Gaza, Siria, Yemen e la pandemia del coronavirus

Nelle aree più difficili da raggiungere dalle organizzazioni umanitarie in Yemen, nel nord della Siria e a Gaza ci sono meno di 730 ventilatori e 950 posti in terapia intensiva per 15 milioni d bambini e i loro familiari. In queste aree il sistema sanitario rischia di trovarsi fortemente impreparato nell’affrontare la pandemia di coronavirus che sta colpendo il mondo intero.

Gaza, Siria, Yemen  alla prova del coronavirus


La Striscia di Gaza è sottoposta a un blocco da 13 anni, la Siria è appena entrata nel suo decimo anno di conflitto - con forti tensioni che continuano a registrarsi al nord del Paese - e lo Yemen è al suo sesto anno di guerra. In tutte e tre le aree, i sistemi sanitari sono stati fortemente compromessi, in alcuni caso sono già al collasso e non sarebbero in grado di affrontare una pandemia globale

In Siria, al momento, sono confermati 9 casi Covid-19 e un decesso, 9 i casi di positività anche a Gaza, mentre lo Yemen non ne ha ancora dichiarato nessuno.

Ventilatori e terapie intensive

  • Nel nord-ovest della Siria è presente un totale di 153 ventilatori e 148 posti letto in terapia intensiva, a fronte di quasi un milione di sfollati che vivono in aree sovraffollate e di una popolazione di 3 milioni di persone, tra cui 1,5 milioni di bambini. Nella Siria nord-orientale sono meno di 30 i posti in terapia intensiva, solo dieci i ventilatori per agli adulti e un solo ventilatore pediatrico, per una popolazione di 1,3 milioni di persone, di cui la metà sono bambini. Non ci sono tamponi disponibili in tutto il paese. 
  • A Gaza, una delle aree più densamente popolate al mondo, con un'alta percentuale della popolazione che vive nei campi profughi con accesso limitato all'acqua e ad altri servizi di base, per 2 milioni di persone sono a disposizione solo 70 posti letto in terapia intensiva e 62 ventilatori. 
  • In Yemen lo scenario è altrettanto preoccupante. Qui solo la metà degli ospedali è ancora pienamente funzionante e dove sono disponibili 700 posti in terapia intensiva, di cui 60 per bambini, e 500 ventilatori, il tutto per una popolazione di oltre 30 milioni di persone, di cui oltre 12 milioni sono bambini.

Le difficoltà per gli aiuti umanitari


Il sostegno delle organizzazioni umanitarie alle persone in stato di necessità è fondamentale per rallentare la diffusione del Coronavirus in questa fase critica, ma la possibilità di raggiungere i bambini e le loro famiglie è spesso ostacolata da conflitti, restrizioni di movimento e altre problematiche. Misure preventive come il distanziamento sociale e il lavaggio delle mani sono molto complicate se non impossibili in aree sovraffollate come Gaza e nei campi profughi nel nord della Siria. Le fonti d’acqua spesso non sono sicure e si possono verificare carenze d’acqua quotidiane. A Gaza, per esempio, il 96 percento dell'acqua disponibile non è adatta al consumo umano.

A causa della chiusura dei confini internazionali, del blocco dei voli e delle nuove limitazioni ai movimenti, stiamo già affrontando un rallentamento nella nostra risposta umanitaria. In questo contesto gli operatori sul campo devono quindi essere messi in condizione di raggiungere le persone in stato di necessità con gli aiuti umanitari esistenti e distribuire senza alcun impedimento prodotti per l'igiene, carte telefoniche, aiuti economici e condurre sessioni di sensibilizzazione per la prevenzione.

Le nostre richieste

  • Chiediamo al governo di Israele, all'Autorità palestinese e alle autorità de facto di Gaza di assumersi le proprie responsabilità a livello internazionale e garantire il diritto alla salute ai bambini di Gaza e della Cisgiordania, Gerusalemme compresa. Le restrizioni all’entrata di aiuti umanitari e medici a Gaza devono essere revocate e le persone bisognose di cure mediche devono poterne avere accesso.
  • Chiediamo alle parti in conflitto in Siria di osservare un completo cessate il fuoco nel nord-ovest, in modo da garantire l’accesso umanitario senza ostacoli per raggiungere le persone in stato di necessità. 
  • Chiediamo che anche in Yemen, tutte le parti in guerra mettano in atto pienamente il cessate il fuoco recentemente annunciato per aiutare il Paese a prepararsi a un possibile focolaio di Covid-19. 

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