Diciamo stop alla pedopornografia on line
Sono centinaia di migliaia le immagini e i video pedopornografici che viaggiano sulla rete. Un’enorme e continua violenza senza confini verso bambini, bambine e adolescenti. Non solo la fruizione, ma anche la produzione del materiale pedopornografico è sempre più alla portata di tutti, basta un semplice cellulare o una video camera.
I video e le foto sono acquistati in siti commerciali di vari paesi. Ma la gran parte del materiale si muove soprattutto nei circuiti informali e non commerciali, come le chat, i forum, i servizi di file-sharing, dove gli abusanti condividono non solo il materiale, ma anche le loro esperienze, si scambiano informazioni e talvolta vivono in gruppo l’esperienza di abuso a distanza. Chi sono gli abusanti? Un’indagine [1] ha provato a farne l’identikit in Italia: maschi (92%), di fasce di età prevalenti 31-40 anni (25%) e 41-50 (26%). Il 30% ha una relazione sentimentale stabile e convive con il partner e il 14% anche con i figli. Dal punto di vista lavorativo, a prevalere sono liberi professionisti ed anche persone che operano a contatto con minori. Il 51% ha il diploma liceale e il 10% è laureato. E chi sono le vittime? Spesso le vittime vivono nel contesto dell’abusante (anche nella stessa famiglia) ma possono anche essere bambini di altre parti del mondo. Secondo i più recenti dati della rete Inhope [2], il 70% delle vittime presenti nelle immagini e nei video è di sesso femminile. Confrontando i dati negli anni, si rileva un graduale abbassamento dell’età media: il 71% ha meno di 10 anni e il 6% è nella prima infanzia. Stiamo rischiando di abituarci a tutto questo, come inevitabile “danno collaterale” della avanzata di Internet? Una ricerca dell’Università di Cambridge [3] qualche anno fa mise a confronto il tempo di reazione di fronte alla scoperta di un sito che pratica operazioni bancarie illegali rispetto ad uno pedopornografico: la rimozione dei siti sulle operazioni bancarie avveniva entro 4 ore e mezzo, mentre per i siti pedopornografici se ne impiegavano 719. Insomma, reprimere una truffa finanziaria era un intervento molto più immediato, rispetto a quello su una violenza perpetrata su un bambino. Ora i tempi di reazione saranno migliorati, non siamo all’anno zero, ma ancora oggi la disponibilità di mezzi è troppo limitata per un fenomeno di queste dimensioni. È a questo scopo che dal 2002 esiste – oggi rinnovata e integrata – la hotline di Save the Children, www.stop-it.it. È possibile raggiungere la hotline anche attraverso il sito www.generazioniconnesse.it il portale del progetto europeo guidato dal Ministero dell’Istruzione al quale partecipano, con Save the Children, le principali istituzioni e organizzazioni attive su questo tema. Attraverso la hotline ciascuno di noi può facilmente segnalare il materiale pedopornografico che ha visto in rete. Tutte le segnalazioni raccolte vengono trasmesse al Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia su Internet, istituito presso il servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni, nel rispetto della privacy del segnalante, come previsto dalla legge.
È importante ricordare che stop-it va utilizzato solo da chi casualmente, navigando on line, si imbatte in questo tipo di immagini o video, mentre invece nessuno deve attivarsi spontaneamente per cercare questi siti, perché ci si troverebbe in ogni caso a compiere un reato. Ciò che invece tutti noi possiamo fare è diffondere la conoscenza di www.stop-it.it presso i nostri contatti, in modo che si diffonda la conoscenza di questo strumento e se ne faccia uso, se e quando c’è bisogno, senza limitarsi a chiudere il collegamento e il sito pedopornografico con il quale siamo venuti nostro malgrado a contatto, ma contribuendo, con una segnalazione, a combattere questo crimine. [1] Centro Nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete internet (CNCPO) – Gli autori di realto (dati 2006-2011), profilo socio-psicologico del pedofilo on line italiano [2] I dati fanno riferimento al 2011 e sono contenuti nel rapporto annuale della rete Inhope, costituita da 41 Hotline operanti in 36 Paesi. www.inhope.org [3] The impact of incentives on notice and take-down, Moore and Clayton 2008