Punizioni fisiche sui bambini: in Lombardia il 24% dei genitori ricorre alla punizione fisica mentre il 72% dei genitori lombardi preferisce imporre restrizioni e divieti ai propri figli. Oltre un quarto dei genitori italiani ricorre allo schiaffo
Presentata a Milano la nuova ricerca "Le punizioni fisiche in ambito familiare. Cosa ne pensano i pediatri", realizzata in collaborazione con la SIP (Società Italiana di Pediatria).
Presentata oggi a Milano, presso il Circolo della Stampa (Sala Bracco), "A Mani Ferme", campagna promossa da Save the Children per dire NO alle punizioni fisiche sui bambini. In uno scenario in cui oltre un quarto dei genitori italiani (27%) ricorre all'uso delle mani nell'educazione dei propri figli, la nuova ricerca "Le punizioni fisiche in ambito familiare. Cosa ne pensano i pediatri" realizzata dall'Organizzazione in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (SIP)rivela l’importanza del parere dei medici pediatri nella scelta dei metodi educativi all'interno delle famiglie. Il 64% dei pediatri viene interpellato spesso riguardo l’educazione dei figli, nel 10,2% dei casi i genitori si rivolgono a loro affinché possano fornire un parere professionale sull’effetto delle punizioni fisiche.
Milano e la Lombardia, aree su cui è stato condotto uno speciale focus della ricerca, offrono un significativo spaccato del trend generale: il 24% dei genitori meneghini ricorre alla punizione fisica mentre il 72% dei genitori lombardi ritiene che le restrizioni alle libertà dei propri figli (divieto di uscite con gli amici o usare il cellulare, ad esempio) siano il miglior sistema per sensibilizzare la prole al rispetto delle regole in casa e nella società.
Le attività volte all'eliminazione delle violenze sui minori qualificano e distinguono l'operato di Save the Children in Italia e nel mondo. Dal 2008, l'Organizzazione combatte contro le punizioni corporali in ambito domestico e dal 2011 coordina il Progetto “Educate, do not punish”, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Daphne III. “Il progetto, che vede la partecipazione di Save the Children Lituania, Svezia e Romania, vuole sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e i genitori sull’importanza di utilizzare metodi educativi positivi, senza punizioni fisiche o umilianti”, spiega Arianna Saulini, Responsabile della Campagna.
La Campagna “A Mani Ferme” si articola su uno spot ideato dall’agenzia Roncaglia & Wijkander, il cui claim è “Uno schiaffo non finisce mai” e prevede vari materiali di sensibilizzazione, quali la “Guida pratica alla Genitorialità Positiva” e più di 500.000 leaflet informativi.
Una ricerca precedente, realizzata da Ipsos per Save the Children, rivelava che una campagna informativa potesse essere un deterrente efficace al ricorso a schiaffi e sculacciate per il 92% dei genitori con figli di 3-5 anni, l’84% di quelli con bambini di 6-10 anni e l’81% dei genitori di adolescenti. “A fronte di questi dati – sottolinea Saulini - siamo certi che la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sia il primo passo verso un cambiamento culturale che tanto auspichiamo per promuovere modelli di genitorialità positiva, nel rispetto dell’integrità e della dignità di bambini e adolescenti”.
Tra i pediatri italiani, ben il 73,5% pensa che sia più difficile educare un figlio oggi rispetto a 10-15 anni fa, il 7,2% del campione ritiene che le punizioni fisiche costituiscano un efficace strumento educativo mentre la gran parte di essi, pari all’81,2% degli intervistati le ritiene una forma di violenza. Solo l’1,2% giudica la punizione fisica come il metodo più efficace per correggere i figli. Anche i pediatri italiani sono stati bambini e la maggioranza di loro (il 76,8%) afferma di aver subito punizioni fisiche da parte dei propri genitori almeno 1 volta nella vita, per più della metà di coloro che sono stati picchiati (59, 4%) dai propri genitori, ciò è avvenuto solo in casi eccezionali.
