Tagli aiuti: a rischio l'educazione di 1,8 milioni di bambini sostenuti dai progetti dell'Organizzazione

Più di 1,8 milioni di bambini non potranno più accedere all’educazione a causa dei tagli agli aiuti umanitari internazionali che colpiscono i programmi educativi di Save the Children in oltre 20 Paesi, dalla Repubblica Democratica del Congo alla Siria, fino alla Tanzania.

In Tanzania, più di 50mila bambini rischiano di vedere interrotto parzialmente o completamente il loro percorso di educazione a causa dei tagli agli aiuti, con “conseguenze strazianti” per i bambini, come ha dichiarato la responsabile di un campo profughi nel nord-ovest del Paese.

Isack, dirigente scolastico, ha evidenziato che i tassi di frequenza, gli abbandoni e i risultati accademici della scuola sono peggiorati a causa dei tagli ai finanziamenti, che non permettono più ai bambini di ricevere quaderni gratuiti e alle ragazze di avere gli assorbenti igienici necessari per frequentare la scuola.

“Voglio studiare, voglio diventare medico, ma senza i materiali giusti mi sembra di perdere la battaglia. Quando ci assegnano i compiti, solo pochi di noi possono farli perché molti non hanno i quaderni. Mi sembra ingiusto, ma cosa possiamo fare?”, spiega Maria*, rifugiata dal Burundi e studentessa della scuola di Isack.

La Tanzania è uno dei 20 Paesi in cui i programmi educativi di Save the Children saranno colpiti, a meno che non vengano garantiti finanziamenti urgenti, a causa di questa decisione di alcuni Governi . Nel 2024 i programmi educativi di Save the Children hanno raggiunto direttamente oltre 7,6 milioni di bambini in 60 Paesi, compresi quelli costretti ad affrontare conflitti, cambiamenti climatici e altre crisi.

Sabera*, 14 anni, è una degli oltre un milione di rifugiati Rohingya che vivono nei campi sovraffollati di Cox's Bazar, in Bangladesh, da quando è fuggita con la sua famiglia dalle violenze in Myanmar nel 2017. Il centro di apprendimento sostenuto da Save the Children che frequentava è stato chiuso in seguito ai tagli che hanno colpito l'educazione di oltre 2.400 bambini nei campi di Cox's Bazar e nelle comunità ospitanti.

“Mi piaceva studiare e imparare nelle mie lezioni – racconta Sabera* - All'improvviso ho saputo che il centro di apprendimento avrebbe chiuso e ho sentito che qualcuno mi avrebbe strappato la libertà e la felicità. Pensavo che al termine di questo anno sarei stata ammessa alla classe successiva, che mi avrebbe aperto un mondo completamente nuovo, ma quel sogno ora è svanito”.

Nella Repubblica Democratica del Congo, oltre 21.300 bambini nel Sud Kivu, devastato dalla guerra, non hanno più accesso al materiale didattico e i loro insegnanti non posso più formarsi. Nel campo di Al Hol, in Siria, la chiusura dei due spazi di apprendimento temporanei di Save the Children ha strappato luoghi sicuri per l'educazione e servizi di salute mentale a 640 bambini che convivono già con la minaccia del lavoro minorile e della violenza.

In tutto il settore, solo 7,2 milioni di dollari potrebbero rimanere a disposizione rispetto a più di un miliardo di dollari di finanziamenti statunitensi per l'educazione globale[1], mentre i tagli del Regno Unito potrebbero causare un calo di almeno il 73% in termini reali dei finanziamenti all'educazione rispetto ai livelli del 2019, secondo l'analisi di Save the Children.

“Ogni bambino ha diritto all'educazione e questi tagli ai finanziamenti educazione minacciano di privarci di uno degli strumenti più potenti che abbiamo per trasformare la vita dei bambini – ha dichiarato Susan Nicolai, direttrice di Save the Children International per l'educazione - Nei contesti di crisi, sempre più bambini hanno bisogno di aiuti salvavita e l'educazione nei contesti di emergenza è davvero un salvavita. Protegge i bambini in uno spazio sicuro e dà loro un senso di stabilità, oltre a fornire nozioni vitali come la sicurezza di fronte a bombe inesplose o la prevenzione della diffusione di malattie”.

“Gli aiuti internazionali significano speranza, pace e creazione di percorsi per un futuro migliore e l'educazione è il simbolo di un investimento che dà i suoi frutti nel lungo termine. È l’inizio di un processo di apprendimento che non riguarda solo i bambini interessati dal singolo intervento, ma che avrà impatto sulle generazioni future, in cui ogni battuta d’arresto si ripercuoterà sulle famiglie e la comunità per gli anni a venire.”

Secondo i dati della Banca Mondiale[2], oggi quasi 400 milioni di bambini in età scolare - ovvero circa la metà dei bambini in età scolare - non sanno leggere o scrivere e più della metà di tutti i bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni non ha accesso alla scuola materna.

In alcuni contesti umanitari e di conflitto, dove Save the Children è spesso l'unico fornitore di servizi educativi, la situazione è ancora peggiore. I bambini nei campi profughi e di sfollamento non perderanno solo l'educazione scolastica, ma anche supporti fondamentali come cibo, servizi di salute mentale e spazi sicuri. Bambini, genitori e operatori ci hanno ripetuto più volte che l'educazione è una priorità assoluta, anche in caso di crisi[3].

Save the Children chiede ai leader mondiali, ai partner e a tutti i donatori di investire finanziariamente nei bambini e nel loro futuro. Le conseguenze dei tagli sul settore umanitario e degli aiuti saranno importanti e sostanziali, ma l’Organizzazione è impegnata a lavorare con i leader mondiali, le istituzioni e la società civile per riformare il sistema e contribuire a creare un apparato di finanziamento globale più equo e stabile per assistere le persone più vulnerabili.

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