Immigrazione: positivo ma insufficiente l’impegno dell’UE
E’ solo un primo passo e non è sufficiente. Questa in sintesi la posizione di Save the Children riguardo la decisione del Consiglio Europeo sul ricollocamento in due anni di 40mila persone provenienti dall’Italia e dalla Grecia e che necessitano di protezione internazionale, e sull’impegno per 20mila posti in 2 anni per il re-insediamento di persone in necessità di protezione internazionale che si trovano al di fuori dell’UE. Per l’Organizzazione, impegnata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e tutelarne i diritti, si tratta di numeri ben al di sotto di quanto necessario per fare fronte al fenomeno e c’è ancora tanta strada per raggiungere livelli accettabili.
Secondo le stime di Save the Children, dal 1 gennaio al 25 giugno 2015 sono arrivati via mare solo in Italia circa 66.280 migranti, di cui almeno 6.300 minori, tra loro 4.000 circa sono non accompagnati.
“L’accordo sul ricollocamento, in particolare, è solo una procedura “temporanea ed eccezionale” e, come tale, non è un approccio sistematico e strategico per affrontare queste emergenze nel lungo periodo e può mettere a rischio le persone più vulnerabili, come migliaia di bambini in fuga da guerre, violenza e povertà”, sottolinea il Direttore Generale di Save the Children Italia, Valerio Neri.
“Rispetto all’enfasi del Consiglio su un <<efficace e rapido rimpatrio>> ricordiamo che i principi di protezione dei bambini e il loro superiore interesse devono essere sempre presi in prima considerazione in ogni procedura. La deportazione immediata, il rimpatrio forzoso o la detenzione di minori rappresentano una violazione dei loro diritti e non devono essere utilizzati dall’UE in nessuno degli strumenti predisposti per <<promuovere la riammissione degli irregolari nei paesi di origine e di transito>>”.
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