Chi fa lavorare un bambino gli uccide l’infanzia

La Giornata Internazionale contro il lavoro minorile celebrata il 12 giugno fu indetta dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro nel 2002 per sensibilizzare e porre fine alla diffusione mondiale del lavoro minorile.
Il lavoro minorile fa riferimento al lavoro svolto dai ragazzi di età inferiore ai 15 anni.

Aline, una ragazza di 19 anni, redattrice di UndeRadio, una web radio che da voce a più di 2.000 ragazzi, fa il punto sulla situazione del lavoro minorile nel mondo.

Nel mondo si stima che più di 250 milioni di bambini fanno lavori che gli impediscono di usufruire dei loro diritti fondamentali come il diritto alla vita.

Molti bambini non hanno l’opportunità di giocare e stare a contatto con altri coetanei vivendo la loro infanzia con leggerezza e spensieratezza, poiché hanno la responsabilità e il dovere di mantenere un’intera famiglia, fra questi 120 milioni lavorano tutto il giorno, oltre ciò molti di questi bambini soffrono le peggiori forme di sfruttamento possibile, come lavori realizzati in luoghi pericolosi o in condizioni di schiavitù.  

In molti paesi del mondo i bambini sono considerati “merci” di scambio, “macchine di denaro facile”, schiavi dei loro padroni violenti. È importante sensibilizzare e non arrendersi lottando per un cambiamento per queste piccole creature.  

Il principale obiettivo dell’organizzazione internazionale del lavoro è quello di porre fine al lavoro minorile e per questo è necessario migliorare l’accesso all’educazione.  Chi fa lavorare un bambino gli uccide l’infanzia. 
 

Il lavoro minorile fa parte del circolo vizioso della povertà, il figlio di colui che è stato costretto a lavorare durante la propria infanzia sarà a sua volta un bambino sfruttato e obbligato a lavorare poiché un bambino che lavora non ha la possibilità di investire nello studio e nella sua qualificazione professionale. Dando così vita a un ciclo senza fine.

Spesso i genitori ritengono che ciò che i loro figli potrebbero imparare a scuola sia inutile a causa della loro ignoranza.
Molte nazioni in via di sviluppo stimolano il lavoro minorile creando una popolazione di lavoratori ignoranti, macchine di lavoro privi di istruzione e facili da governare.

In diversi paesi dell’Africa Subsahariana e dell’Asia i padroni di diverse fabbriche preferiscono assumere bambini perché costano meno e perché non sono in grado di opporre resistenza, sfruttando le loro debolezze fisiche. I bambini molto spesso grazie alle loro piccole manine sono più abili in diversi lavori come nella lavorazione dei tappeti.
Uno dei mercati più conosciuti per lo sfruttamento minorile è appunto quello dei tappeti dove i bambini vengono venduti ai padroni dai loro rispettivi genitori in cambio di soldi a causa della disperazione e della fame.

Il mercato più terribile senz’alcun dubbio è quello della prostituzione, dove la maggior parte dei clienti sono occidentali pedofili che viaggiano in questi paesi con un unico obiettivo.  Si stima che il 30% della forza lavoro in Thailandia è costituita da minori e 300.000 sono avviati alla prostituzione. Gli altri paesi coinvolti sono l’India, Le Filippine, il Vietnam, il Pakistan e il Brasile.

In Brasile molti bambini delle periferie più difficili sono obbligati a lavorare per aiutare le loro famiglie, lavorano nelle strade, nei mercati e nei campi.

La sensibilizzazione è la chiave d’oro contro lo sfruttamento minorile e la povertà educativa.
L’istruzione è l’unico strumento che può contrastare questo fenomeno, poiché utile per rompere un ciclo infinito di povertà.
È importante che tutte le persone siano coscienti della gravità di questo fenomeno opponendosi radicalmente. Senza chiudere gli occhi dinanzi queste grandi ingiustizie.

Una delle forme per contrastare questo fenomeno è evitando di comprare prodotti derivati da lavori minorili e denunciando eventuali datori per contrastare la povertà. Dobbiamo poter dare la miglior istruzione ai più poveri solo così riusciremo a contrastare la povertà.


Viviamo in un mondo dove molto spesso manca l’empatia fra le persone, nulla ci sfiora finché non ci tocca in prima persona. Per questo è importante andare oltre, viaggiare in alto, oltre i nostri limiti mentali e geografici. Ognuno di noi è capace di cambiare nel suo piccolo questo sistema malato, evitando marche e prodotti che favoriscono e arricchiscono questo sistema.

Il cambiamento e il futuro sta anche nelle nostre mani.

Chi ha letto questo articolo ha visitato anche