Complessivamente, la maggior parte del campione (il 47,7%) ritiene che la professione di pediatra condizioni il giudizio riguardo alle punizioni fisiche: se il 64% dei pediatri ha dichiarato di essere interpellato “spesso” dalle famiglie riguardo l’educazione dei figli (solo al 5,6% non è stato mai chiesto nulla a riguardo), al 79,3% degli intervistati è capitato di essere interpellato dai genitori riguardo le punizioni fisiche. Di questi il 10,6% ha risposto di essere stato interpellato “spesso”, con un’incidenza maggiore nei pediatri di libera scelta o del consultorio rispetto ai pediatri ospedalieri o universitari (il 14,7% ed il 7,7% rispettivamente).
Tra i genitori che chiedono ai pediatri consigli sull’educazione dei figli, il 10,2% lo fa per avere un parere professionale sull’effetto delle punizioni fisiche, mentre nel 32,8% dei casi i genitori vorrebbero avere suggerimenti circa strategie educative alternative; infine il 57,1% dei pediatri ha risposto di essere interrogato dai genitori per entrambi i motivi.
La maggior parte dei pediatri, si sente molto coinvolto in questa materia: l’83,6% degli intervistati, infatti, ritiene che dare consigli riguardanti l’educazione dei figli rientri tra quelli che sono i suoi compiti, sebbene il 17,2% del campione totale non si sente adeguato. Il 28,8% degli intervistati si aggiorna riguardo alla normativa ed agli effetti delle punizioni fisiche sui bambini, mentre il 65,4% sarebbe interessato a farlo. L’opinione, basata sulla propria esperienza professionale, riguardo all’attuale diffusione del ricorso alle punizioni fisiche divide la categoria: infatti il 51,1% dei pediatri intervistati ritiene che il fenomeno sia tuttora largamente diffuso, mentre il 48,9% ritiene che non lo sia. Tra i primi, il 77,2% ritiene che le punizioni fisiche vengano inflitte soprattutto ai bambini più piccoli, mentre il 22,8% ritiene che siano subite principalmente dagli adolescenti.
Il 46,5% del campione ha affermato di essere a conoscenza dell’utilizzo reiterato di punizioni fisiche da parte di alcuni genitori e nella maggior parte dei casi il pediatra si è sentito di dover prendere una posizione di tutela nei confronti del bambino. Durante l’esercizio della professione, è accaduto al 47,9% dei pediatri assistere ad un litigio tra genitori e figli che si è chiuso con una sculacciata o uno schiaffo. In particolare, il 40% del campione ha affrontato questa situazione ed è intervenuto nella discussione tra genitore e figlio per cercare di mediare la tensione e dando anche dei consigli al genitore su come comportarsi.
Un residuo 7,9% ha assistito alla scena dichiarando di non sapere come comportarsi. Il 65,4% del campione ritiene, in base alla propria esperienza, che un utilizzo reiterato delle punizioni fisiche possa sconfinare in atteggiamenti prossimi al maltrattamento, percentuale che si alza al 77,1% tra coloro che sono a conoscenza di situazioni in cui c’è un reiterato uso delle punizioni fisiche
Sia i genitori che i pediatri, quindi, ritengono importante educare senza “alzare le mani”. “Per questo riteniamo utile dare ai genitori un supporto nel loro difficile compito quotidiano attraverso degli strumenti di facile consultazione e reperibilità. La Guida illustra i quattro principi cardine dei genitori che non utilizzano le punizioni fisiche, ovvero individuare i propri obiettivi educativi di lungo termine, far sentire il proprio affetto e fornire punti di riferimento ai figli in ogni interazione con loro, comprendere cosa pensano e cosa provano i nostri figli in diverse situazioni e assumere un approccio risolutivo e non punitivo. Attraverso la Guida, Save the Children – conclude Arianna Saulini – desidera aiutare i genitori a riflettere sui loro comportamenti e a comprendere meglio l’atteggiamento dei figli”.
Sono numerosi i Paesi europei che hanno lanciato campagne di sensibilizzazione sul tema della genitorialità positiva. Nel Mondo sono 32 le nazioni che hanno vietato le punizioni fisiche sui minori in tutti i contesti, di cui 23 in Europa. Save the Children Italia auspica che un dibattito costruttivo sul tema possa essere avviato anche in Italia con il supporto delle Istituzioni competenti, dei soggetti che lavorano per e con i bambini e gli adolescenti, nonché dei genitori stessi.
