Femminicidi: i bambini sempre più spesso vittime, con le loro mamme, della violenza intrafamiliare, in aumento durante la pandemia
L’allarme lanciato dal Primo presidente della Cassazione sull’aumento del numero delle donne assassinate in ambito familiare e affettivo è l’ulteriore conferma che l’emergenza pandemia ha prodotto anche l’acutizzarsi della violenza di genere all’interno delle famiglie. È questo il commento di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, dopo il discorso pronunciato da Pietro Curzio oggi, in occasione dell’apertura dell’Anno giudiziario.
“A fronte di un drastico calo dei crimini violenti, l’emergenza pandemia ha prodotto, come tutti i dati dimostrano, un aumento della violenza di genere all’interno delle famiglie. Di queste violenze sono vittime dirette anche i bambini e le bambine, a partire dagli orfani dei femminicidi, fino a tutti coloro che ogni giorno affrontano all’interno delle proprie case quella che viene definita violenza assistita, una forma silenziosa e costante di violenza che mina il loro equilibrio psico-fisico ed è in grado di produrre effetti gravissimi lungo tutto il corso della vita.” dice Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
Secondo gli ultimi dati disponibili, al 2020 gli orfani di femminicidio erano 169 in totale, di cui il 39,6% minorenni (67 su 169), il 32,5% (55 su 169) è rimasto orfano anche del padre che si è tolto la vita dopo il femminicidio. Il 46,7% dei figli sopravvissuti (79 su 169) aveva assistito alle precedenti violenze del padre sulla madre e, di questi, il 54,4% era minorenne. Perdere la propria madre in circostanze così violente e ad opera dell’altro genitore è un evento devastante per un bambino, che assume dei connotati ancora più tragici nel caso in cui i figli siano presenti all’omicidio o ritrovino il corpo della madre: in Italia sono rispettivamente il 17,2% e il 30% dei figli sopravvissuti (rispettivamente il 72,4% e il 18% era minorenne al momento del delitto)[1].
La violenza assistita, sottolinea l’Organizzazione, è una delle peggiori forme di maltrattamento sui minori, con effetti molto gravi dal punto di vista fisico, cognitivo, comportamentale e sulle capacità di socializzazione delle bambine, dei bambini e degli adolescenti, che proiettano nella propria vita lo stato di insicurezza sperimentato in un ambito familiare caratterizzato da comportamenti violenti agiti nei confronti di madri e figli.
“E’ indispensabile un sistematico rafforzamento delle azioni di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere, che comprenda la diffusa sensibilizzazione di tutte le figure che entrano a diretto contatto con le famiglie (educatori, insegnanti, pediatri) per intercettare in tempo utile le situazioni di rischio ed intervenire, al fianco delle donne, in modo tempestivo” conclude Raffaela Milano.
Il progetto “Gemme” di Save the Children, attraverso l’attivazione di doti educative, offre un’opportunità per favorire la realizzazione di percorsi personalizzati, articolati in interventi psico-educativi, ludico – ricreativi e formativi, rivolti a minori vittime di violenza assistita. Fino ad oggi hanno beneficiato del progetto, i 78 i minori principalmente di età compresa tra i 5 e i 10 anni, ovvero bambini/e che frequentano la scuola primaria (35%) e quella per l’infanzia (33%).
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[1] Fonte dati: Commissione parlamentare d’inchiesta sui femminicidi presentata il 24 novembre 2021.