Haiti, i bambini a 5 anni dal terremoto
Dopo 5 anni dal terribile sisma nella isola caraibica di Haiti[1], molti bambini sono ancora in condizioni di disagio e con i segni dello stress emotivo subito; in particolare quelli orfani e senza familiari sono esposti a sfruttamento e violenza sessuale e coinvolti in lavoro domestico forzato.
Ma alcuni progressi sono stati compiuti e, grazie anche al lavoro di Save the Children che ha finora portato aiuto a 1 milione fra bambini e adulti, è aumentata la percentuale di minori iscritti alla scuola primaria: pari oggi al 70% contro il 50% pre-terremoto, e alcuni edifici scolastici sono stati ricostruiti meglio e più solidi dei preesistenti con criteri innovativi e anti-sismici .
Il perdurante disagio di tanti bambini insieme alla speranza di un presente e futuro migliori, è quanto il fotografo Riccardo Venturi, Vincitore del World Press Photo nel 1997 e nel 2011, ha cercato di catturare con i suoi scatti, visitando i progetti e gli interventi ad Haiti di Save the Children, l’Organizzazione che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti. Le immagini di Venturi sono un monito alla comunità internazionale, che la ricostruzione e il ritorno ad una vita dignitosa e normale non sono ancora realtà per decine di migliaia di bambini e famiglie.
Oltre 85.000 persone, di cui più della metà minori, tuttora vivono in sistemazioni provvisorie. I bambini che hanno perso uno o entrambi i genitori, che non hanno un familiare di riferimento o ancora vivono nei campi sfollati, sono particolarmente a rischio di sfruttamento o violenza sessuale.
“Io non mi sento assolutamente sicura qui perché le persone non si rispettano le une con le altre. Ci sono molti casi di abuso", racconta *Marie Darline, una ragazza di 15 anni che ha vissuto in un gigantesco campo sfollati di Haiti per 4 anni.
“Se mia mamma e papà fossero vivi, io sarei protetta e non mi avrebbero lasciato vivere in queste condizioni”, dice Lovely*, 14 anni, costretta al lavoro domestico a Port-au-Prince.
Dalla morte dei suoi genitori nel 2010, Lovely è stata costretta a fare lavoro domestico per sopravvivere e viene frequentemente picchiata e maltrattata dalla famiglia che la sfrutta. Purtroppo l’esperienza di Lovely è comune a circa 225.000 minori fra i 5 e i 17 anni che si ritrovano, per motivi economici e di sussistenza, esposti al rischio di essere sfruttati nel lavoro domestico con pochissime o nessuna possibilità di sottrarsi a tali penose e vergognose condizioni di vita.
Bambine di appena 8 anni che hanno il compito di preparare i pasti, di andare a prendere l'acqua dal pozzo locale, di pulire le abitazioni fuori e dentro, di fare il bucato o di mantenere puliti dalle deiezioni i malati allettati. Spesso dormono sul pavimento, a differenza dei membri della famiglia per i quali prestano servizio, e si alzano all'alba prima di chiunque altro per fare i lavori domestici. Molte di loro vengono abusate fisicamente, sessualmente ed emotivamente e vengono fortemente stigmatizzate.
Lovely*, Marie* e gli altri bambini fotografati da Venturi, raccontano le paure e le speranze per il futuro dell’infanzia ad Haiti.
“Quando sono venuto ad Haiti nel 2010, subito dopo il terremoto, la paura e lo shock erano molto evidenti, soprattutto fra i bambini”, commenta il fotografo Riccardo Venturi.
“Ma i bambini hanno un’incredibile capacità di sorridere e vivere ogni giorno pienamente. I bambini di Haiti sono sempre pieni di energia positiva ma ancora oggi, sotto la superficie, è facile intravedere i segni della sofferenza e dello stress emotivo che continuano a vivere a causa delle conseguenze del terremoto e delle difficoltà che incontrano nella loro vita quotidiana”.
“Molte delle mie foto hanno cercato di catturare il loro sguardo velato di malinconia che si accompagna sempre a un grande sforzo per mantenere il proprio senso di dignità”
Kevin Novotny, Direttore Save the Children ad Haiti, sottolinea la grande volontà dei bambini di Haiti di essere protagonisti del proprio recupero, assumendo un ruolo attivo e non passivo rispetto a ciò che non funziona nelle loro vite.
