A Lampedusa una nuova emergenza minori

La situazione dei minori a Lampedusa ha di nuovo superato livelli di guardia. A seguito degli ultimi sbarchi (con 63 nuovi arrivi), sono oltre 400 i minori non accompagnati presenti sull’isola. Di questi circa 250 sono nella base Loran e gli altri nel Centro di primo soccorso e accoglienza (CPSA). Questi ultimi sono stipati anche all’interno di stanze normalmente adibite ad uffici, in gravi condizioni di sovraffollamento, con i materassi per terra, in una situazione igienica precaria. Non vi sono spazi ricreativi e ai minori, per motivi di sicurezza, non è consentito uscire dalle strutture.

Nel CPSA non è possibile, al momento e dato il sovraffollamento, garantire ai minori spazi autonomi e protetti rispetto a quelli riservati agli adulti. Una situazione tanto più difficile e insostenibile per quei minori che vi permangono da più tempo: in 190 si trovano sull’isola da almeno un mese e 80 tra questi sono sbarcati a Lampedusa tra il 12 e il 19 maggio. La gran parte dei minori soli ha 16-17 anni, ma vi sono anche ragazzi più piccoli, di 12-13 anni.

“Non è possibile prolungare oltre la permanenza dei minori a Lampedusa, in queste condizioni del tutto inadeguate – ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia Europa di Save the Children - . Sollecitiamo l’impegno di tutte le istituzioni – Comuni, Regioni, Governo centrale – per dare completa attuazione alla rete di accoglienza nazionale dei minori, così come prevista dal Piano varato dal Commissario Straordinario Gabrielli e implementato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sulla base delle intese raggiunte dalla Conferenza Unificata. A questo proposito, chiediamo l’immediata attivazione sul territorio nazionale di strutture di accoglienza temporanea per i minori che consentano, in caso di flussi intensi di arrivo, di garantire subito condizioni dignitose di ospitalità, in ambienti e con operatori loro dedicati, anche in attesa della collocazione definitiva in comunità alloggio per minori”.

E un appello ieri è stato scritto e lanciato dagli stessi ragazzi accolti nella base Loran. Save the Children ha oggi trasmesso alle istituzioni il testo dell’appello ed è impegnata a fare sì che i ragazzi siano direttamente coinvolti nella definizione delle soluzioni per garantire i loro diritti. I ragazzi esprimono il loro disagio per la condizione che stanno vivendo, resa ancora più dura dal trauma del viaggio, e chiedono sia loro offerto un luogo più adeguato in cui stare e la possibilità di studiare e di socializzare. L’appello è sottoscritto da un ragazzo per ciascun paese di provenienza e queste firme – prosegue Raffaela Milano - ci fanno vedere un pezzo di mondo in fuga dai conflitti e dalle povertà, di cui l’Italia e l’Europa devono farsi carico: dalla Libia alla Somalia, al Ghana, Togo, Niger, Nigeria, Guinea, Burkina, Bangladesh, Senegal, Gambia, Camerun, Costa d’Avorio, Pakistan, Libia, Ciad”.

Save the Children è presente dal 2008 a Lampedusa e nelle altre aree di sbarco con mediatori culturali e operatori legali nell’ambito del progetto Praesidium del Ministero dell’Interno, insieme all’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, l’OIM e la Croce Rossa Italiana.

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