G8 2013: Save the Children aderisce alla campagna “Enough food for everyone IF...” Cento grandi organizzazioni umanitarie uniscono le forze per chiedere ai leader mondiali di sconfiggere la fame

Un imponente movimento promosso da 80 realtà no profit e da numerosi gruppi di pressione di matrice britannica, per chiedere ai grandi della Terra un’azione concreta e contrastare le inutili morti causate dall’iniqua distribuzione di cibo e risorse.

Un miliardo di bambini entro il 2025 saranno stretti dalla morsa della fame e della malnutrizione: è questo l’allarme lanciato da “Enough Food for Every One IF”, la nuova grande campagna promossa da oltre 100 importanti realtà tra organizzazioni no profit e gruppi di fedeli del Regno Unito, costituitesi nella più ampia coalizione umanitaria dai tempi della campagna Make Poverty History del 2005.

Un grido d’allarme che vuole svegliare le coscienze di un mondo dove ci sarebbe cibo a sufficienza per tutti, mentre milioni di bambini crescono patendo la fame; una tragedia che, tradotta in ciniche cifre, imporrà ai Paesi sviluppati un aggravio economico di 78 miliardi di dollari nei prossimi 15 anni. Infatti nel primo rapporto stilato dal gruppo, che può contare sul sostegno di autorevoli filantropi come Bill Gates e Desmond Tutu, emerge il preoccupante scenario economico che tiene legato a doppio filo il destino del Nord e del Sud del mondo: entro il 2025, saranno 937 milioni le persone tra i 15 e i 40 anni con danni permanenti causati dalla malnutrizione, il che per i Paesi sviluppati si tradurrà in una perdita economica annua pari a 125 miliardi di dollari entro fino al 2030.

Enormi passi avanti sono stati compiuti nella lotta alla povertà, dal 1990 ad oggi ogni giorno muoiono circa 14.000 bambini in meno, ma la fame e la malnutrizione costituiscono ancora una grave minaccia che si ripercuote su tutta la catena alimentare, producendo effetti degenerativi per l’intera popolazione mondiale. Basti pensare alle comunità agricole e alla forza lavoro nei campi del Sud del mondo, composte principalmente da donne e bambini, al collasso ormai di fronte al continuo rialzo dei prezzi dei beni alimentari, complici anche i danni causati dai cambiamenti climatici in atto. Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente sulle economie nazionali dei Paesi sviluppati: in Gran Bretagna ad esempio, il numero di persone che si rivolge alle banche alimentari è cresciuto sensibilmente negli ultimi anni e continua a lievitare.

La campagna, lanciata ufficialmente oggi a Londra, fa appello al G8 e al Primo Ministro inglese Cameron che lo presiederà affinchè l’attenzione dei leader mondiali sia concentrata sulla necessità di intervenire immediatamente e in modo definitivo a contrasto della fame. Secondo i promotori della campagna sono 4 i SE cui è legata la lotta alla povertà alimentare nel mondo, e che la coalizione chiede ai grandi della terra di fare propri. Si potrà infatti garantire una più equa distribuzione delle risorse alimentari SE:

 
  •  gli agricoltori nel sud del mondo non saranno più costretti a rinunciare alle proprie terre e favore di un’agricoltura intensiva per la produzione di carburanti o di altri beni diversi da quelli alimentari;
  •  i Governi manterranno gli impegni presi a supporto dei Paesi in Via di sviluppo, garantendo fondi adeguati per sconfiggere la malnutrizione infantile e aiutando le persone più povere a sostentarsi attraverso forme di investimento che diano linfa alle realtà agricole più esigue;
  • i Governi metteranno in atto una serie di misure di controllo volte a contrastare l’evasione delle tasse nei Paesi più poveri dove operano le multinazionali;
  • verrà richiesto con forza alle grandi corporation e ai Governi una maggiore trasparenza in materia di accordi economici e commerciali che interessano i Paesi poveri.



 
Infatti il solo “vuoto fiscale” generato dalle multinazionali, se colmato permetterebbe ai Paesi sviluppati di allocare i fondi necessari per salvare ogni giorni le vite di 230 bambini sotto i cinque anni, attualmente vittime della malnutrizione.

L’Arcivescovo e attivista Desmond Tutu sostiene la campagna Enough food for everyone IF, dichiarando che “la fame non è una malattia incurabile o una tragedia inevitabile. Abbiamo le forze e le risorse per assicurare che nessun bambino muoia più per malnutrizione. Possiamo impedire a milioni di madri di soffrire i crampi della fame per nutrire e salvare le proprie famiglie, abbiamo il potere di salvare vite umane. SE avremo l’intenzione di fare qualcosa in merito. SE chiederemo con forza a chi ci governa di scendere in campo nella lotta alla povertà, SE ci faremo ascoltare. È giunto il momento che i leader del mondo facciano i conti con la piaga della fame, dobbiamo mettere una fine a questo supplizio inutile causato dal palese fallimento dell’attuale sistema alimentare. Possiamo rendere la fame un ricordo del passato, SE agiamo ora.”

Alla presentazione ufficiale della campagna, che si svolgerà oggi nella capitale inglese alle 18 presso la prestigiosa struttura della Somerset House, e con eventi in contemporanea nelle principali città del Regno Unito, parteciperanno rappresentanti istituzionali e numerosi personaggi dello spettacolo; la facciata della Somerset House inoltre ospiterà una proiezione gigante che racconterà i contenuti della grande campagna – c’è abbastanza cibo per tutti, ma non tutti ricevono abbastanza cibo - e raffigurerà i 4 SE su cui si fondano le richieste della campagna ai leader del G8, dando luogo alla prima grande azione interattiva al mondo via Tweet. Man mano che gli utenti attesteranno il proprio supporto tramite i loro “cinguettii”, le proiezioni sulla facciata della Somerset House prenderanno forma.

Nei 12 minuti che verranno impiegati dalla proiezione: 52 bambini nel mondo moriranno a causa della malnutrizione; 2,3 miliardi di dollari in tasse saranno evase dalle multinazionali che operano nei Paesi in Via di Sviluppo; In Gran Bretagna verrà utilizzato un quantitativo di raccolto destinato alla produzione di biocarburanti per auto che potrebbe sfamare almeno 90.000 persone in un giorno; Uno spazio di terra ampio 25 volte lo stadio Olimpico di Londra verrà sottratto alle comunità agricole del Sud del mondo dalle multinazionali e dai governi stranieri.

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