I minori e le mafie in Italia
Il 17 marzo, in un agguato di mafia nei pressi di Taranto, 3 persone hanno perso la vita, una di loro era un bambino di 3 anni. Questo triste fatto di cronaca ci riporta a un dato drammatico: in Italia sono circa 700 mila i minori che vivono in uno dei 178 comuni sciolti almeno una volta per mafia negli ultimi 20 anni: comuni (e minori) dislocati nella stragrande maggioranza in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, con alcune propaggini nel Lazio e in alcune regioni del Nord (Liguria e Piemonte). Secondo i dati dell'Atlante dell'Infanzia del 2012, tre quarti della popolazione complessiva del Mezzogiorno vive in 610 comuni con indicatori manifesti di alta densità criminale. Crescere in un territorio ad alta densità mafiosa significa dover fare i conti fin da subito con un sistema economico, politico e sociale, profondamente alterato dalle sue fondamenta. La criminalità organizzata si insidia nel cuore del sistema economico e finanziario legale, distorce le regole del mercato e della concorrenza, condiziona l’attività della pubblica amministrazione, il sistema degli appalti pubblici, la capacità del territorio di attrarre investimenti. Genera usura, estorsioni, pizzo, a danno delle famiglie. Crea un’“economia parallela” che sottrae risorse umane e finanziarie e all’economia legale impedendone lo sviluppo: la conseguenza è che l’illegalità è riconosciuta come unica fonte possibile di reddito, in un circuito vizioso in cui “la bassa crescita dell’economia legale genera, a sua volta, sottoccupazione o disoccupazione che spingono il capitale umano - tra cui molti giovani - ad allontanarsi negli ambiti di attività dell’economia illegale”.
I minori dunque, oltre a rischiare di essere vittime innocenti di agguati o regolamenti di conti mafiosi, rappresentano un potenziale serbatoio, un vero e proprio “vivaio” dal quale la criminalità organizzata può attingere.
Per rendersi conto della veridicità di una tale affermazione, basta pensare che dall'1 gennaio 2010 al 31 marzo 2011, 128 minori/giovani adulti erano stati denunciati per reati associativi - 51 per associazione a delinquere, 12 per associazione di tipo mafioso, 72 per traffico di stupefacenti - nella maggior parte dei casi di nazionalità italiana, di genere maschile, residenti nel Sud e nelle isole. Oltre ai minori direttamente coinvolti a diversi livelli nell’attività criminale, preoccupa il fenomeno dei cosiddetti “ragazzi alone”, che pur non essendo imputati, né appartenendo a famiglie mafiose, “sono lambiti dall’alone mafioso”. Ragazzi che vivono un’adesione immaginaria e simbolica alla mafia, “una sorta di affinità elettiva, che li rende pronti a mettersi a servizio e a compiacere famiglie mafiose, al fine di essere beneficiati un giorno da un accoglimento nella famiglia d'onore. Di seguito la mappa dell'Atlante dell'Infanzia 2012 che evidenzia dove si trovano i comuni sciolti per mafia in Italia. In contesti del genere diventano importantissimi la scuola e in generale i luoghi di aggregazione sociale ed educativi, attraverso cui promuovere una cultura dell' antimafia sociale che possa contribuire a togliere il consenso alle mafie.