“Lampedusa, Tripoli, Shousha: i minori e la crisi del Nord Africa. Quale protezione?”
Mohamed è un minore somalo, ha 17 anni, arriva in Libia per sfuggire alle condizioni difficili nel suo paese ma viene chiuso nei centri di detenzione, per quattro volte dal 2009 tenta di fuggire via mare imbarcandosi per raggiungere l’Italia e quindi l’Europa. Basta una storia come la sua, tra le tante raccolte dagli ultimi minori soli non accompagnati sbarcati a Lampedusa, per racchiudere il dramma della situazione in Libia e nei campi profughi al confine del paese, l’incognita terribile dell’attraversamento del Mediterraneo, l’invincibile aspettativa di speranza e riscatto che l’Europa rappresenta per ciascuno di loro. La crisi in Nord Africa ha generato nel 2011 un flusso migratorio immediato e intenso con 39.560 arrivi circa ad oggi solo a Lampedusa, Linosa e Lampione contro i 70 dello stesso periodo lo scorso anno. Tra gli arrivi sull’isola dal gennaio 2011 1.670 sono minori (il 5% circa del totale), di cui 544 sbarcati solo nel mese di maggio. Il 10% circa sono bambini piccoli arrivati insieme a uno o entrambi i genitori, gli altri sono minori non accompagnati come Mohamed, originari della Tunisia e dei paesi sub-sahariani, con un’età compresa tra i 12 e i 17 anni.
Il primo viaggio in mare verso l’Europa di Mohamed è del luglio 2009 insieme ad altri 90, quasi tutti somali, dopo 3 ore di navigazione perdono in mare il motore. Le autorità libiche li salvano destinandoli ai centri di detenzione, lui riesce a fuggire e 3 mesi dopo ritenta con altre 70 persone ma la benzina finisce, già in acque internazionali, e vengono riaccompagnati a Tripoli da una motovedetta italiana accorsa a seguito di una richiesta di aiuto via telefono. Sfugge ancora alla detenzione e, in seguito alle conseguenze del conflitto, il 6 maggio 2011 si imbarca di nuovo con 600 persone circa al porto Souk Medine di Tripoli su una barca che ne conterrebbe al massimo 400 e che si ribalta poco dopo la partenza facendo centinaia di vittime con soli 40 superstiti, lui compreso, perché aveva un salvagente e sapeva nuotare. Raggiunge il campo profughi di Shousha al confine tunisino nella speranza di un programma di resettlement negli Stati Uniti o in Europa che si rivela impossibile, torna a Tripoli e s’imbarca per la quarta volta arrivando finalmente a Lampedusa a metà maggio. Un’esposizione ripetuta per forza ad un rischio altissimo, come dimostrano le stime UNHCR e OCHA che segnalano 1500 vittime nei naufragi dall’inizio dell’anno, quasi una ogni 10 migranti dalla Libia che ce l’hanno fatta (18.300 circa al 16/6/2011).
Su questa domanda inarrestabile di una nuova opportunità di vita e sul dramma che ne è all’origine Save the Children invita questa mattina, in occasione della riunione del Consiglio Europeo del 23 e 24 giugno, tutti gli attori istituzionali e le organizzazioni coinvolte nella gestione dell’emergenza immigrazione a confrontarsi apertamente nella tavola rotonda “Lampedusa, Tripoli, Shousha: i minori e la crisi del Nord Africa. Quale protezione?” presso la Sala della Sagrestia della Camera dei Deputati a Roma.
“L’emergenza del Nord Africa ha il volto di molti bambini: le piccole vittime del conflitto in Libia, i bambini che da mesi nei campi profughi in Tunisia vivono in una sorta di “limbo” senza conoscere il loro futuro, quelli che tentano l’attraversamento del Mediterraneo, spesso con esiti tragici, i più “fortunati” che riescono ad approdare a Lampedusa, ma che tuttavia rischiano di non trovare nemmeno in questo caso una accoglienza adeguata, “ ha dichiarato Raffaela Milano, Responsabile Programmi Italia Europa di Save the Children.
“Dall’inizio della crisi Save the Children è in contatto diretto con i bambini e gli adolescenti in tutte le tappe di questa ‘via dolorosa’ che tanti si trovano a percorrere da una parte e dall’altra del Mediterraneo. E’ indispensabile rafforzare l’impegno per la protezione dei bambini nelle aree di crisi, sconfiggere il rischio dell’assuefazione e dell’indifferenza cui ha fatto riferimento di recente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rafforzare il coordinamento tra tutti i soggetti, istituzionali e non, che hanno responsabilità in materia.”
