Piano Nazionale Ripresa e Resilienza: ora un impegno da parte delle istituzioni ad ogni livello per fare dei diritti dei bambini e delle bambine la prima “grande opera” per ricostruire il Paese

“Con il varo del Piano nazionale Ripresa e Resilienza chiediamo che si apra un nuovo capitolo nelle politiche di promozione dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese dopo un periodo, quello della pandemia, che ha fatto emergere le disuguaglianze pre-esistenti e ha particolarmente colpito i bambini, i ragazzi e le ragazze, a partire dal milione trecentomila minori che oggi si trova in condizioni di povertà assoluta,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

“Il Piano contiene un primo significativo investimento su alcuni dei presìdi fondamentali per la crescita, come gli asili nido, il tempo pieno, le mense scolastiche, la sicurezza e la qualità degli ambienti dell’apprendimento. Elementi fondamentali per superare le gravi ingiustizie che oggi bloccano il futuro dei bambini e delle bambine, così come più volte sottolineato anche dalla rete #educAzioni.”

“E’ determinante che il Piano non sia concepito come un insieme di progetti, ma rappresenti una nuova direzione di marcia e che le misure da questo contenute siano coordinate con gli investimenti previsti dalla nuova programmazione europea e dalle risorse nazionali. Per questo motivo, sarà necessario un impegno a tutti i livelli istituzionali, nell’ambito di un Piano nazionale per l’infanzia e l’adolescenza che definisca le priorità di intervento e gli obiettivi da raggiungere, a partire dai territori più svantaggiati.”

“Save the Children  - attiva in rete con partner territoriali sin dall’inizio della pandemia per il sostegno di oltre 75.000 minori nella aree maggiormente deprivate– si impegnerà a monitorare la realizzazione del piano nelle aree a più alto tasso di povertà educativa, per scongiurare il rischio che, come purtroppo avvenuto in passato, le risorse stanziate al livello europeo non siano effettivamente utilizzate per l’attivazione dei servizi ma che segnino invece un effettivo cambiamento a favore della crescita dei bambini, delle bambine e degli adolescenti.“

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