Voci dal campo: “Ogni giorno consolo madri che perdono i figli a causa della siccità”
Pubblichiamo oggi la testimonianza del collega Mowlid Mudan, Communication Manager per Save the Children in Somalia, il paese che, insieme a Etiopia e Kenya, è attualmente colpito da una gravissima siccità.
“Ho lavorato per Save the Children in Somalia negli ultimi cinque anni, viaggiando regolarmente nel paese per aiutare le comunità locali.
Ogni anno arrivavano le piogge che i villaggi che visitavo erano verdi e la vegetazione rigogliosa. Il bestiame era in salute, i bambini erano nutriti e stavano bene. Oggi, però, tutto quello che riesco a vedere è terra secca, carcasse di animali morti e bambini sofferenti. Dall’inizio di Febbraio, la siccità in Somalia si è trasformata in una situazione catastrofica e la vita di centinaia di minori è a rischio.
La mia paura è che il peggio debba ancora arrivare.
In Somalia ci sono due tipi di persone. Quelli che vivono nelle comunità cittadine e che hanno diverse capacità e strumenti per gestire situazioni come queste e poi ci sono le comunità pastorali, che rappresentano il 60% della popolazione e che sopravvivono grazie ai capi di bestiame. Per queste persone, questa siccità rappresenta una vera e propria apocalisse: al momento tre quarti degli animali nel Paese sono morti.
La carestia del 2011 nell’Africa Orientale ha causato la morte di più di 250.000 persone, una gran parte concentrata proprio in Somalia. Tuttavia, i pastori potevano ancora trovare pascoli per i propri allevamenti viaggiando a lungo nel Paese. All’epoca, i confini della siccità erano valicabili.
Questa volta però, l’area colpita da siccità è troppo grande. Si tratta dell’interno Corno d’Africa e di circa 15 milioni di persone che stanno affrontando la carenza di cibo e la mancanza di acqua in Etiopia, Kenya e Somalia.
Ogni giorno ascolto le storie dei pastori. Ogni giorno consolo madri che hanno perso i propri figli a causa della siccità. Incontro padri di famiglia che si sono spostati con le proprie mandrie per centinaia di chilometri alla disperata ricerca di pascoli. E infine i bambini: emaciati, che combattono per la loro vita nelle strutture sanitarie del Paese, troppo deboli per muoversi. Alcuni riescono a riprendersi dando speranza, altri non ce la fanno e muoiono tra le braccia delle madri.
Fare visita a queste comunità continua a spezzarmi il cuore. Sono preoccupato perché non c’è abbastanza attenzione da parte dei media e degli attori internazionali intorno a questa emergenza. Se si continuerà in questo modo, rimarranno da raccontare solo le storie dei bambini che non esistono più”.
Siamo sul campo per contrastare gli effetti di questa terribile crisi attraverso numerosi programmi: stiamo individuando i bambini malnutriti e li stiamo curando in centri sanitari specializzati, dove forniamo cibo terapeutico e medicine. In particolare ci stiamo concentrando sui bambini sotto i 5 anni perché sono meno resistenti alla malnutrizione acuta e più vulnerabili rispetto a malattie come il colera, la malaria e il morbillo.
Stiamo inoltre portando acqua potabile, cibo e mangimi per il bestiame alle comunità più colpite.
Continuiamo a lavorare senza sosta, ma milioni di bambini sono a rischio. Con il tuo aiuto possiamo salvare queste vite.