiungere l’obiettivo del millennio relativo all’istruzione se non si riuscirà a risolvere questo problema.
La Conferenza Internazionale avviene in contemporanea all’adesione di Martti Ahtisaari, vincitore del Premio Nobel per la Pace del 2008, alla lettera aperta siglata da 31 Premi Nobel per la Pace - tra cui Desmond Tutu, il Dalai lama, Jimmy Carter, Shirin Ebadi, Aung San Suu Kyi, Wangari Maathai, Rigoberta Menchú, Mairead Corrigan Maguire - indirizzata ai leader mondiali affinchè si impegnino a garantire istruzione di qualità e scuola a milioni di bambini, contribuendo così a ridurre l’impatto delle guerre sui minori e a ricostruire la pace in paesi colpiti o reduci da conflitti armati.
“Non c’è niente di più ingiusto che negare ad un bambino il diritto all’educazione. Se vogliamo la pace autentica, dobbiamo innanzitutto garantire la giustizia. E come possiamo pretendere che i bambini imparino ad essere giusti, onesti, tolleranti gli uni con gli altri, se non li facciamo andare a scuola?”, ha dichiarato Desmond Tutu, che insieme a Mairead Maguire e Rigoberta Menchu, ha inviato dei video messaggi di supporto ai partecipanti.
La scelta di tenere la conferenza internazionale in Bosnia non è casuale: dopo più di 13 anni dalla fine del conflitto, la società bosniaca è tuttora frammentata, con un sistema scolastico basato sulla segregazione razziale e altamente politicizzato, che non fa che rafforzare le differenze tra le diverse etnie coinvolte nel conflitto del 1992-95 e costituisce una minaccia per la futura sicurezza dell’area.
“Alla fine di un conflitto, gli accordi di pace sono la base su cui costruire il futuro del Paese. L’educazione deve essere parte delle linee guida che vi sono contenute se si vuole realmente perseguire l’obiettivo di una pace duratura e scongiurare il rischio che le vite dei bambini siano nuovamente sconvolte dalla guerra”, ha affermato Charlotte Petri Gornitzka, segretario Generale di Save the Children. “ Tuttavia, se esaminiamo i 37 accordi di pace che ci sono stati dalla fine della guerra fredda, emerge che la maggior parte di essi non prende debitamente in considerazione l’istruzione e circa un terzo di essi – ben 11 - non la menziona nemmeno. Eppure, si stima che un bambino che vive l’esperienza della guerra trascorra in media 17 anni in campi profughi, più della sua stessa infanzia. Appare chiaro, quindi quanto sia vitale indirizzare i propri sforzi per portare l’istruzione nei paesi in guerra o che vivono la fase post conflitto”.
Dalla conferenza di oggi a Sarajevo emergeranno delle linee guida e l’indicazione di una serie di attività volte ad assicurare che l’istruzione divenga una priorità nei processi di pace in corso e in quelli futuri.
Il documento che verrà redatto a Sarajevo intende essere una sorta di vademecum per tutti coloro che a vari livelli saranno coinvolti in processi di pace e mediazione ed il 18 marzo verrà illustrato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dove si svolgerà un Dibattito Tematico sull’Educazione in contesti di emergenza, a testimonianza della crescente importanza del tema.
Save the Children riconosce il ruolo cruciale dell’istruzione per creare una maggiore coesione e stabilità, perché è grazie ad essa che si possono superare le divisioni politiche e contribuire positivamente alla trasformazione delle società colpite da guerre, incoraggiando un reale cambiamento sociale. L’organizzazione, pertanto, sollecita un’azione basata sulla collaborazione a livello internazionale, volta a garantire che:
• l’educazione di qualità sia inclusa in tutti gli accordi di pace;
• l’educazione sia riconosciuta come elemento essenziale per la costruzione della stabilità e dello sviluppo economico di lungo periodo in tutti i contesti (umanitario e non solo);
• l’istruzione sia adeguatamente ed equamente finanziata attraverso meccanismi flessibili a lungo termine.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia
Tel. 06 48070071-23
press@savethechildren.it
www.savethechildren.it
L’evento si inserisce nel quadro del dibattito globale lanciato da Save the Children, che ha coinvolto 30 paesi, volto ad esaminare la relazione tra pace ed educazione e collegato alla campagna Riscriviamo il Futuro, che ha l’obiettivo di fornire educazione di qualità ai bambini che vivono in paesi in guerra o post conflitto nonché di sollecitare il sostegno all’educazione da parte dei grandi donatori internazionali.
