Tutela dei minori, certificato penale: Save the Children, sia obbligatorio per tutto il personale in servizio che ha rapporti diretti con i minori, inclusi i volontari.

L’organizzazione propone inoltre a tutti gli enti/associazioni/istituzioni a contatto con minori l’adozione di linee di condotta e procedure specifiche di tutela.


Secondo una ricerca di Save the Children per il 94% dei genitori italiani i figli sono potenzialmente esposti alla minaccia di comportamenti abusanti o inopportuni degli adulti nei luoghi frequentati abitualmente, 1 minore su 3 a conoscenza di episodi più o meno gravi subiti da coetanei 


Save the Children accoglie con favore l’entrata in vigore oggi della legge che attua la direttiva 2011/93/Ue per il  contrasto degli abusi sessuali sui minori, ma chiede che essa sia adottata per tutto il personale in servizio e non solo per i nuovi assunti e che sia estesa anche ai volontari. L’organizzazione auspica inoltre che questo sia solo un primo passo verso l’adozione, da parte di tutti quegli enti/associazioni/istituzioni che operano a contatto con bambini e adolescenti, di linee di condotta e procedure specifiche per la tutela dei minori, vincolanti per tutti.

Save the Children esprime rammarico per il fatto che una misura così importante sia stata assunta senza avere preventivamente definito un sistema chiaro di procedure di attuazione, creando confusione ed incertezze. Vi è stato infatti un periodo di tempo significativo prima dell’adozione della direttiva che si sarebbe potuto utilmente impiegare nella predisposizione di strumenti e linee operative per una attuazione della norma semplice, senza appesantimenti burocratici e costi amministrativi.

Oggi Save the Children richiede che siano date al più presto indicazioni  chiare, affinché la nuova normativa sia concretamente applicabile e sostenibile, eventualmente in modo graduale e progressivo, senza, tuttavia, svilirne il significato escludendo dal campo di applicazione tutti gli operatori già in servizio e i volontari. Appare chiaro, infatti, che, dal punto di vista della protezione dei minori, tale limitazione rischia di far perdere significato all’intero provvedimento.

In particolare chiede che:

  • sia chiarito come il datore di lavoro possa essere certo nel tempo che non ci siano variazioni nel casellario giudiziale;
  • questo certificato rientri nelle tipologie di quelli esenti da bollo.

“E’ un passo importante per la protezione dei minori nei loro ambienti di vita l’obbligo per chi assume una persona chiamata a lavorare a contatto con i minori di richiedere un certificato penale. Il provvedimento infatti va a impattare su un problema vero, quello dei tanti, troppi adulti che, esercitando una funzione educativa,  abusano delle fiducia incondizionata che spesso i minori ripongono in loro, con danni talvolta gravissimi”, commenta Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia, l’organizzazione internazionale indipendente dedicata dal 1919 a salvare i bambini e a promuovere i loro diritti.


Ma la verifica del certificato penale non può rappresentare l’unico strumento di prevenzione.

“E’ necessario che Parlamento e Governo considerino questo come il primo passo per dotare il nostro Paese di un sistema specifico di protezione dei minori dal rischio di abusi e di comportamenti inappropriati nei luoghi che maggiormente frequentano, come le scuole, i centri sportivi, gli oratori, etc.”, ha dichiarato ancora il Direttore Generale Save the Children Italia.

“Save the Children ha adottato in tutte le sue attività un sistema di protezione integrato - Adulti a Posto – che consiste in linee guida e in un codice di condotta e autocertificazione che deve essere sottoscritto sia da tutto lo staff dell’organizzazione che dai partner e che consente di segnalare prontamente a referenti certi e preparati anche il sospetto di una violazione più o meno grave che metta a rischio l’integrità o la salute psico-fisica di bambini e adolescenti. Save the Children ha quindi lanciato pubblicamente l’iniziativa, proponendo a tutti gli attori pubblici e privati che operano con i bambini sul territorio nazionale di adottare un sistema analogo, affinché si affronti concretamente e preventivamente il rischio di abusi e violenze. Un rischio che esiste,  come dimostrano i dati della ricerca realizzata a fine ottobre scorso da Ipsos per Save the Children in tutti gli ambienti organizzati frequentati dai minori al di fuori delle mura domestiche.”, spiega Valerio Neri.

Ad oggi hanno aderito alla campagna fra gli altri Caritas, Centro Sportivo Italiano, Unione Italiana Sport per Tutti, Campi Avventura.

La quasi totalità dei genitori italiani (94%) – rileva la ricerca “Tutela dei minori nei luoghi frequentati con regolarità, siamo in grado di garantirla?” - è consapevole che i figli sono esposti alla minaccia di comportamenti abusanti o inopportuni degli adulti nei luoghi frequentati abitualmente, e solo il 23% ritiene che i propri figli siano completamente tutelati, il 16% è convinto che di fatto la tutela sia insufficiente o totalmente assente. Per i genitori, i luoghi maggiormente a rischio sono i centri sportivi (43%, dato che si assesta al 40% per i ragazzi), seguiti da oratori e parrocchie (39%, contro il 29% per i ragazzi), e dalla scuola (38%, che diventa 31% per i minori), ma anche gli altri contesti come centri aggregativi, ludico-ricreativi e associativi sono considerati come luoghi potenzialmente non sicuri da questo punto di vista. Una percezione purtroppo confermata dai 1 adolescente su 3 (36%), che dichiara di avere coetanei che hanno subito episodi di questo tipo da parte di adulti almeno qualche volta, o addirittura spesso (7%), mentre per 1 adolescente su 2 la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati rappresenta un rischio reale negli ambienti che frequentano abitualmente.

La carenza o l’assenza totale di un sistema di tutela emerge chiaramente nei luoghi maggiormente frequentati dai ragazzi, a partire dalla scuola, dove secondo il 43% dei genitori e il 57% dei ragazzi una policy non esiste, ma peggio va ai luoghi dello sport organizzato  (rispettivamente 75% e 73%), ad oratori e parrocchie (84% e 87%), e ai vari centri ludico-ricreativi (91% e 90%). Ancora più significativo il fatto che 1/3 di genitori e ragazzi dichiara non di non sapere dell’esistenza di un sistema di tutela in nessuno di questi luoghi, cosa che potrebbe implicare sia la sua inesistenza che la sua inefficacia. 

La ricerca IPSOS per Save the Children  “Tutela dei minori nei luoghi frequentati con regolarità, siamo in grado di garantirla?”, insieme alla Policy e alle Procedure di Segnalazione e di Risposta di Save the Children sono disponibili sul sito alla pagina:

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1  La ricerca è stata realizzata da Ipsos su un campione nazionale rappresentativo di genitori con figli minori e di adolescenti di età compresa tra i 13 e i 18 anni, nel periodo che va dal 23 al 30 ottobre.