Iraq: Save the Children, uno dei più grandi esodi degli ultimi decenni. 40.000 persone intrappolate sulle montagne senz’acqua per sfuggire al massacro

Le agenzie umanitarie stanno lottando giorno e notte per affrontare uno degli esodi più improvvisi e immediati mai registrati per la popolazione nel nord dell’Iraq, con decine di migliaia di persone che fuggono da Qaraqosh, la capitale cristiana di fatto del Paese. Auto con 10 o anche più persone a bordo sono state viste arrivare nella capitale curda Erbil, dopo essere scampate alle violenze di giovedì a Mosul.

Mentre sono oltre 200mila le persone fuggite dopo la strage di domenica scorsa a Sinjar, in cui sono rimaste uccise almeno 500 persone, tra cui decine di bambini. Almeno 40mila persone, tra cui molti bambini, che hanno cercato rifugio sulle montagne vicine, sono di fronte al rischio reale di morire per disidratazione a causa dell’impossibilità di tornare indietro dove rischierebbero un massacro.

Più di 1,2 milioni di iracheni sono stati sfollati negli ultimi due mesi, da quando hanno ripreso i combattimenti, a un tasso medio di oltre 20mila persone al giorno.

“In tutti questi anni non ho mai visto uno sfollamento così immediato e massiccio di uomini, donne e bambini. Save the Children e le altre organizzazioni umanitarie stanno facendo ogni sforzo per cercare di rispondere alle esigenze delle persone più vulnerabili e a rischio”, spiega Tina Yu, Direttore di Save the Children in Iraq. “Stiamo vedendo famiglie e bambini che hanno dovuto abbandonare le proprie case, spesso anche nel cuore della notte, mettendo a rischio la propria vita, con nient’altro addosso se non i propri vestiti. Quando trovano un posto sicuro dove rifugiarsi spesso non hanno poi i mezzi per acquistare beni di prima necessità, come cibo e medicine e non sanno cosa ne sarà di loro”.

Questa settimana Save the Children è intervenuta nelle aree più colpite distribuendo kit igienici e generi di prima necessità, kit per la costruzione di ripari e confezioni di biscotti in alcune delle aree più colpite, raggiungendo più di 7mila persone. Dall’inizio dei combattimenti di giugno, sono state raggiunte nel Nord più di 100mila persone.

 “Per le organizzazioni umanitarie in questo momento è necessario poter accedere alle aree più colpite, comprese le montagne nei pressi di Sinjar. Per raggiungere le comunità più vulnerabili, le organizzazioni come Save the Children hanno bisogno di un accesso umanitario senza restrizioni. Senza la possibilità di questo passaggio sicuro, migliaia di vite saranno messe a rischio”, spiega ancora Tina Yu.

Save the Children opera in Iraq da 23 anni, ed è basata a Erbil, Dohuk, Sulimaniyah e Bassora. L’organizzazione è impegnata nella risposta alle esigenze dei bambini e delle famiglie in tutta la regione del Kurdistan iracheno e in tutte le comunità più colpite nel nord e nel centro dell’Iraq.

Sono possibili interviste di approfondimento dall’area di crisi.

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