10 consigli per creare un ambiente attivo in classe
Francesco Alesi per Save the Children
Come stabilito dall'articolo 3 della Costituzione, che garantisce pari dignità sociale e uguaglianza di trattamento davanti alla legge, la scuola dovrebbe ridurre le disuguaglianze, rappresentando un luogo in cui offrire a studenti e studentesse gli strumenti necessari per comprendere il mondo, in particolare a chi vive in situazioni di povertà, instabilità o difficoltà relazionali.
Tuttavia, non sempre la scuola riesce a creare un ambiente attivo e inclusivo. Cosa può fare quindi un docente per creare un sistema scolastico inclusivo? In questo articolo trovate 10 consigli pratici per creare un ambiente attivo in classe.
Scuola inclusiva: il ruolo dell’insegnante
Per creare una didattica veramente inclusiva, il ruolo dell'insegnante deve evolvere da semplice trasmettitore di conoscenze a facilitatore di un ambiente di apprendimento positivo. È importante chiedersi perché alcuni studenti non apprendono e considerare fattori esterni, come il contesto sociale e familiare, che possono ostacolare l'apprendimento. Bambini provenienti da situazioni difficili spesso portano con sé "uno zaino pesante" di difficoltà.
Secondo la teoria della modificabilità cognitiva, un ambiente educativo stimolante può ridurre questi ostacoli. Si distingue tra un ambiente attivo, che promuove l'apprendimento, e uno passivo, che si limita a riconoscere le difficoltà senza intervenire. L'insegnante ha il compito di creare un ambiente attivo che offra opportunità di apprendimento, contribuendo così non solo alla crescita intellettuale, ma anche a quella personale degli studenti, trasformando la loro percezione di sé e del mondo.
10 consigli per un ambiente attivo in classe
Ecco dieci consigli pratici e originali per i docenti che vogliono rendere la classe un vero ambiente attivo modificante, ribaltando il paradigma di potere di chi insegna e chi impara:
- Rotazione dei ruoli in classe: ogni settimana assegnate ai vostri studenti ruoli differenti all'interno della classe (ad esempio, “facilitatore del gruppo,” “cronista,” “gestore del materiale”). Questo non solo responsabilizza, ma permette di valorizzare le abilità nascoste e fa sì che tutti possano sperimentare vari compiti in modo attivo e coinvolgente.
- Usare il "Learning by Teaching": chiedere agli studenti di preparare brevi presentazioni su temi specifici, a cui sono particolarmente interessati, da spiegare ai compagni. Questo metodo favorisce la loro comprensione del contenuto e li rende partecipi del processo di apprendimento, aumentando l’autostima e il senso di responsabilità.
- Organizzare una zona chill per la regolazione emotiva: creare un piccolo spazio tranquillo dove gli studenti possano andare per brevi momenti quando si sentono sopraffatti o frustrati. Dotare lo spazio con libri illustrati, cuscini, matite colorate o strumenti antistress: questo insegna loro a prendere un momento di pausa in modo costruttivo.
- Usare una cassetta dei feedback: mettete una cassetta per i commenti anonimi in cui gli studenti possono lasciare suggerimenti o indicare eventuali difficoltà. Vi permette di avere feedback onesti, per poter modificare l'approccio o risolvere problemi che magari non emergerebbero apertamente in classe.
- Introdurre il "dialogo silenzioso" su argomenti complessi o emotivamente coinvolgenti: invece di discutere argomenti complessi in modo tradizionale, potreste usare il “dialogo silenzioso”: distribuisci dei fogli su cui gli studenti possono scrivere le loro opinioni e domande. I compagni rispondono scrivendo sui fogli e creando una conversazione scritta che dà a tutti il tempo di riflettere e rispondere.
- Coinvolgere la tecnologia: includere strumenti digitali come quiz interattivi, app di apprendimento visivo o giochi educativi online. Ad esempio, usa app come Kahoot o Padlet per le verifiche, per raccogliere idee o per fare brainstorming. La tecnologia aumenta l’interesse e permette modalità d’interazione alternative e più creative.
- Incoraggiare la "Riflessione Attiva" con le carte della riflessione: preparate delle carte con domande come “Cosa ho imparato oggi?”, “Qual è stata la mia sfida più grande?”, “Come posso migliorare?” e distribuitele alla fine delle lezioni. Fate scrivere agli studenti le loro risposte o discutili in gruppo: questo li abitua a riflettere sul proprio percorso di apprendimento e a definire obiettivi di crescita personale.
- Applicare l’"autovalutazione e la co-valutazione" nei lavori di gruppo: dopo un lavoro di gruppo, lasciate che ogni membro si auto-valuti e poi fornisca una valutazione dei compagni. Questa pratica stimola l’autoconsapevolezza, la responsabilità e promuove una riflessione condivisa sulla collaborazione.
- Proponi esperienze didattiche outdoor: portate gli studenti fuori dall’aula per attività che integrino teoria e pratica. Un’uscita al mercato per le lezioni di economia, un parco per scienze naturali o un museo d’arte per educazione visiva rende la didattica più reale e multidimensionale. Dei privilegi di questo metodo, ne parliamo anche nell'articolo Outdoor education: che cosa si intende con educazione all’aperto e quali i benefici.
- Usa il metodo del "caffè pedagogico": organizzare incontri informali in cui ragazze e ragazzi, magari divisi in piccoli gruppi, possono parlare liberamente di argomenti o progetti, come se fossero in un “caffè” di discussione. Dai a ogni gruppo un foglio su cui scrivere le idee emerse, e poi fai ruotare i gruppi per commentare e aggiungere ai contributi dei compagni. Questo stimola la riflessione collettiva e il confronto costruttivo.
Per conoscere i percorsi di formazione e accompagnamento per sostenere l’impegno dei docenti, visita la pagina in cui abbiamo raccolte diverse risorse e spunti:
Il paradosso dell’inclusione escludente: di cosa si tratta
Fin dalle sue origini, il sistema scolastico italiano ha promosso una separazione sociale. Un esempio sono state le classi differenziali che escludevano chi presentava differenze fisiche, linguistiche o culturali. Anche se queste classi sono state abolite negli anni '70, oggi persistono dinamiche di esclusione, soprattutto nelle scuole delle periferie. Qui, gli studenti che non si conformano ai comportamenti standardizzati, come il silenzio e l'ordine, continuano a sentirsi emarginati. Questo fenomeno è noto come "inclusione escludente": si permette l'accesso, ma non si fa nulla per garantire il benessere di tutti.
Seguendo i 10 consigli descritti sopra e prendendo le distanze dal paradosso di “inclusione escludente”, il docente può abbandonare il centro della scena, diventando facilitatore sia nella costruzione della conoscenza, sia nella costruzione della comunità di convivenza e di apprendimento. Ciò permette a studenti e studentesse di ritrovare nella scuola un luogo di inclusione che offre la possibilità di far emergere le loro passioni in un ambiente attivo e alla pari.