Istat: per affrontare denatalità servono politiche strutturali

“Per affrontare la denatalità sono necessarie politiche strutturali, che rendano prioritario l’investimento sull’infanzia”. Lo dichiara Giorgia D’Errico, Direttrice delle Relazioni Istituzionali di Save the Children, commentando i dati diffusi stamattina dall’Istat.

“Oggi in Italia la nascita di un bambino è un fattore di impoverimento e troppo spesso i genitori affrontano i primi mille giorni – essenziali per la crescita - in solitudine, senza un’adeguata rete di servizi. Il supporto ai giovani e alla prima infanzia andrebbero invece messi al centro di tutte le scelte  politiche, da quelle sui servizi sanitari a quelle relative all’istruzione, al contrasto alla povertà e all’occupazione giovanile e femminile, adottando misure strategiche di lungo periodo piuttosto che interventi una tantum”, sottolinea D’Errico.

In Italia nascono sempre meno bambini: nel 2024, secondo Istat, i nuovi nati sono stati 370mila, il 2,6% in meno rispetto al 2023[1]. La riduzione delle nascite ha interessato tutte le aree del paese, ma il calo è stato molto più pronunciato nel Sud (-4,2%) e nelle Isole (-4,9%) e più contenuto al Nord (-1,7% nel Nord Ovest e -1,9% nel Nord Est) e al Centro (-1,2%), a rafforzare l’idea che dove le donne lavorano di più, fanno anche più figli. E i pochi bambini che nascono sono sempre più poveri: il 13,4% dei minori tra 0 e 3 anni è in povertà assoluta[2], e circa 200mila di età compresa tra 0 e 5 anni (8,5% del totale) vivono in povertà alimentare[3], ovvero in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni.

“Occorre inoltre costruire e rafforzare quelli che chiamiamo “spazi per crescere” dai presidi socio-sanitari di prossimità, agli asili nido – ad oggi solo il 30% dei bambini e delle bambine tra 0 e 2 anni vi trova posto, con profondi divari territoriali[4] - e luoghi sicuri dove i più piccoli possano crescere e apprendere, in particolare nelle aree più deprivate. È inoltre fondamentale potenziare le misure a sostegno dell’occupazione femminile e di un’equa distribuzione del lavoro di cura, che ancora oggi pesa prevalentemente sulle donne, come l’estensione del congedo di paternità”, conclude D’Errico.

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[2] Istat, La povertà in Italia, 2023

[3] Elaborazione Istat per Save the Children

[4] Banca dati Istat