Save the Children ha messo in luce alcune priorità per la protezione dei minori.
In primo luogo, a livello internazionale è fondamentale adottare in modo proattivo una soluzione all’attuale emergenza. In quest’ottica, è necessario che i paesi europei si attivino quantomeno offrendo adeguate opportunità di resettlement (ricollocazione) per un numero consistente di rifugiati in fuga dalla Libia -, in particolare per quelli originari dei paesi Sub-Sahariani che non possono ritornare nei loro paesi o trovare alternative durevoli nell’area - ben oltre i 700 posti promessi sin’ora da alcuni paesi.
In Europa, l’accesso alla protezione continua ad essere molto problematico per chi è in fuga dalla regione ed è quindi costretto ad affrontare rischiosissime attraversate in mare che hanno già fatto migliaia di vittime. Gli stati membri dell’Unione, ed in particolare l’Italia e gli altri stati meridionali direttamente coinvolti negli arrivi, devono continuare ad assicurare l’accesso ai loro territori e a tutte le forme di protezione disponibili. I confini dell’Unione Europea devono rimanere aperti e il principio di non respingimento deve essere sempre rispettato. Chiusura delle frontiere e politiche di respingimento mettono infatti a grave rischio protezione, sicurezza e diritti di tutti i migranti, compresi i minori, siano essi non accompagnati, separati o accompagnati dai famigliari.
Inoltre, deve essere garantito ad agenzie specializzate la possibilità di garantire protezione e assistenza ai migranti e, in particolare, tra loro i minori, occupandosi dell’individuazione dei gruppi vulnerabili, dell’identificazione e informazione ai minori sulla loro situazione, le procedure in essere e le forme di assistenza e protezione previste per loro, del rintraccio dei familiari per assicurare il mantenimento dei contatti con i genitori o per consentire la riunificazione se questo è nel superiore interesse degli stessi minori.
Anche se il numero di rifugiati, richiedenti asilo e migranti che arrivano in Europa è contenuto rispetto al flusso in ingresso in Tunisia ed Egitto, l’Italia e Malta sono coinvolti più direttamente dai recenti flussi migratori dalla Libia e dalla Tunisia. Vista la crescente pressione a cui sono sottoposti i sistemi di asilo dei due paesi frontalieri, gli altri Paesi Membri dell’Unione Europea, dovrebbero intraprendere misure concrete di sostegno in loro favore in uno spirito di solidarietà e responsabilità. Le possibili opzioni includono il ricollocamento interno all’Europa di chi ha ricevuto protezione nei paesi di arrivo e il supporto tecnico per quanto riguarda le condizioni di accoglienza e la gestione delle domande di asilo, sia a livello bilaterale tra i Paesi che attraverso l’Ufficio Europeo di Sostegno per l’Asilo.
Infine, per quanto riguarda nello specifico l’accoglienza dei minori non accompagnati in Italia, Save the Children ritiene sia necessario definire una volta per tutte– tramite una apposita previsione di legge – l’istituzione di un sistema nazionale per la loro protezione che assicuri un’accoglienza adeguata, diffusa sul territorio, con risorse certe dedicate ed una chiara definizione dei livelli di responsabilità tra Stato centrale, regioni e comuni. Il dovere di accoglienza per i minori soli – che sono in quanto tali inespellibili – deve uscire da una logica tutta emergenziale.
Nell’immediato, occorre dare subito accoglienza a circa 450 minori che dopo settimane sono ancora a Lampedusa e nei centri temporanei di transito sulla terraferma non idonei a garantire sicurezza e protezione, e dare piena attuazione alle procedure per l’accoglienza dei minori non accompagnati approvata dal Comitato di Coordinamento per l’emergenza umanitaria. Va inoltre rafforzata la vigilanza, da parte di tutti gli organi competenti, sul reclutamento dei minori arrivati via mare da parte di organizzazioni illegali per lavoro nero e altre forme di sfruttamento.
Sono questi i temi affrontati e discussi nella tavola rotonda promossa da Save the Children alla quale sono stati invitati a partecipare i rappresentanti del Dipartimento per la Protezione Civile, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, del Ministero degli Affari Esteri, degli enti locali, dello IOM, dell’ACNUR e dell’UNICEF, oltre a deputati e senatori e rappresentanti delle principali ONG impegnate nel settore.
Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Save the Children Italia, 06 48070071-81-23-01, press@savethechildren.it ; www.savethechildren.it