Esposizione agli schermi e cibi ultra-processati: nuove dipendenze nell’infanzia

Gianfranco Ferraro per Save the Children

Come sottolinea il Piano Nazionale della Prevenzione 2022-2025, durante la gravidanza e nei primi anni di vita dei bambini e bambine, è importante ridurre l’esposizione a fattori di rischio per la salute. In questo modo è possibile prevenire alcuni esiti di salute negativi, e promuovere il benessere di bambine e bambini, sin dai primi 1000 giorni.

Dipendenze nei primi 1000 giorni

Uno dei fenomeni che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta prendendo maggiormente in considerazione negli anni più recenti, per quanto riguarda i fattori di rischio per la salute di bambine e bambini, riguarda lo sviluppo precoce, cioè, già dai primi 1000 giorni, di dipendenze alimentari e cognitive potenzialmente pericolose per il loro benessere e con conseguenze che impattano sulla loro futura vita adulta. Questo articolo, che si basa su diversi contributi forniti da persone esperte sul tema, cerca di introdurre qualche riflessione su alcuni fattori cruciali per la cura nei primi mille giorni e sullo sviluppo delle dipendenze nell’infanzia, in particolare delle dipendenze dai cibi ultra-processati e dall’esposizione agli schermi.

Dipendenze nell’infanzia: esposizione agli schermi

La prima dipendenza che viene presa in considerazione è quella derivante dall’esposizione a schermi e dispositivi retroilluminati, i cui effetti sono simili a quelli provocati dal consumo di sostanze stupefacenti negli adulti, attivando simili meccanismi compensativi e/o consolatori.

Ma quali sono gli effetti di un’esposizione agli schermi non controllata e prolungata su bambine e bambine tra 0 e 2 anni? Gli effetti dell’esposizione precoce possono comportare disturbi comportamentali e dell'apprendimento, stati di frustrazione, alterazioni del ritmo sonno-veglia, ritardo nello sviluppo del linguaggio, irritabilità e riduzione della capacità di autocontrollo nel momento dell’allontanamento del dispositivo. La dipendenza dagli schermi deriva da un’alterazione dei circuiti dopaminergici, cioè, da una modificazione del funzionamento del sistema nervoso, e da una iper produzione di un noto neurotrasmettitore, la dopamina.

Questa condizione può svilupparsi precocemente, a causa di un’esposizione significativa agli schermi già dai primissimi mesi di vita. Stando alle ultime rilevazioni della Sorveglianza Bambine/i 0-2 anni dell’Istituto Superiore di Sanità [1], l’esposizione precoce a dispositivi elettronici e schermi retroilluminati riguarda oltre il 22% di bambine e bambini tra 2 e 5 mesi di vita, con un aumento fino al 58% tra bambine e bambini di età compresa tra 11 e 15 mesi. Queste percentuali variano in maniera significativa da regione a regione, per durata di esposizione, ma restano preoccupanti, specialmente per i possibili effetti negativi sullo sviluppo.

Dipendenze nell’infanzia: i cibi ultra-processati

L’altra dipendenza che può svilupparsi molto precocemente, fin dalla primissima infanzia è quella dai cosiddetti cibi ultra-processati, dall’inglese ultra-processed-food (UPF). Ma cosa sono i cibi ultra-processati?

Sono degli alimenti eccessivamente lavorati, con una vasta e complessa lista di ingredienti, caratterizzati da un’alta concentrazione di zuccheri raffinati, grassi saturi, sale e conservanti. Per fare ulteriore chiarezza, ecco un elenco, non esaustivo, di alcuni cibi ultra-processati facilmente accessibili, in quanto poco costosi, e spesso utilizzati nell’alimentazione di bambine e bambini, anche molto piccoli:

  • Formule sostitutive per lattanti, cosiddetti “latti artificiali” di proseguimento, particolarmente ricchi di conservanti o zuccheri [3],
  • patatine in busta,
  • caramelle,
  • merendine confezionate,
  • prodotti in scatola ad alto contenuto di sale,
  • prodotti dolci conservati.

Più in generale, gli alimenti ultra-processati sono prodotti industriali pronti al consumo, creati partendo da sostanze e alimenti già trattati, con l’aggiunta di sale, conservati e additivi.

Mangiare con gioia e gusto è un diritto. E dobbiamo cominciare a tutelarlo fin dai primi giorni di vita.

Come vengono classificati gli alimenti?