Attualmente, nel mondo sono in corso 30 conflitti armati. Dei 75 milioni di bambini che non vanno a scuola, circa 40 milioni vivono in paesi in guerra, e non sarà possibile raggiungere l’obiettivo del millennio relativo all’istruzione se non si riuscirà a risolvere questo problema.
La Conferenza Internazionale avviene in contemporanea all’adesione di Martti Ahtisaari, vincitore del Premio Nobel per la Pace del 2008, alla lettera aperta siglata da 31 Premi Nobel per la Pace - tra cui Desmond Tutu, il Dalai lama, Jimmy Carter, Shirin Ebadi, Aung San Suu Kyi, Wangari Maathai, Rigoberta Menchú, Mairead Corrigan Maguire - indirizzata ai leader mondiali affinchè si impegnino a garantire istruzione di qualità e scuola a milioni di bambini, contribuendo così a ridurre l’impatto delle guerre sui minori e a ricostruire la pace in paesi colpiti o reduci da conflitti armati.
“Non c’è niente di più ingiusto che negare ad un bambino il diritto all’educazione. Se vogliamo la pace autentica, dobbiamo innanzitutto garantire la giustizia. E come possiamo pretendere che i bambini imparino ad essere giusti, onesti, tolleranti gli uni con gli altri, se non li facciamo andare a scuola?”, ha dichiarato Desmond Tutu, che insieme a Mairead Maguire e Rigoberta Menchu, ha inviato dei video messaggi di supporto ai partecipanti.
La scelta di tenere la conferenza internazionale in Bosnia non è casuale: dopo più di 13 anni dalla fine del conflitto, la società bosniaca è tuttora frammentata, con un sistema scolastico basato sulla segregazione razziale e altamente politicizzato, che non fa che rafforzare le differenze tra le diverse etnie coinvolte nel conflitto del 1992-95 e costituisce una minaccia per la futura sicurezza dell’area.
“Alla fine di un conflitto, gli accordi di pace sono la base su cui costruire il futuro del Paese. L’educazione deve essere parte delle linee guida che vi sono contenute se si vuole realmente perseguire l’obiettivo di una pace duratura e scongiurare il rischio che le vite dei bambini siano nuovamente sconvolte dalla guerra”, ha affermato Charlotte Petri Gornitzka, segretario Generale di Save the Children. “ Tuttavia, se esaminiamo i 37 accordi di pace che ci sono stati dalla fine della guerra fredda, emerge che la maggior parte di essi non prende debitamente in considerazione l’istruzione e circa un terzo di essi – ben 11 - non la menziona nemmeno. Eppure, si stima che un bambino che vive l’esperienza della guerra trascorra in media 17 anni in campi profughi, più della sua stessa infanzia. Appare chiaro, quindi quanto sia vitale indirizzare i propri sforzi per portare l’istruzione nei paesi in guerra o che vivono la fase post conflitto”.
Dalla conferenza di oggi a Sarajevo emergeranno delle linee guida e l’indicazione di una serie di attività volte ad assicurare che l’istruzione divenga una priorità nei processi di pace in corso e in quelli futuri.
Il documento che verrà redatto a Sarajevo intende essere una sorta di vademecum per tutti coloro che a vari livelli saranno coinvolti in processi di pace e mediazione ed il 18 marzo verrà illustrato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dove si svolgerà un Dibattito Tematico sull’Educazione in contesti di emergenza, a testimonianza della crescente importanza del tema.
Save the Children riconosce il ruolo cruciale dell’istruzione per creare una maggiore coesione e stabilità, perché è grazie ad essa che si possono superare le divisioni politiche e contribuire positivamente alla trasformazione delle società colpite da guerre, incoraggiando un reale cambiamento sociale. L’organizzazione, pertanto, sollecita un’azione basata sulla collaborazione a livello internazionale, volta a garantire che:
• l’educazione di qualità sia inclusa in tutti gli accordi di pace;
• l’educazione sia riconosciuta come elemento essenziale per la costruzione della stabilità e dello sviluppo economico di lungo periodo in tutti i contesti (umanitario e non solo);
• l’istruzione sia adeguatamente ed equamente finanziata attraverso meccanismi flessibili a lungo termine.
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