Lampedusa: Save the Children, occorre intervenire per evitare altre tragedie del mare
Gli arrivi di profughi dalla Libia a Lampedusa sono sempre più intensi. Ieri erano 1.034 le persone identificate presenti sull’isola tra cui 91 minori non accompagnati e 14 con familiari. Durante la giornata ci sono stati due sbarchi: nel primo sono arrivate 178 persone di cui 19 donne e 1 bambino accompagnato, mentre nella notte, sono arrivati circa 655 profughi di cui 82 donne e 16 bambini accompagnati, per un totale di 833 persone di cui 101 donne e 17 bambini. Ad essi si aggiungono i 798 arrivati nella notte, di cui 138 donne e 16 bambini, nonché circa 500 tratti in salvo a seguito del naufragio sugli scogli. Anche tra loro sono numerose le donne, i bambini e gli adolescenti.
In queste ore gli operatori di Save the Children - che opera dal marzo 2008 sull’isola, in partnership con lo United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), l' International Organization for Migration (IOM) e la Croce Rossa Italiana (CRI), e con il coordinamento del Ministero dell'Interno, nell’ambito del progetto Praesidium – hanno partecipato alle operazioni di sbarco e accoglienza.
“Non possiamo continuare ad assistere a tragedie del mare come quella che si è verificata ieri sulle coste libiche, causando la morte di decine di uomini, donne e bambini, e ai tanti altri naufragi che si stanno consumando senza che neanche lo si venga a sapere.”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children in Italia.
Save the Children rinnova l’appello ad aprire urgentemente corridoi umanitari in Libia e a mettere al primo posto delle scelte dei governi la tutela della popolazione civile, a partire dai bambini.
Molti profughi provenienti dalla Libia, originari dei paesi del Corno d’Africa, oggi sono ai confini in Tunisia, nei campi di accoglienza dove anche Save the Children è presente a tutela dei minori.
“Per evitare che si consumino altri drammi del mare, chiediamo che venga studiata la possibilità di operare un immediato trasferimento in Europa ed in Italia dei profughi che già nei campi di accoglienza sono riconosciuti meritevoli di protezione internazionale, sotto l’egida dell’Alto commissariato dei rifugiati, secondo un piano di resettlement concordato con le comunità locali, dando priorità ai minori soli, alle donne con bambini e agli altri soggetti vulnerabili” continua Valerio Neri. “Evitiamo, almeno per loro, altri viaggi e altre morti.”
In queste ore gli operatori di Save the Children - che opera dal marzo 2008 sull’isola, in partnership con lo United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), l' International Organization for Migration (IOM) e la Croce Rossa Italiana (CRI), e con il coordinamento del Ministero dell'Interno, nell’ambito del progetto Praesidium – hanno partecipato alle operazioni di sbarco e accoglienza.
“Non possiamo continuare ad assistere a tragedie del mare come quella che si è verificata ieri sulle coste libiche, causando la morte di decine di uomini, donne e bambini, e ai tanti altri naufragi che si stanno consumando senza che neanche lo si venga a sapere.”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children in Italia.
Save the Children rinnova l’appello ad aprire urgentemente corridoi umanitari in Libia e a mettere al primo posto delle scelte dei governi la tutela della popolazione civile, a partire dai bambini.
Molti profughi provenienti dalla Libia, originari dei paesi del Corno d’Africa, oggi sono ai confini in Tunisia, nei campi di accoglienza dove anche Save the Children è presente a tutela dei minori.
“Per evitare che si consumino altri drammi del mare, chiediamo che venga studiata la possibilità di operare un immediato trasferimento in Europa ed in Italia dei profughi che già nei campi di accoglienza sono riconosciuti meritevoli di protezione internazionale, sotto l’egida dell’Alto commissariato dei rifugiati, secondo un piano di resettlement concordato con le comunità locali, dando priorità ai minori soli, alle donne con bambini e agli altri soggetti vulnerabili” continua Valerio Neri. “Evitiamo, almeno per loro, altri viaggi e altre morti.”