Scopri di più sulla campagna
Per ulteriori informazioni:
Giacomo Baldassari
393.0640336
g.baldassari@rs-management.it
Ufficio Stampa Save the Children Italia
tel. 06 48070071 -23-81-001
press@savethechildren.it
www.savethechildren.it
Presentata oggi a Milano, presso il Circolo della Stampa (Sala Bracco), "A Mani Ferme", campagna promossa da Save the Children per dire NO alle punizioni fisiche sui bambini. In uno scenario in cui oltre un quarto dei genitori italiani (27%) ricorre all'uso delle mani nell'educazione dei propri figli, la nuova ricerca "Le punizioni fisiche in ambito familiare. Cosa ne pensano i pediatri" realizzata dall'Organizzazione in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (SIP)rivela l’importanza del parere dei medici pediatri nella scelta dei metodi educativi all'interno delle famiglie. Il 64% dei pediatri viene interpellato spesso riguardo l’educazione dei figli, nel 10,2% dei casi i genitori si rivolgono a loro affinché possano fornire un parere professionale sull’effetto delle punizioni fisiche.
Milano e la Lombardia, aree su cui è stato condotto uno speciale focus della ricerca, offrono un significativo spaccato del trend generale: il 24% dei genitori meneghini ricorre alla punizione fisica mentre il 72% dei genitori lombardi ritiene che le restrizioni alle libertà dei propri figli (divieto di uscite con gli amici o usare il cellulare, ad esempio) siano il miglior sistema per sensibilizzare la prole al rispetto delle regole in casa e nella società.
Le attività volte all'eliminazione delle violenze sui minori qualificano e distinguono l'operato di Save the Children in Italia e nel mondo. Dal 2008, l'Organizzazione combatte contro le punizioni corporali in ambito domestico e dal 2011 coordina il Progetto “Educate, do not punish”, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Daphne III. “Il progetto, che vede la partecipazione di Save the Children Lituania, Svezia e Romania, vuole sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e i genitori sull’importanza di utilizzare metodi educativi positivi, senza punizioni fisiche o umilianti”, spiega Arianna Saulini, Responsabile della Campagna.
La Campagna “A Mani Ferme” si articola su uno spot ideato dall’agenzia Roncaglia & Wijkander, il cui claim è “Uno schiaffo non finisce mai” e prevede vari materiali di sensibilizzazione, quali la “Guida pratica alla Genitorialità Positiva” e più di 500.000 leaflet informativi.
Una ricerca precedente, realizzata da Ipsos per Save the Children, rivelava che una campagna informativa potesse essere un deterrente efficace al ricorso a schiaffi e sculacciate per il 92% dei genitori con figli di 3-5 anni, l’84% di quelli con bambini di 6-10 anni e l’81% dei genitori di adolescenti. “A fronte di questi dati – sottolinea Saulini - siamo certi che la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sia il primo passo verso un cambiamento culturale che tanto auspichiamo per promuovere modelli di genitorialità positiva, nel rispetto dell’integrità e della dignità di bambini e adolescenti”.
Tra i pediatri italiani, ben il 73,5% pensa che sia più difficile educare un figlio oggi rispetto a 10-15 anni fa, il 7,2% del campione ritiene che le punizioni fisiche costituiscano un efficace strumento educativo mentre la gran parte di essi, pari all’81,2% degli intervistati le ritiene una forma di violenza. Solo l’1,2% giudica la punizione fisica come il metodo più efficace per correggere i figli. Anche i pediatri italiani sono stati bambini e la maggioranza di loro (il 76,8%) afferma di aver subito punizioni fisiche da parte dei propri genitori almeno 1 volta nella vita, per più della metà di coloro che sono stati picchiati (59, 4%) dai propri genitori, ciò è avvenuto solo in casi eccezionali.