“Come Save the Children, in tutti i nostri programmi di educazione o protezione, incoraggiamo i bambini a sviluppare sempre le loro proprie capacità.. Questo approccio aiuta l’intera famiglia e la comunità a reagire positivamente, e offre maggiori chance per il futuro ai bambini stessi”.
“Quando siamo qui al Club si parla sempre di quello che vorremmo essere, condividiamo le nostre idee e ci incoraggiamo”, racconta Shesnerline Woodeline di 15 anni impegnata attivamente nei gruppi di partecipazione e sensibilizzazione dei minori creati da Save the Children all’interno dei campi dove tuttora vivono. “Sono una leader nel club e quindi incoraggio gli altri a proseguire gli studi, perché senza l’educazione non possiamo fare nulla e non saremmo nulla nella società. Voglio fare la diplomatica da grande perchè mi piace la politica, mi piace parlare e condividere le idee.”
Save the Children si è attivata dai primi istanti del disastro e ha messo in atto un piano di aiuto, ricostruzione e sviluppo di lungo periodo, raggiungendo più di 1 milione di bambini e loro famiglie ad Haiti, attraverso interventi d’emergenza e progetti nell’ambito dell’educazione, nutrizione, sanità, protezione, acqua potabile e resilienza. Tra l’altro, ha distribuito cibo a quasi 300.000 persone nei campi e insediamenti provvisori; ha allestito 50 aree “a misura di bambino” fornendo loro attività ricreative, creative e di protezione; in collaborazione con il Ministero della Salute e partner locali ha allestito 80 cliniche; ha contribuito alla riabilitazione e ricostruzione di scuole, secondo il principio “migliori e più solide” delle pre-esistenti, con criteri anti-sismici e anti-uragano; ha condotto esercitazioni e sessioni formative per insegnanti e bambini, affinché sappiano come comportarsi e mettersi in sicurezza in caso di emergenza; ha promosso progetti di “cash for work”: denaro in cambio di lavoro, per dare opportunità di sostentamento alle famiglie più in difficoltà.
Save the Children sta inoltre lavorando con organizzazioni nazionali di protezione dell’infanzia di Haiti per far crescere la consapevolezza sull’abuso e lo sfruttamento dei bambini e per promuovere i diritti dei minori. Con l’aiuto di partner radicati localmente sta combattendo l’abuso domestico in alcune delle zone più povere dell’area metropolitana di Port-au-Prince.
*Nome fittizio a tutela del minore.
Le foto di Riccardo Venturi e testimonianze di bambini di Haiti sono al link:
http://media.savethechildren.it/?c=483&k=4d701aeddd
Altre foto di bambini supportati da Save the Children al seguente link (scadenza il 15/01):
http://we.tl/tXaCQqLHT8
Il rapporto “Il terremoto di Haiti, 5 anni dopo” di Save the Children è scaricabile al link:
http://www.savethechildren.it/pubblicazioni/
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Save the Children Italia
06-48070023-81-63; 338.7518129
www.savethechildren.it
ufficiostampa@savethechildren.org
Nota biografica su Riccardo Venturi.
Riccardo Venturi ( www.riccardoventuri.com ) è nato a Roma nel 1966. Ha iniziato la sua carriera documentando problematiche Italiane ed euorpee quali l’immigrazione illegale e la crescita dei movimenti nazisti in Germania, o i primi anni della democrazia in Albania. A metà degli anni ’90 la sua attenzione si è concentrata sui paesi in conflitto, a cominciare dall’Afghanistan. Da allora ha viaggiato in molte nazioni in guerra, fra le quail Kosovo, Somalia, Striscia di Gaza, Sierra Leone, Libia. Negli ultimi anni Riccardo Venturi ha continuato a lavorare, portando avanti la sua ricerca e ha spesso collaborato con organizzazioni umanitarie internazionali come Save the Children.
I suoi lavori sono stati presentati in varie mostre e pubblicati in tutto il mondo su testate importanti come Time, Newsweek, U.S. News, Business Week, Philadelphia Enquirer, National Geographic, L'Express International, Le Nouvelle Observateur, Liberation, Der Spiegel, Stern, El Pais, Vanity Fair, oltre che sui principali media italiani.
[1] Il terremoto di Haiti ha devastato la capitale Port-au-Prince e il territorio circostante, causando la morte di 230.000 persone, la distruzione e il danneggiamento di quasi 400.000 abitazioni e 5.000 scuole; più di 1.6 milioni di adulti e bambini sono rimasti senza casa.