Immigrazione: Save the Children Italia, confermata la presenza di minori tra i migranti rinviati in Libia.
Save the Children ha appreso con grave preoccupazione la notizia del rinvio in Libia di 76 migranti, tra cui donne e bambini. Fonti militari maltesi confermano quanto ribadito in altre occasioni da Save the Children Italia, sulla base del monitoraggio dei flussi migratori in arrivo via mare attraverso la frontiera sud: la presenza di minori (la maggior parte dei quali non accompagnati) negli sbarchi è costante.
Il rinvio di minori in Libia configura una grave violazione dei principi fondamentali e di alcuni obblighi specifici relativi al rispetto ed alla promozione dei diritti dei minori, vincolanti per lo Stato italiano, così come sanciti principalmente dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC, 1989) .
Lo Stato italiano ha innanzi tutto agito in netto contrasto con il divieto di refoulement sancito dal diritto internazionale, pienamente applicabile anche fuori dal territorio nazionale, nei confronti dei minori non accompagnati, siano essi o meno richiedenti asilo. Come ribadito dal Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia, gli obblighi derivanti dalla CRC sussistono “anche nei confronti di bambini che ricadono nella sfera di giurisdizione dello Stato durante il tentativo di entrare nel territorio del paese” (Commento Generale N.6 del 2005).
Lo Stato italiano ha l’obbligo di rispettare e promuovere il diritto alla vita, alla sopravvivenza ed allo sviluppo di ciascun minore (art.6 CRC). A tal fine, lo Stato deve garantire una valutazione rigorosa del superiore interesse di ciascun minore (art.3 CRC), per identificare una soluzione duratura che permetta la più completa realizzazione possibile dei diritti del minore in questione, in un’ottica di lungo termine. Inoltre, lo Stato italiano ha l’obbligo di assicurare la piena protezione di tutti i minori da ogni forma di abbandono, abuso, violenza e sfruttamento (artt. 19, 32, 34, 35 e 36 CRC). Particolare protezione deve essere garantita ai minori temporaneamente o definitivamente privi del proprio ambiente familiare (art.20 CRC) e potenziali rifugiati (art.22 CRC), che non dovrebbero mai essere respinti verso un paese dove vi siano fondate ragioni di ritenere che essi siano a rischio danni irreparabili, o verso un altro paese dal quale essi potrebbero essere lì respinti.
I suddetti diritti si applicano a tutti i minori che si trovino sul territorio di uno Stato o all’interno della sua giurisdizione, senza alcuna forma di discriminazione sulla base di, inter alia, considerazioni relative al loro status (art.2 CRC), e riguardano l’operato di qualsiasi soggetto istituzionale.
Inoltre, nessun minore deve essere privato della libertà personale in maniera arbitraria o illegale per motivi relativi al controllo dell’immigrazione o all’ingresso irregolare (art.37 CRC).
“La Libia è responsabile di violazioni dei diritti umani fondamentali specialmente a danno dei migranti, compresi minori” – afferma Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia, “come ribadito da parte di alcune tra le più autorevoli organizzazioni internazionali che difendono i diritti umani”.
Save the Children esorta l’Italia a porre immediatamente fine alla pratica dei rinvii in Libia di migranti, ivi compresi minori, rintracciati in acque internazionali, che costituiscono una violazione loro diritti umani fondamentali.
Il rinvio di minori in Libia configura una grave violazione dei principi fondamentali e di alcuni obblighi specifici relativi al rispetto ed alla promozione dei diritti dei minori, vincolanti per lo Stato italiano, così come sanciti principalmente dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC, 1989) .
Lo Stato italiano ha innanzi tutto agito in netto contrasto con il divieto di refoulement sancito dal diritto internazionale, pienamente applicabile anche fuori dal territorio nazionale, nei confronti dei minori non accompagnati, siano essi o meno richiedenti asilo. Come ribadito dal Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia, gli obblighi derivanti dalla CRC sussistono “anche nei confronti di bambini che ricadono nella sfera di giurisdizione dello Stato durante il tentativo di entrare nel territorio del paese” (Commento Generale N.6 del 2005).
Lo Stato italiano ha l’obbligo di rispettare e promuovere il diritto alla vita, alla sopravvivenza ed allo sviluppo di ciascun minore (art.6 CRC). A tal fine, lo Stato deve garantire una valutazione rigorosa del superiore interesse di ciascun minore (art.3 CRC), per identificare una soluzione duratura che permetta la più completa realizzazione possibile dei diritti del minore in questione, in un’ottica di lungo termine. Inoltre, lo Stato italiano ha l’obbligo di assicurare la piena protezione di tutti i minori da ogni forma di abbandono, abuso, violenza e sfruttamento (artt. 19, 32, 34, 35 e 36 CRC). Particolare protezione deve essere garantita ai minori temporaneamente o definitivamente privi del proprio ambiente familiare (art.20 CRC) e potenziali rifugiati (art.22 CRC), che non dovrebbero mai essere respinti verso un paese dove vi siano fondate ragioni di ritenere che essi siano a rischio danni irreparabili, o verso un altro paese dal quale essi potrebbero essere lì respinti.
I suddetti diritti si applicano a tutti i minori che si trovino sul territorio di uno Stato o all’interno della sua giurisdizione, senza alcuna forma di discriminazione sulla base di, inter alia, considerazioni relative al loro status (art.2 CRC), e riguardano l’operato di qualsiasi soggetto istituzionale.
Inoltre, nessun minore deve essere privato della libertà personale in maniera arbitraria o illegale per motivi relativi al controllo dell’immigrazione o all’ingresso irregolare (art.37 CRC).
“La Libia è responsabile di violazioni dei diritti umani fondamentali specialmente a danno dei migranti, compresi minori” – afferma Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia, “come ribadito da parte di alcune tra le più autorevoli organizzazioni internazionali che difendono i diritti umani”.
Save the Children esorta l’Italia a porre immediatamente fine alla pratica dei rinvii in Libia di migranti, ivi compresi minori, rintracciati in acque internazionali, che costituiscono una violazione loro diritti umani fondamentali.