Complessivamente, la maggior parte del campione (il 47,7%) ritiene che la professione di pediatra condizioni il giudizio riguardo alle punizioni fisiche: se il 64% dei pediatri ha dichiarato di essere interpellato “spesso” dalle famiglie riguardo l’educazione dei figli (solo al 5,6% non è stato mai chiesto nulla a riguardo), al 79,3% degli intervistati è capitato di essere interpellato dai genitori riguardo le punizioni fisiche. Di questi il 10,6% ha risposto di essere stato interpellato “spesso”, con un’incidenza maggiore nei pediatri di libera scelta o del consultorio rispetto ai pediatri ospedalieri o universitari (il 14,7% ed il 7,7% rispettivamente).
Tra i genitori che chiedono ai pediatri consigli sull’educazione dei figli, il 10,2% lo fa per avere un parere professionale sull’effetto delle punizioni fisiche, mentre nel 32,8% dei casi i genitori vorrebbero avere suggerimenti circa strategie educative alternative; infine il 57,1% dei pediatri ha risposto di essere interrogato dai genitori per entrambi i motivi.
La maggior parte dei pediatri, si sente molto coinvolto in questa materia: l’83,6% degli intervistati, infatti, ritiene che dare consigli riguardanti l’educazione dei figli rientri tra quelli che sono i suoi compiti, sebbene il 17,2% del campione totale non si sente adeguato. Il 28,8% degli intervistati si aggiorna riguardo alla normativa ed agli effetti delle punizioni fisiche sui bambini, mentre il 65,4% sarebbe interessato a farlo. L’opinione, basata sulla propria esperienza professionale, riguardo all’attuale diffusione del ricorso alle punizioni fisiche divide la categoria: infatti il 51,1% dei pediatri intervistati ritiene che il fenomeno sia tuttora largamente diffuso, mentre il 48,9% ritiene che non lo sia. Tra i primi, il 77,2% ritiene che le punizioni fisiche vengano inflitte soprattutto ai bambini più piccoli, mentre il 22,8% ritiene che siano subite principalmente dagli adolescenti.
Il 46,5% del campione ha affermato di essere a conoscenza dell’utilizzo reiterato di punizioni fisiche da parte di alcuni genitori e nella maggior parte dei casi il pediatra si è sentito di dover prendere una posizione di tutela nei confronti del bambino. Durante l’esercizio della professione, è accaduto al 47,9% dei pediatri assistere ad un litigio tra genitori e figli che si è chiuso con una sculacciata o uno schiaffo. In particolare, il 40% del campione ha affrontato questa situazione ed è intervenuto nella discussione tra genitore e figlio per cercare di mediare la tensione e dando anche dei consigli al genitore su come comportarsi.
Un residuo 7,9% ha assistito alla scena dichiarando di non sapere come comportarsi. Il 65,4% del campione ritiene, in base alla propria esperienza, che un utilizzo reiterato delle punizioni fisiche possa sconfinare in atteggiamenti prossimi al maltrattamento, percentuale che si alza al 77,1% tra coloro che sono a conoscenza di situazioni in cui c’è un reiterato uso delle punizioni fisiche
Sia i genitori che i pediatri, quindi, ritengono importante educare senza “alzare le mani”. “Per questo riteniamo utile dare ai genitori un supporto nel loro difficile compito quotidiano attraverso degli strumenti di facile consultazione e reperibilità. La Guida illustra i quattro principi cardine dei genitori che non utilizzano le punizioni fisiche, ovvero individuare i propri obiettivi educativi di lungo termine, far sentire il proprio affetto e fornire punti di riferimento ai figli in ogni interazione con loro, comprendere cosa pensano e cosa provano i nostri figli in diverse situazioni e assumere un approccio risolutivo e non punitivo. Attraverso la Guida, Save the Children – conclude Arianna Saulini – desidera aiutare i genitori a riflettere sui loro comportamenti e a comprendere meglio l’atteggiamento dei figli”.
Sono numerosi i Paesi europei che hanno lanciato campagne di sensibilizzazione sul tema della genitorialità positiva. Nel Mondo sono 32 le nazioni che hanno vietato le punizioni fisiche sui minori in tutti i contesti, di cui 23 in Europa. Save the Children Italia auspica che un dibattito costruttivo sul tema possa essere avviato anche in Italia con il supporto delle Istituzioni competenti, dei soggetti che lavorano per e con i bambini e gli adolescenti, nonché dei genitori stessi.
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