La classificazione degli alimenti, secondo il sistema Nova venne proposta negli anni 90 dall’epidemiologo brasiliano Carlos Monteiro. La sua peculiarità è quella di porre al centro della classificazione il processo trasformativo del cibo, in base a 4 livelli progressivi di complessità del processo:

  1. NOVA1, alimenti non trasformati o trasformati poco, parti commestibili di piante o animali prese direttamente dalla natura o minimamente modificate/conservate,
  2. NOVA2, ingredienti come sale, olio, zucchero o amido, che sono prodotti dalla trasformazione di alimenti del gruppo NOVA1,
  3. NOVA3, alimenti trasformati, come pane, verdure surgelate o in scatola, salumi, e altro cibo ottenuto combinando alimenti NOVA1 e NOVA2,
  4. NOVA4, alimenti ultra-processati (UPF), ovvero prodotti industriali pronti al consumo che sono realizzati principalmente o interamente da sostanze derivate da alimenti e additivi, con poco o nessun alimento intatto del gruppo NOVA 1.

Gli istituti di salute pubblica europei, quindi, hanno cominciato ad occuparsi di UPF perché le abitudini di consumo di questa tipologia di alimenti, anche se in modo non omogeneo, è molto rilevante, e lo è, particolarmente, presso gruppi di popolazione a basso reddito, con basso livello di istruzione, e residenti in contesti urbani, con minori opzioni di accesso a cibo minimamente processato.

Infatti, una delle caratteristiche degli UPF è proprio la sostenibilità economica del loro consumo: prezzi bassi e lunghi periodi di conservazione. In questa dinamica, gli interessi dell’industria della trasformazione alimentare sono opposti a quelli della salute pubblica. Infatti, mentre per l’industria, la produzione di UPF è altamente redditizia per margini di profitto, lunga durata di conservazione, vantaggi competitivi dovuti al branding, facilità di innovazione di prodotto e marketing, per la salute pubblica gli UPF sono qualcosa di dannoso. In prima istanza perché generano dipendenza, esattamente con lo stesso meccanismo (anche se in gradi diversi) con cui generano dipendenza caffè, nicotina e droghe perché sono direttamente correlati alla mobilitazione di sostanze dopaminergiche nel cervello. In secondo luogo, gli UPF, secondo l’OMS hanno un’incidenza diretta nell’insorgenza di obesità, patologie cardiovascolari, diabete, e diverse tipologie di cancro.

Mangiare non è solo mettere a tacere la fame. È un percorso di apprendimento e di educazione alla salute che va vissuto con pazienza, giocando con i gusti, i sapori e le contaminazioni. Imparando come si può trasformare un alimento con semplicità e senza costi aggiuntivi.

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Note:

[1] EpiCentro ISS - Piano nazionale di prevenzione vaccinale (PNPV) 2023-2025,

[2] EpiCentro ISS - Indagine 2022: esposizione a schermi,

[3] Dunford, E. K., & Popkin, B. M. (2023). Ultra-processed food for infants and toddlers; dynamics of supply and demand. Bulletin of the World Health Organization, 101(5), 358.

Riferimenti:

Alberto Perra, Alimentazione e impatto degli alimenti ultra-processati (UPF) sulla salute di mamme, papà e bambine/i, in “La promozione della salute nei primi 1000 giorni: dalla salute materno fetale alla Nurturing Care per lo sviluppo infantile precoce”. Bari, settembre 2024.

Angela Giusti, Alberto Perra, Annachiara Di Nolfi, La promozione della salute nei primi 1000 giorni. Dove tutto ha inizio. Torino, febbraio 2025.

Istituto Superiore di Sanità, Sorveglianza bambini 0-2 anni. Sintesi dei risultati 2022, Roma 2023.

Calcaterra V, Cena H, Rossi V, Santero S, Bianchi A, Zuccotti G., Ultra-Processed Food, Reward System and Childhood Obesity. Basel, 2023 Apr 29.

Cummings JR, Lipsky LM, Schwedhelm C, Liu A, Nansel TR. Associations of ultra-processed food intake with maternal weight change and cardiometabolic health and infant growth. Int J Behav Nutr Phys Act. 2022 May 26.

Lucangeli D., Vicari S., Psicologia dello sviluppo, Mondadori, 2019.

Relvas GRB, Buccini GDS, Venancio SI. Ultra-processed food consumption among infants in primary health care in a city of the metropolitan region of São Paulo, Brazil. J Pediatr (Rio J), 2019.
 

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